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11/10/2011
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Venerdì 21 Ottobre 2011

Gaza, da Hamas Restrizioni all’Ingresso di Internazionali
di  Emma Mancini

Sempre più difficile per gli internazionali entrare a Gaza. Oltre alle misure restrittive imposte dal governo di Israele, ora ci si mette anche Hamas. Da oggi gli stranieri dovranno seguire nuove e più complesse procedure per ottenere un visto di soggiorno

Il governo di Hamas nella Striscia di Gaza ha infatti imposto nuove restrizioni all’ingresso di cittadini stranieri, giustificando le misure come necessarie a garantire la sicurezza degli internazionali all’interno della Striscia. A partire da oggi, gli stranieri dovranno richiedere il visto online o attraverso uno sponsor locale una settimana prima dell’ingresso. Otterranno così un visto di soggiorno non più lungo di un mese. 

La nuova normativa, apparsa nel sito ufficiale di Hamas domenica, sarà applicata a tutti gli internazionali impiegati di associazioni per i diritti umani e organizzazioni non governative, mentre una diversa serie di procedura sarà prevista per i giornalisti stranieri, procedura non ancora ufficializzata dal governo di Hamas. 

Gli effetti delle nuove misure non tarderanno a farsi sentire: Hamas è considerato organizzazione terroristica da Israele, Stati Uniti ed Unione Europea. Chiedere un visto direttamente ad Hamas per poter lavorare a Gaza significherà avere contatti diretti con il partito islamista e questo provocherà sicuramente problemi sia alle Ong indipendenti che ai progetti finanziati da Stati Uniti ed Europa, che già a causa dell’assedio israeliano perdono tempo e denaro per implementare i propri programmi. 

L’Associazione delle Agenzie di Sviluppo Internazionale (AIDA) nel giugno scorso aveva quantificato in quattro milioni di dollari la somma di denaro che ogni anno va in fumo nei Territori Occupati a causa degli ostacoli che Israele pone di fronte alle organizzazioni internazionali. 

Qualche esempio: il 92% dei dipendenti di associazioni umanitarie membri di AIDA che chiedono di entrare nella Striscia di Gaza si vedono chiudere la porta in faccia dalle autorità israeliane. Il permesso viene negato subito o lasciato in sospeso per mesi. Allo stesso modo, il 74% delle organizzazioni operanti nella Striscia incontra serie difficoltà nel far entrare nuovi dipendenti e volontari stranieri, costretti ad attendere per mesi una risposta che spesso si rivela negativa. 

Milioni di dollari, secondo AIDA, vengono persi nella lunga e tortuosa via della burocrazia israeliana: cinquanta associazioni sono state costrette ad assumere un impiegato a tempo pieno solo per seguire le procedure dei visti di ingresso a Gaza, mentre due terzi delle organizzazioni membri di AIDA affronta spese extra per aprire uffici paralleli in Cisgiordania: ovvero uffici che svolgono lo stesso lavoro di quelli a Gaza, che non sono raggiungibili per mancanza di permessi di ingresso. 

E ora la Striscia appare ancora più irraggiungibile, a causa delle nuove politiche di Hamas, che finiscono per punire e vessare ancora una volta solo la popolazione sotto assedio di Gaza, una popolazione sfinita dall’occupazione militare e danneggiata anche dal suo stesso governo.

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