La storia della Giornata della Terra.

Nel marzo 1976 le forze d'occupazione israeliane uccisero sei palestinesi cittadini israeliani, e centinaia furono feriti in un tentativo di contrapposizione alla confisca coatta da parte delle autorità israeliane di 60 ettari di terra in Galilea che sarebbe stata da convertita in zona ebraica.

Da quell'episodio riemerse tutto il dramma del popolo palestinese: "Nella vita che viviamo sulla nostra terra assistiamo al suo furto indisturbato insieme alle sue risorse. Quel giorno pagammo un alto prezzo per aver tentato di respingere un tentativo israeliano di cancellazione della nostra presenza dalla Palestina".

Quest'anno è il 35° avversario nel quale il popolo palestinese ricorda al mondo la propria esistenza, inscindibile dalla Terra, dalla Palestina, ma dalla quale Israele vuole espellerli con un piano di pulizia etnica che si realizza con ogni mezzo, da quello militare a quello legale.

La  mobilitazione dei GIOVANI PALESTINESI nel mondo in questa giornata ha presentato ovunque il seguente comunicato:

“Il 29 febbraio 1976 il governo israeliano annunciò un piano per la confisca di 5.500 acri di terra coltivabile di proprietà dei cittadini palestinesi  al fine di utilizzarla ad esclusivo beneficio dei cittadini ebrei ed il 30 marzo successivo soffocò nel sangue la rivolta della popolazione autoctona dalla Galilea al Negev, uccidendo sei palestinesi e ferendone decine.

Da allora ogni 30 marzo i palestinesi celebrano il GIORNO DELLA TERRA, in memoria di tutti coloro che sono morti per difendere il proprio diritto a vivere in Palestina e per ricordare al mondo il continuo furto di terre perpetrato dallo Stato sionista.

Anche quest’anno NOI GIOVANI PALESTINESI scendiamo in piazza in tutto il mondo per ribadire l’appartenenza alla nostra terra e l’impegno verso la lotta di liberazione nazionale, per la fine dell’occupazione, l’abbattimento del regime sionista di apartheid e il diritto al ritorno dei profughi palestinesi.

La nostra determinazione è oggi rafforzata dai venti di libertà che soffiano sul mondo arabo. La caduta di regimi che hanno tramite la repressione dei propri popoli tenuto sotto scacco per decenni la causa palestinese, ci lascia intravedere nuovi orizzonti. In perfetta sintonia con i nostri coetanei in Tunisia, Egitto, Bahrein, Yemen, Libia, Siria e Giordania, NOI GIOVANI PALESTINESI prendiamo in mano il nostro futuro convinti più che mai della giustezza delle nostre istanze, pronti a ricostituire un movimento di resistenza in grado di rappresentarci e guidarci.

La perpetuazione delle pratiche coloniali sioniste di apartheid, prigionia e tortura, bombardamenti indiscriminati, demolizione di case e costruzione di insediamenti, è favorita oggi dallo stato di disgregazione nel quale versa il movimento palestinese, un tempo pioniere della democrazia e dei diritti umani nel panorama mediorientale.

Noi GIOVANI PALESTINESI consideriamo pretestuose le recenti divisioni per il controllo di un’autorità fittizia (ANP), istituita tramite accordi (Oslo ‘93) privi di qualsiasi legittimità e consenso popolare, che hanno per sovrappeso causato la marginalizzazione dell’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), a tutt’oggi l’unico organo con la facoltà di garantire la rappresentanza del popolo palestinese in tutti i suoi individui (palestinesi del ’48, di Gaza e Cisgiordania, della Diaspora e dei Campi Profughi).

Oggi NOI GIOVANI PALESTINESI siamo qui per dare voce al nostro desiderio di libertà, rinnovamento e democrazia, contro la svendita all’occupante dei nostri diritti fondamentali, la corruzione interna al movimento palestinese e le pratiche dittatoriali ed oppressive della leadership palestinese in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.

Chiediamo quindi:

-          Fine della divisione del movimento di lotta e liberazione palestinese, culmine negativo del processo di disgregazione innescatosi con la firma degli Accordi di Oslo;

-          Elezioni democratiche del Consiglio Nazionale Palestinese –organo parlamentare che legittima e crea la piattaforma politica e le strategie dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina- entro e non oltre Gennaio 2012, basate su un sistema di voto uguale per tutti, che garantisca la rappresentanza a tutti i palestinesi nel mondo (palestinesi del ’48, di Gaza e Cisgiordania, della Diaspora e dei Campi Profughi);

-          Ristrutturazione dell’OLP in modo da renderla inclusiva di tutti i settori della società palestinese, affinché torni a battersi per lo scopo originario: la liberazione della Palestina

Tutte queste richieste non sono il fine ultimo della nostra protesta ma solo un primo passo per il rafforzamento del movimento popolare palestinese contro l’Occupazione, l’Apartheid e la colonizzazione sionista della nostra terra.”

I GIOVANI PALESTINESI

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