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Venerdì, 09 dicembre

Dove Eravate Quando Hanno Crocifisso il Mio Signore?
di Chris Hedges
Traduzione di Antonella Sacco

Questa è la versione integrale del discorso tenuto sabato mattina da Chris Hedges in Liberty Square a New York City quale parte di un appello rivolto alla Trinity Church affinché affidasse al movimento Occupy Wall Street un lotto di terreno vuoto, conosciuto come Duarte Square, tra Canal Street e la 6th Avenue, e di cui la chiesa è proprietaria. I manifestanti di Occupy Wall Street, a sostegno della richiesta, hanno cominciato uno sciopero della fame ai cancelli di quella proprietà. Domenica tre manifestanti sono stati arrestati con l’accusa di violazione di proprietà privata e altri tre ne hanno preso il posto.



Il movimento Occupy Wall Street è la forza che rivitalizzerà la Cristianità tradizionale negli Stati Uniti o ne segnerà la sua irrilevanza morale, sociale e politica. La chiesa tradizionale sta divenendo una forza marginale nella vita della maggior parte degli americani, soprattutto tra i giovani, e le motivazioni sono da ricercare nel declino dei suoi aderenti, nell’insolente assenza di una condanna contro i crimini e la crudeltà dello stato corporativo, come pure nel vigoroso rifiuto di attaccare i ciarlatani del vero Cristianesimo, il cui cattivo uso del Vangelo, in difesa di un capitalismo senza vincoli, del bigottismo e dell’imperialismo, è eretico. Fuori dai portoni delle chiese, molte delle quali la domenica faticano a riempire anche un quarto delle panche, lotta un movimento, guidato per la maggior parte da giovani, uomini e donne, che hanno un proprio credo ufficioso, le Beatitudini:

Beati i poveri in spirito, poiché di essi è il regno del cielo.

Beati gli afflitti, poiché saranno consolati.

Beati i mansueti, poiché erediteranno la terra.

Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, poiché saranno saziati.

Beati i misericordiosi, poiché otterranno misericordia.

Beati i puri di cuore, poiché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace, poiché saranno chiamati figli e figlie di Dio.

Beati i perseguitati a causa della giustizia, poiché di essi è il regno dei cieli.

Fu la chiesa, in America Latina, in particolare nell’America Centrale e nel Cile di Augusto Pinochet, che assicurò lo spazio fisico, il supporto morale e la guida alla ribellione contro la dittatura. Fu la chiesa, nella Germania dell’Est, che organizzò a Lipsia le marce pacifiche di protesta che hanno abbattuto il regime comunista di quel paese. Fu la chiesa, in Cecoslovacchia, con il suo cardinale novantenne, a benedire e difendere la Rivoluzione di Velluto. Fu la chiesa, e specialmente la chiesa Afro-Americana, a rendere possibili i movimenti per i diritti civili. Ed è la chiesa, innanzitutto la Trinity Church a New York City che, con il suo parco a Canal Street e nella 6th, può rendere manifesto il suo impegno verso il Vangelo e il cambiamento sociale nonviolento, consentendo al movimento Occupy di utilizzare questo spazio libero, proprio come, in altre città, le chiese, proprietarie di spazi aperti inutilizzati, hanno l’imperativo morale di affidarli ai movimenti di occupazione. Se questo movimento nonviolento fallirà, sarà rimpiazzato alla fine da un altro che impiegherà la violenza. E se fallirà, lo farà in parte perché uomini e donne di buona volontà, specialmente quelli nella chiesa, non hanno fatto nulla.

Dov’è ora la chiesa? Dov’è il clero? Perché le porte di così tante chiese restano chiuse? Perché così tante chiese rifiutano di compiere il mandato centrale del Vangelo Cristiano e di sollevare la croce?

Un giorno dovranno rispondere alla domanda: «Voi dove eravate quando hanno crocifisso il mio Signore?»

Lasciate che vi spieghi perché mi trovo in Liberty Square in questa prima domenica di Avvento, quando si celebra la speranza e quando in chiesa ci si ricorda di come Maria e Giuseppe lasciarono Nazareth per raggiungere Betlemme. Sono qui perché ho provato, per quanto in modo imperfetto, a vivere attraverso il messaggio radicale del Vangelo. Sono qui perché so che ciò che conta non è ciò che diciamo o professiamo, ma quello che facciamo. Sono qui perché, durante i miei innumerevoli anni oltremare come corrispondente estero, ho visto che, in tutte le culture e in tutte le religioni, emergono uomini e donne di grande onestà morale per combattere l’oppressore in nome degli oppressi. Sono qui perché ho constatato che è possibile essere un ebreo, un buddista, un musulmano, un cristiano, un indù o un ateo e portare la croce. Le parole sono differenti ma il sacrificio di sé e la sete di giustizia sono le stesse. E questi uomini e donne, che potrebbero non professare ciò che io professo o credere in ciò in cui credo, sono miei fratelli e sorelle. Io sto a loro fianco, onorando e rispettando le nostre differenze e cercando speranza e forza e amore nel nostro impegno comune.

In tempi come questi sento le voci dei santi che ci hanno preceduto. La suffragista Susan B. Anthony, per la quale la resistenza alla tirannia è obbedienza in Dio, e la suffragista Elizabeth Cady Stanton, che disse: «Nel momento in cui cominciamo a temere le opinioni altrui ed esitiamo a dire la verità che è in noi e per motivi politici restiamo silenziosi quando invece dovremmo parlare, il sangue divino della luce e della vita non scorre più nelle nostre anime.» O Henry David Thoreau, che ci raccomandò di essere uomini e donne ancor prima di essere soggetti e di non coltivare il rispetto per la legge, ma bensì per ciò che è giusto. E Frederick Douglass, che ci ammonì: «Il potere non concede nulla senza una rivendicazione. Non lo ha mai fatto né mai lo farà. Scopriamo a che cosa ogni persona dovrà sottostare in silenzio e avremo scoperto l’esatta misura dell’ingiustizia e dell’errore a cui saranno costrette e queste andranno avanti finché saranno soffocate sia con le parole che con le bastonate, o con entrambe. I limiti dei tiranni sono stabiliti dalla sopportazione di quelli che essi opprimono.» E la grande populista del XIX secolo, Mary Elizabeth Lease, che tuonò: «Wall Street possiede il paese. Non è più un governo del popolo, fatto dal popolo e per il popolo, ma un governo di Wall Street, fatto da Wall Street, e per Wall Street. La grande massa delle persone comuni di questo paese è schiava, e il padrone è il monopolio.» E il Generale Smedley Butler, che disse di avere compreso, dopo 33 anni e quattro mesi nella Marina, di non essere stato altro che un gangster al soldo del capitalismo, salvando il Messico per gli interessi petroliferi americani, salvando Haiti e Cuba per le banche e pacificando la Repubblica Domenicana per le compagnie zuccheriere. La guerra, disse, è un imbroglio nel quale i paesi, dominati in altro modo, sono sfruttati dalle elite finanziarie e da Wall Street, mentre i cittadini pagano il conto e sacrificano i loro giovani nel campo di battaglia per l’avidità delle corporazioni. O Eugene V. Debs, il candidato socialista alle presidenziali, che nel 1912, nonostante avesse ottenuto un milione di voti (il 6%), fu mandato in prigione da Woodrow Wilson per essersi opposto alla Prima Guerra Mondiale, e che proclamò al mondo: «Finché ci sarà una classe inferiore io ne farò parte, e finché ci saranno dei criminali io sarò uno di loro, e finché ci sarà un’anima in prigione io non sarò libero.» E il rabbino Abraham Heschel, che, alle critiche ricevute per avere marciato con Martin Luther King a Selma durante il Sabbath, rispose: «Io prego con i piedi» e citò una frase di Samuel Johnson: «Il contrario del bene non è il male. Il contrario del bene è l’indifferenza.» E Rosa Parks, che sfidò il sistema di segregazione del trasporto pubblico e che affermò: «La sola stanchezza che provassi era quella di cedere il posto.» E Philip Berrigan, che disse: «Se un numero sufficiente di Cristiani seguissero il Vangelo, potrebbero mettere in ginocchio qualunque stato

E il poeta Langston Hughes, che scrisse:

Cosa accade ad un sogno rinviato?

Si essicca

Come uva al sole?

O s’infetta come una piaga

E poi cola?

Puzza come carne marcia?

O fa una crosta di zucchero

Come un dolce sciropposo?

Forse semplicemente sprofonda

Come un carico pesante.

O esplode?

E Martin Luther King, che disse: «In certe circostanze, la codardia chiede: è sicuro? L’opportunismo chiede: è politico? La vanità chiede: è popolare? Poi arriva il momento in cui un vero seguace di Gesù Cristo deve prendere una posizione che non è né sicura, né politica, né popolare, ma lo deve fare perché è giusta

Voi dove eravate quando hanno crocifisso il mio Signore?

C’eravate per fermare il genocidio dei nativi americani? C’eravate quando Sitting Bull è morto sulla croce? C’eravate per fermare la schiavitù degli afroamericani? C’eravate per fermare le bande che terrorizzavano con il linciaggio i neri, uomini e donne e persino bambini, durante il Jim Crow? C’eravate quando i fondatori del sindacato erano perseguitati e Joe Hill morì sulla croce? C’eravate per fermare l’incarcerazione dei giapponesi americani durante la seconda Guerra Mondiale? C’eravate per fermare i cani di Bull Connor mentre venivano sguinzagliati contro i manifestanti per i diritti civili a Birmingham? C’eravate quanto Martin Luther King morì sulla croce? C’eravate quando Malcolm X morì sulla croce? C’eravate per fermare i crimini odiosi, le discriminazioni e le violenze contro i gay, le lesbiche, i bisessuali e i transessuali? C’eravate quando Matthew Shepard morì sulla croce? C’eravate per fermare l’abuso e a volte la schiavitù subita dai lavoratori delle campagne di questo paese? C’eravate per fermare l’assassinio delle centinaia di migliaia di vietnamiti innocenti durante la guerra del Vietnam o le centinaia di migliaia di musulmani in Iraq e in Afghanistan? C’eravate per fermare il bombardamento a tappeto del Libano e di Gaza? C’eravate quando Rachel Corrie morì sulla croce? C’eravate per fermare le corporazioni che hanno privato i lavoratori e le lavoratrici e i poveri in questo paese di un reddito sostenibile, della speranza e della dignità? C’eravate per condividere il vostro cibo con i vicini in Liberty Square? C’eravate per divenire senza tetto insieme a loro?

Voi dove eravate quando hanno crocifisso il mio signore?

Io so dove ero.

Qui.

Chris Hedges, la cui rubrica è pubblicata il lunedì su Truthdig, ha trascorso quasi un ventennio come corrispondente estero in America Centrale, Medio Oriente, Africa e Balcani. Ha realizzato servizi da più di 50 paesi e ha lavorato per il Christian Science Monitor, la National Public Radio, il Dallas Morning News e il New York Times, per i quali è stato corrispondente estero per 15 anni.

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Fonte: Where Were You When They Crucified My Lord?

05.12.2011

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