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8 Marzo 2011

17 marzo: piazze unite per mandare a casa B.
Il 17 marzo non si festeggerà soltanto l'unità d'Italia: sit-in di protesta occuperanno ad oltranza le piazze
di Rolling Stone

Il 17 marzo gli italiani non scenderanno in piazza esclusivamente per gioire dell'Unità d'Italia, 150 anni dopo l'incoronazione di Vittorio Emanuele a primo Re. Quel giorno, lo spirito che ha animato le proteste nord africane potrebbe arrivare anche qui da noi, proprio in luoghi simbolo del Risorgimento come Piazza del Popolo a Roma e Piazza Castello a Milano: le riviste Loop e Milanox hanno lanciato l'idea di un'occupazione pacifica (in stile egiziano o tunisino) ad oltranza, in contemporanea nelle due piazze per chiedere le dimissioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

"Il popolo in Italia oggi non è sovrano", spiegano Alex Foti e Max Guareschi dal sito di Milanox. "Ma al popolo appartiene il potere di ultima istanza, quello di rovesciare regimi iniqui per mezzo dell’azione collettiva non violenta a oltranza, con l’occupazione per giorni e settimane di uno spazio pubblico dai connotati altamente simbolici e faccia da cassa di risonanza per i media di tutto il mondo".

"All’autunno studentesco europeo che ha unito una generazione in risposta alla crisi da Londra a Roma, corrisponde la sollevazione della generazione precaria da Tunisi a Bengasi, dal Cairo a Teheran". Con l’opposizione virale al potere dei social network, continuano, "i giovani scolarizzati ma impoveriti danno il la ad altri strati sociali per sollevarsi contro i regimi, impadronendosi prima della comunicazione e poi delle piazze, fino al rovesciamento finale del tiranno da decenni al potere e l’apertura di una nuova fase, tanto piena d’incognite quanto libera e feconda".

L'idea, evidentemente incendiaria, divamperà anche da questa sponda del Mediterraneo? "Questo discorso ci riguarda da vicino come italiani", continua l'articolo. "Perché non possiamo fare come al Cairo? Di fronte a un regime che non se ne vuole andare, che ha perso la fiducia del popolo e fatto scendere la fama dell’Italia alle stalle, c’è solo una soluzione: la rimozione sull’onda della mobilitazione popolare a oltranza".

D'altra parte, sono molte le Organizzazioni non governative che hanno criticato la reazione del governo alle gravi violazioni di diritti umani in Libia, in particolare Amnesty International. "L'Italia ha fatto pressioni perché il dibattito europeo si concentrasse principalmente sulla necessità di contrastare il rischio percepito di nuovi flussi migratori, piuttosto che sull'urgenza di mettere fine a tali violazioni". 
Per questo motivo Amnesty ha lanciato un nuovo appello chiedendo di scrivere al Premier Berlusconi e ai Ministri Maroni e Frattini affinché riportino al centro della discussione le gravi violazioni dei diritti umani subite dal popolo libico.

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