E difficile, davvero, capire chi dice la verità e chi mente. Una cosa è abbastanza certa, le due donne qui sotto in foto, sono state anch'esse in pericolo di essere condannate per apostasia. Che Nadarkhani sia un apostata, un perisolo per la sicurezza nazionale oppure uno stupratore, dalla mia postazione davanti al computer è difficile sentenziarlo. Comunque sarei propenso a credere che Nadarkhani sia veramente un cristiano, e che la sentenza sia oggetto di strumentalizzazione. (ndr)

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lunedì 3 ottobre 2011

Iran: il pastore protestante è stato condannato per stupro, non per apostasia
di Maurizio Ravasio

Il 32enne Youcef Nadarkhani, la cui vicenda ha sollevato l'attenzione dei media mondiali, è stato condannato a morte per stupro ed estorsione, non per apostasia. Non è la prima volta che il mondo si mobilita in campagne di solidarietà per notizie rivelatesi infondate. 

I mass media mondiali sono da diverse settimane in fibrillazione per la sorte che attende Youcef Nadarkhani, il pastore protestante iraniano "condannato a morte per apostasia". Quella di Nadarkhani è diventata da giorni la notizia di apertura della sezione esteri dei principali notiziari internazionali sollevando una mobilitazione di solidarietà senza confini. Associazioni umanitarie, governi, istituzioni internazionali hanno richiesto a gran voce la liberazione del pastore protestante "che non ha fatto altro che mantenere la sua fede, uno dei diritti universali" si legge in una nota della Casa Bianca. Nei giorni scorsi anche il ministro degli Esteri Franco Frattini ha lanciato un appello in cui si dice "profondamente turbato dalla drammatica vicenda del pastore evangelico Nadarkhani, che in Iran rischia la vita solo per avere legittimamente rivendicato il diritto di professare la Fede in cui crede". 

In realtà le cose sembrano essere molto diverse, "Youcef Nadarkhani - si legge in un articolo della Cnn - sarà messo a morte per diverse imputazioni di stupro e estorsione" accuse molto diverse da quella di apostasia riportata dai media internazionali in questi giorni.

Gholomali Rezvani, il vice governatore della provincia in cui Nadarkhani è stato processato, ha affermato: "Il crimine di Nadarkhani e la sua sentenza di morte non hanno nulla a che fare con la sua fede. Nessuno viene giustiziato in Iran per la sua scelta religiosa". Secondo quanto riferito da Leonard Leo, presidente della Commisione sulla Libertà Religiosa degli Stati Uniti, l'ultimo processo per apostasia in Iran risale a più di vent'anni fa. L'avvocato di Nadarkhani si dice comunque ottimista sull'esito del caso: "C'è un 95% di probabilità che non verrà condannato a morte" ha dichiarato alla stampa.

Indipendentemente da quella che sarà la sorte del giovane pastore, questa vicenda solleva comunque alcuni interrogativi. Non è la prima volta infatti che il mondo si mobilita in campagne di solidarietà umanitaria per notizie rivelatesi poi infondate. L'ultima in ordine di tempo riguardava la vicenda italiana di Kate Omoregbe, la nigeriana 34enne che, veniva detto, rischiava la morte per lapidazione per il suo rifiuto di convertirsi all'Islam se rimpatriata in Nigeria dopo aver scontato la condanna per detenzione di stupefacenti. Allora anche il portavoce del presidente della Nigeria, il cattolico Goodluck Jonathan, intervenì con una dichiarazione: "Il nostro è uno Stato laico, non è cattolico e tanto meno islamico, la nostra Costituzione garantisce il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo, impedisce che chiunque sia discriminato in base al credo religioso".

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