http://it.peacereporter.net
16/05/2011

Questa e’ la tua Palestina
di Erminia Calabrese

I dieci palestinesi che ieri hanno perso la vita a Marun al Rass, villaggio alla frontiera tra il Libano e Israele, sono tutti ragazzi tra i 15 e i 18 anni, che avevano voluto simbolicamente piantare una bandiera palestinese accanto a quel filo elettrico che li separa ormai da sempre dalla "loro Palestina". L'entusiasmo di questi ragazzini e' stato contraccambiato dai colpi di artiglieria dei soldati israeliani che hanno pur dovuto certo difendere il loro Paese dalle conseguenze rischiose di un lancio di pietre o dell'implantamento di una bandiera palestinese.

Con i loro tank e le loro armi hanno potuto assicurare sicurezza e quanto altro al loro Stato, mentre circa 30mila bambini, adulti, anziani disarmati, e bisogna sempre ripeterlo che erano disarmati , si erano recati sotto lo slogan "Il popolo vuole ritornare in Palestina" da tutto il Libano alla commemorazione prevista nel 63 anniversario della Nakba (la sconfitta), creazione dello Stato di Israele, dopo aver scalato a piedi una collina di almeno tre chilometri. "Questa e' la strada per la Palestina, forza forza ", gridavano i giovani a quegli anziani che non avevano messo in conto di camminare per circa un'ora su un sentiero ripido ed avere la fortuna di non calpestare una delle tante mine ancora presenti al sud dopo le bombe a grappolo lanciate dall'aviazione israeliana nel 2006.

"Sono rimasti increduli gli amici di Ahmad, un ragazzo di 16 anni del campo profughi di Ain el Helwe, nei pressi di Saida, quando hanno visto a pochi metri il corpo del loro amico cadere mentre era giunto alla rete del confine , nella parte libanese, per poter piantare quella bandiera di una terra mai visitata eppure sempre evocata.

Sono corsi tutti a soccorrerlo i suoi amici , mostrando un coraggio che normalmente non ti aspetti da nessun sedicenne mentre i proiettili israeliani continuavano a raffica a cadere sul suolo libanese. Non c'e stato niente da fare per Ahmad purtroppo. Era stato colpito alla testa. Lo hanno trasportato i suoi amici su una barella dell'ambulanza mentre alzavano in aria il loro pugno gridando Palestina araba, Palestina libera.

"Non saremmo dovuti venire", dice piangendo Mohammad, un amico di Ahmed mentre l'ambulanza tenta di trasportarlo nel vicino ospedale di Bint Jbeil, "saremmo dovuti restare in casa a giocare a carte e fumare un narghuile", conclude.

"E' finita, e' finita" grida un altro uomo, buttando a terra la bandiera palestinese quando gli arriva la notizia che quattro dei suoi "ragazzi" hanno perso la vita al confine.

A chi, compreso la stampa italiana e il corrispondente della Rai Pagliara, ha affermato che gli scontri sono avvenuti a seguito di colpi di arma da fuoco dell'artiglieria libanese c'e' da rispondere e da far notare da chi era presente a Marun al Rass e non in un ufficio di Gerusalemme che l'esercito libanese ha soltanto sparato dei colpi in aria per intimidire la folla di ragazzini che voleva avvicinarsi alla frontiera e mai ha rivolto le armi verso il lato israeliano.

Chi paghera' per la morte di Ahmad e degli altri nove suoi coetanei? Sulla strada del ritorno l'entusiamo e le dita in segno di vittoria vengono sostituiti piu che da una sensazione di tristezza in una sensazione di impotenza e di subalternità. Il silenzio dei giovanissimi sembra spiegare la loro disillusione in una quotidianieta fatta di campi, di strade piccole e sporche e di lavoro manuali mal pagati. "Non devi aver paura " dice un bambino di cinque anni massimo abbracciando un suo coetaneo, "non aver paura l'esercito e' con noi".