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02/12/2011

Occupy Tv
di Michele Primi

Il movimento Occupy Wall Street sta rivoluzionando anche il modo di raccontare le proteste, rubando la scena ai grandi network televisivi. La storia di Tim Pool e 'TheOther99'

"The Revolution Will Not Be Televised" cantava nel 1970 il maestro del soul e attivista Gil Scott Heron. Occupy Wall Street (Ows) è soprattutto un movimento mediatico, e mentre cerca di sfuggire alle definizioni dei canali televisivi e alle etichette della Fox News, trova la sua verità in internet.

Da quando è iniziato, il 17 settembre scorso, Ows ha dato vita ad un flusso continuo di immagini in rete. I siti web del movimento funzionano come centro di diffusione delle notizie, archivio delle attività e testimonianza della risposta delle autorità. Incontrollabili, senza filtri e senza giudizi, hanno messo più volte con le spalle al muro il governo, mostrando la verità in diretta.

Un eccellente lavoro sul campo fatto da ragazzi poco più che ventenni, armati di una videocamera digitale o di un telefonino, capaci di essere sempre presenti dove succede qualcosa. Tim Pool, 25 anni, ex regista di video di skateboard, è il simbolo di questa generazione di nativi digitali (secondo una celebre definizione di Wired) che vuole raccontare la sua rivoluzione.

Dopo aver visto in televisione la nascita di Ows e i primi arresti a New York, il 20 settembre Tim
ha preso l'autobus ed arrivato da Newport News, Virginia, con un cellulare da 500 dollari, una batteria a energia solare montata sullo zaino e altre tre batterie Energizer XPal di riserva.

Da allora gestisce insieme a Henry Ferry il livestream www.ustream.tv/TheOther99, che è diventato un punto di riferimento per tutti i sostenitori del movimento. Durante la lunga giornata del 17 novembre, iniziata con l'assalto a Wall Street e finita con la marcia sul ponte di Brooklyn, ha avuto una media di 250.000 contatti, e ha trasmesso in diretta per ventuno ore consecutive.

Quando ha spento la telecamera, ha scoperto di essere diventato l'occhio del movimento. Senza però diventarne una figura di riferimento ufficiale. "Quello che faccio è testimoniare la verità - racconta Tim Pool - Occupy Wall Street si è basato fin dall'inizio sulla trasparenza. I media di sinistra e di destra usano il proprio filtro per raccontare quello che sta succedendo, e creano ognuno un quadro differente della situazione. Ustream invece è senza tagli, semplice e diretto. Io riprendo tutto, anche le azioni sbagliate dei manifestanti".

Il suo linguaggio è perfetto per raccontare una realtà spontanea come quella di Ows: Tim continua a fare brevi commenti per riassumere la situazione, intervista, segue l'azione senza trattenere l'emozione, o la paura quando la risposta della polizia si fa dura, e si muove con una rapidità sorprendente. I media nazionali, con i loro elicotteri e gli anchorman professionisti non sono riusciti a catturare il pubblico con altrettanta efficacia.

In ogni parte d'America, migliaia di cittadini seguono la telecamera di Tim, arrivando ad indirizzarlo via Twitter su dove puntare il suo obiettivo: "Mi hanno definito il videogioco della protesta. L'altra sera un utente mi ha chiesto: puoi andare a salutare Jesse Jackson? E io l'ho fatto".

Ma Ustream non è un gioco. Gli altri livestream del movimento come Global Revolution (http://globalrevolution.tv/) Occupy Wall St Nyc (www.livestream.com/occupywallstnyc) e OccupyNyc (www.livestream.com/occupynyc) si sono più volte collegati con Tim per rimanere 
al centro dell'azione, Reuters e Al Jazeera English hanno ritrasmesso le sue riprese 
e Tim Pool è finito sul Times, su Msnbc e sul New York Times come esempio di un nuovo rivoluzionario modo di fare informazione.

"Credo che il motivo di questo successo è che io non sono un giornalista, e non mi considero tale - dice Tim - sono un attivista al 100 per cento. E credo sia un vantaggio per il movimento avere un media indipendente sul campo. La verità è l'ultima forma di libertà".

L'altra figura dietro a Ustream è invece un trentenne con l'aria da yuppie di Wall Street, che non ha mai usato Twitter, Henry Ferry. Nell'aprile scorso, Ferry è stato licenziato dal suo impiego come direttore vendite di una casa editrice di New York. Il 17 settembre è arrivato a Zuccotti Park e ha deciso di iniziare una raccolta fondi attraverso il sito liberal The Daily Kos. In poche ore ha raccolto 9.000 dollari, che ha subito investito per comprare cavi, batterie e memory card per il media team del movimento. Quattro giorni dopo ha ripreso con il suo iPhone i primi arresti a Zuccotti, quelli che hanno ispirato Tim Pool ad arrivare a New York.

Tim e Henry si sono incontrati per caso, e hanno trovato un nome per il loro canale: The Other 99%. Oggi hanno una sede in un piccolo ufficio a Soho dove lavorano altri due volontari, Will McLeod e Alec Pominchowski, e si mantengono attraverso le donazioni dei cittadini. Con l'ultima, 
(di 500 dollari) hanno intenzione di comprare un minielicottero con una webcam 
per fare le riprese aeree.

Tim Pool invece sta cercando finanziamenti per un progetto chiamato The Occumentary, con cui vuole viaggiare attraverso gli Stati Uniti, in livestream continuo, per riprendere tutte le occupazioni del Paese. "Bisogna arrivare per primi - dice - nell'era di Twitter l'importante è essere presenti, e basarsi solo sui fatti accertati in prima persona". The revolution will be livestreamed.

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