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Scritto il 2008-11-25

Congresso arabo-internazionale sul Diritto al Ritorno: Dichiarazione di Damasco.

Noi, i partecipanti al “Forum arabo-internazionale sul diritto al ritorno”, ospitato dalla capitale siriana di Damasco dal 23 al 24 novembre 2008, e che ha visto la partecipazione di più di 5000 persone, di organizzazioni, partiti politici, associazioni e comitati per il diritto di ritorno, rappresentanti del mondo arabo, islamico e internazionale, (…) al fine di continuare a difendere e veder garantito il diritto dei palestinesi al  ritorno, dichiariamo quanto segue:

1 - Il diritto dei profughi palestinesi a ritornare nelle proprie case e terre da cui sono fuggiti, il loro diritto al risarcimento dei danni, è al centro della causa palestinese e ne è l’essenza. E’ un diritto inalienabile e irrinunciabile.



2 -Il diritto al ritorno è un diritto legittimo e naturale, sia individuale sia collettivo, garantito dalla religione e dalle leggi internazionali e dalle convenzioni (…). 



3 - Il Forum conferma che la resistenza è un’opzione e rappresenta  il percorso più efficace e più breve per garantire il ritorno dei palestinesi alle loro case; esso chiede la protezione di questa opzione a livello nazionale, internazionale e del mondo islamico. 



4 – La fedeltà al diritto di ritorno è una delle priorità del progetto di liberazione nazionale palestinese. I leader nazionali e la comunità internazionale devono difendere questo diritto, esso è un obbligo e un dovere umanitario e civile. 



5 - Noi sosteniamo il popolo palestinese nel suo attaccamento alla terra e alla patria, al patrimonio, all’identità culturale e all’identità araba e islamica. Si ribadisce inoltre che l’unità in patria e all’estero rappresenta una condizione di tutela dei diritti e non accetta compromessi o rinvii. 



6 – che il popolo palestinese è stato espulso dalle forze sionista, che hanno adottato la tattica del terrorismo, degli omicidi e stragi, e che ciò costituisce il reato di pulizia etnica e crimini contro l’umanità, la cui responsabilità ricade anche sulle potenze internazionali che hanno sostenuto e sostengono il progetto sionista e gli forniscono tutte le forme di sostegno e protezione. 



7 – che tutti i progetti che mettono in discussione il diritto dei profughi palestinesi al ritorno sono deplorevoli e inaccettabili, sia che si tratti di risarcimento, di patria in un paese ospite (...). 



8 – che le Nazioni Unite sono chiamate ad attivarsi senza indugi per il diritto di ritorno dei palestinesi (…). 



9 - che le Nazioni Unite sono chiamate ad assumersi la responsabilità di consentire all’UNRWA, l’Agenzia dell’Onu per i profughi, di continuare a svolgere le proprie funzioni. 



10 - che la prassi sionista, che ha lo scopo di trasferire ancora altri palestinesi, è una pratica criminale che deve essere affrontata, come i progetti che prevedono lo "scambio di popolazione" e il "trasferimento", gli insediamenti e il muro razzista volto a modificare l'identità del territorio e dei diritti. 



11 – che è un diritto dei profughi palestinesi godere di diritti civili, economici e sociali nei paesi dove hanno trovato rifugio, fino al loro ritorno, ed è dovere degli Stati arabi dove risiedono garantire loro tali diritti e abolire tutte le forme di ingiustizia e di sofferenza. 



12 - consideriamo lo "Stato ebraico" come un progetto per completare lo spostamento dei palestinesi che vivono nei territori occupati del 1948, come un tentativo di far fallire il diritto di ritorno e confermare quello ebraico legittimando il modello di apartheid in Palestina; un progetto del colonialismo a discapito del popolo palestinese e della sua identità. 



13 – la conferenza apprezza la fermezza del popolo palestinese in patria e all'estero, la sua resistenza e i suoi sacrifici nel corso degli anni e delle generazioni - uomini, donne, gli anziani, i bambini, i liberi e i prigionieri -, a fronte di campagne di spostamento e di reinsediamento. 



14 - Tutte le istituzioni, le organizzazioni e le associazioni, che difendono il diritto di ritorno, sono invitate a coordinare i loro sforzi e a  contribuire alla mobilitazione di energie e di tutte le forze palestinesi e arabe, islamiche e cristiane, umane, regionali e internazionali, al fine di raggiungere un consenso globale per l'applicazione del diritto al ritorno e per impedire qualsiasi tentativo di annullare tale diritto. 



15 – invitiamo ad attivare tutti i meccanismi e gli strumenti politici, giuridici, economici, informativi ed educativi, per difendere il diritto di ritorno, e la diffusione della cultura, radicandola nei cuori delle generazioni, soprattutto i più giovani. 



16 – sono passati 60 anni dallo stupro della Palestina senza che venga realizzato il diritto al ritorno dei palestinesi alle loro case e terre; dichiariamo inoltre che le Nazioni Unite sono obbligate ad espellere l’entità sionista da membro dell’Onu per non aver applicato il diritto al ritorno previsto, e accettato, come condizione per la sua appartennenza dalle risoluzioni internazionale