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27/05/2011

Barcellona: manganelli sul movimento 15 M
da Barcellona, Michele Primi

La motivazione ufficiale è sempre la stessa: garantire la sicurezza dell'ordine pubblico. Ma tra le ragioni reali c'è anche la partita del Barcellona di sabato sera. Fatto sta che i Mossos D'Esquadra hanno sgomberato Plaza Catalunya, occupata dal 15 maggio dal movimento degli "indignados". Manfanellate, calci e botte. La risposta della Generalitat alle proteste pacifiche e costruttive del nuovo movimento.

Un gigantesco cartellone pubblicitario marchiato Nike con i colori del F.C. Barcellona domina la piazza fin dal primo giorno, come preannunciando un finale che ora sembra inevitabile. Mercoledì era stato annunciato lo spostamento degli eventuali festeggiamenti nel Paseo San Joan, poi il comune ha cambiato idea. Le ragioni di una protesta civile e creativa cedono di fronte agli interessi di una città in cui tutto, soprattutto la sua squadra di calcio, è diventato un marchio. Il portavoce del governo autonomo Francesc Homs ha parlato di "situazioni potenzialmente pericolose" all'interno della "acampada". In realtà il messaggio che è arrivato da Plaza Catalunya è stato chiarissimo: c'è una generazione capace di chiedere un cambio delle regole della società senza infrangerne nessuna. Il giudizio della città su Plaza Catalunya è stato unanime: una lezione. Nelle notti della protesta gli indignados si sono organizzati per fare arrivare la loro voce ad una classe politica distante, senza disturbare nessun altro. Nelle assemblee le votazioni avvenivano usando il linguaggio dei sordomuti. Migliaia di mani agitate al cielo, in silenzio, per decidere come cambiare il proprio futuro. "Non imitiamo il passato, viviamo il presente, inventiamo il futuro" diceva uno dei cartelli della piazza, appeso vicino a quello che è stato il vero slogan del movimento: "Esto no es un botellòn". Questa non è una festa. I giovani di Barcellona, hanno voluto proporsi come protagonisti reali della vita politica del paese, pieni di idee ed entusiasmo, ma anche di senso di responsabilità. Ogni mattina lasciavano le tende per andare a lavorare o a dare esami all'università, e tornavano la sera a fare i turni in cucina, riciclare i rifiuti, partecipare ai lavori delle commissioni sull'immigrazione, la casa, il diritto allo studio. Dal palco sono arrivati appelli continui ad essere concreti, a non perdersi nell'idealismo, a creare un "pensamiento autonomo", a non bere alcool. In dodici giorni hanno discusso ogni tema sociale e confrontato ogni opinione. Hanno cercato un modo per rendere più forte la protesta coinvolgendo altre classi sociali. Sono riusciti soprattutto ad elaborare una piattaforma concreta di riforme sulla legge elettorale, sui servizi pubblici, sul sistema bancario. Alle 9.30 di questa mattina i Mossos D'Esquadra hanno interrotto questo esperimento di democrazia partecipativa con i managanelli. Il bilancio è di 28 feriti. In poche ore sono state sgomberate le tende, le cucine e tutte le strutture del campo, tra cui un parco giochi per i bambini e una biblioteca. Nel centro di Plaza Catalunya sono rimasti circa duecento ragazzi, circondati dalle forze dell'ordine. Chiedono pile per i megafoni e acqua. Dopo le cariche di questa mattina c'è stata per qualche ora una calma carica di tensione. Poi altre cariche, fumogeni e le famigerate palle di gomma sparate dai Mossos per disperdere la folla. Il Barcellona è arrivato a Londra per giocare la sua partita. Plaza Catalunya vuole ritornare al suo abituale flusso di turisti. Ma la protesta si è spostata nella vicina Ronda San Pere. Alle due del pomeriggio, i feriti sono saliti a 65. E i ragazzi gridano: "Torniamo alla piazza."

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