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01 marzo 2011

Chi Ha Incastrato Richard Falk?
di Nunzio Corona

E' soggetto ad un durissimo attacco lo Special Rapporteur dell'Onu che il 21 marzo presentera' il suo rapporto sulle violazioni israeliane dei diritti umani nei Territori Occupati palestinesi

Gerusalemme, 01 marzo 2011, Nena News – Diceva Einstein che le coincidenze sono il modo che ha Dio di rimanere anonimo. A volte pero’ la mano divina c’entra ben poco. La presentazione ufficiale, che avverra’ fra pochi giorni alle Nazioni Unite, dell’ennesimo rapporto di severa denuncia della condotta di Israele di fronte al consesso internazionale coincide nei tempi soltanto casualmente con l’attacco di una nota organizzazione pro-Israele alla integrita’ personale e professionale dell’estensore del documento.

Il 21 marzo al Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU verra’ formalmente presentato il Rapporto per l’anno 2010 dello Special Rapporteur delle Nazioni Unite sulle violazioni ai diritti umani commesse da Israele nei Territori Palestinesi Occupati (TPO). Dal 2008 la carica, non retribuita, di Special Rapporteur e’ occupata da Richard Falk, prestigioso esperto di diritto internazionale, professore emerito alla Princeton University dove ha insegnato per 40 anni.

Quanto sta avvenendo nei suoi confronti in queste settimane non e’ inconsueto a chi segue con interesse le reazioni della lobby pro-Israele alle critiche che da piu’ parti stanno piovendo addosso al ‘bastione della democrazia nel Medio Oriente’. Come era successo in altri casi egregi (basti ricordare la campagna di calunnie contro Richard Goldstone, Presidente della Commissione delle Nazioni Unite, autore dell’omonimo Rapporto sulla guerra di Gaza 2008-2009), il prof. Falk e’ oggetto di un feroce attacco da parte del gruppo di pressione filo-israeliano UN WATCH.

L’accusa, raccolta con prevedibile zelo dall’ambasciatrice americana all’ONU, Susan Rice, si basa sulla denuncia, espressa sul suo blog da Richard Falk, di come i governi troppo spesso abusino della loro autorita’ trattando informazioni scomode come segreti di stato, con particolare riferimento ai vuoti di conoscenza e alle incongruenze presenti nei resoconti ufficiali sull’attacco alle torri gemelle dell’11 settembre 2001. Tali contraddizioni sono in realta’ da tempo abbondantemente documentate da studiosi di riconosciuto valore. Una dozzina di organizzazioni professionali di medici, ingegneri, avvocati, vigili del fuoco e militari hanno addirittura chiesto di riaprire le indagini su quei fatti.

Perche’ allora sparare a zero soltanto sul prof. Falk, casualmente tra le figure piu’ detestate dalle autorita’ israeliane per le sue critiche alle politiche di Israele, egli stesso un ebreo? Secondo Falk, il caso, con la confusione che ne e’seguita, sarebbe stato montato da UN WATCH “che ha intenzionalmente distorto commenti da me espressi a titolo personale… collegandoli in modo deliberato al mio mandato dalle Nazioni Unite nei TPO, e su tale base chiedendo il mio licenziaento da quella posizione.”[1]

Il Rapporto dello Special Rapporteur delle Nazioni Unite contiene una denuncia molto pesante nei confronti delle continue violazioni del diritto internazionale da parte di Israele, compresa la sua totale mancanza di cooperazione con altre missioni dell’ONU (come quelle sull’attacco a Gaza e alla flotilla) e il suo persistente rifiuto di lasciare entrare il Rapporteur nei TPO. Il 14 dicembre 2008, il prof. Falk, in missione ufficiale per le Nazioni Unite, era stato addirittura imprigionato ed espulso da Israele contro ogni regola di diplomazia internazionale.

L’aspetto piu’ scottante del Rapporto riguarda “importanti questioni di linguaggio che sorgono dagli effetti cumulativi delle violazioni della legislazione umanitaria internazionale e dei diritti umani, e dei crimini compiuti da Israele.” Secondo il Rapporteur, tali violazioni non possono piu’ essere considerate alla stregua di distinti episodi “disconnessi dalle piu’ vaste conseguenze che o sono perseguite intenzionalmente o rappresentano l’esito inevitabile di un accumulo di circostanze (i cosidetti ‘Facts on the Ground’)”. Per evitare che una tale situazione illegale venga in qualche modo ‘normalizzata’ o ‘legittimata’, sostiene il Rapporteur, e’ necessario introdurre nei documenti ufficiali un nuovo, piu’ duro linguaggio che descriva in modo piu’ appropriato la realta’ e permetta “una piu’ profonda comprensione del massiccio assalto perpetrato ai danni dei diritti dei palestinesi e alle prospettive di una loro autentica auto-determinazione.

E’ per tale motivo che nel  Rapporto vengono per la prima volta utilizzati termini come ‘annessione’, ‘pulizia etnica’, ‘apartheid’, ‘colonialista’ e ‘criminalita’’ in quanto esprimono piu’ adeguatamente l’attuale natura della situazione nei TPO. “Tali appellativi potrebbero apparire come dettati dall’emozione e ammetto richiedano un riscontro da parte di un tribunale per avere un valore legale. Tuttavia e’ opinione dello Special Rapporteur che un simile linguaggio descriva in modo piu’ accurato le realta’ dell’occupazione alla fine del 2010 e che le narrazioni apparentemente piu’ neutrali dei fatti mascherino le strutture di questa occupazione che per 43 anni ha minato i diritti dei palestinesi garantiti dalla legislazione internazionale.”[2]

Nel 2004 la rivista medica British Medical Journal, a causa di un suo articolo che criticava Israele, ricevette circa 1000 e-mail, molte delle quali offensive, alcune minacciose e non pubblicabili.[3] Come affermo’ in quel caso il redattore della rivista, “Non c’e’ niente di intrinsecamente sbagliato nel mobilitare un’azione di lobby, ma nel caso di Israele sembra di trovarsi di fronte ad una categoria diversa”. Raramente infatti si accetta di entrare nel merito della questione e lo scopo finale di alcuni di questi gruppi pro-Israele sembra essere la soppressione, attraverso il discredito dell’avversario, del punto di vista da cui dissentono. Una volta etichettati e stereotipati, specialmente se come antisemiti, si e’ emarginati, relegati tra i promotori di odio senza possibilita’ di redenzione, ne’di spiegazione. E ritrovarsi con un tale marchio infamante raramente e’ frutto di una semplice coincidenza.