Golan: Ventitrè morti e più di 300 feriti nel giorno di commemorazione della Naksa. L’inizio dell'occupazione.

Repubblica 5 giugno - Giornata di violenza al confine tra Israele e Siria, dove le truppe dello Stato ebraico di guardia sulle alture del Golan, strappate a Damasco durante la Guerra dei Sei Giorni e annesse unilateralmente, hanno aperto il fuoco su centinaia di manifestanti filo-palestinesi che avevano cercato di oltrepassare la recinzione che corre lungo la linea del cessate-il-fuoco del 1967: secondo la tv di Stato siriana almeno 23 dimostranti, tra i quali una donna e un bambino, sono stati uccisi e 325 sono rimasti feriti, ma fonti israeliane parlano solo di feriti.

"Chiunque cercherà di attraversare il confine sarà ucciso", avevano avvertito i militari dello Stato ebraico con l'ausilio dei megafoni all'indirizzo di coloro che cercavano di superare la barriera. Il dipartimento di Stato Usa ha espresso "profonda preoccupazione per gli eventi di oggi sulle alture del Golan, che hanno provocato morti e feriti" e ha invitato "tutte le parti alla moderazione" sottolineando che "provocazioni di questo tipo dovrebbero essere evitate" e che ''Israele, come ogni stato sovrano, ha diritto a difendersi''

I palestinesi hanno convocato varie manifestazioni anche in Cisgiordania, che sono partite dalle città di Ramallah, Betlemme e Tulqarem, dirette verso i posti di controllo dei militari israeliani. Da parte palestinese, si afferma che le proteste odierne rientrano in una campagna molto più vasta. È probabile che ci saranno altre giornate di mobilitazione in Cisgiordania, a Gaza, nei Paesi confinanti, e nello stesso territorio israeliano fra la minoranza araba. Il prossimo appuntamento è per il 7 giugno (anniversario dell'occupazione israeliana di Gerusalemme est, nel 1967). A luglio ci sarà l'anniversario della condanna internazionale della barriera di sicurezza in Cisgiordania.

Asia news 5 giugno - L’esercito israeliano afferma che i soldati hanno sparato “con precisione” verso le gambe e i piedi di quanti cercavano di abbattere i reticolati. L’esplosione di una mina anti-tank, provocata da una bottiglia molotov, avrebbe causato la maggior parte delle perdite in vite umane. Nessuno dei manifestanti è riuscito a varcare il confine, a differenza delle manifestazioni avvenute il 15 maggio, giorno in cui i palestinesi ricordano la “Nakba”, la catastrofe, cioè la nascita dello Stato di Israele.

Tuttavia i commenti sui giornali israeliani sottolineano la difficoltà della situazione. “L’approccio israeliano sembra destinato a non essere vincente. L’esercito è intrappolato fra due obiettivi contraddittori: impedire che il confine sia violato, e messa in questione la sovranità israeliana (anche se questo punto è esso stesso discutibile, dal momento che il resto del mondo non riconosce il Golan come territorio israeliano) e ridurre al minimo il numero di civili uccisi”, scrive Haaretz. Mentre il Jerusalem Post avverte: “Tutti gli osservatori concordano nell’opinione che gli elementi ostili cercheranno di organizzare incidenti di confine di più ampia portata ben presto”.

Nena news 5 giugno - Un portavoce dell’IDF, intervistato dal quotidiano israeliano Ha’aretz, ha affermato che al confine con la Siria l’esercito ha intimato ai manifestanti di allontanarsi. Al loro rifiuto, i soldati hanno sparato alcuni colpi diretti alle gambe dei profughi in marcia. “Chiunque proverà ad attraversare il confine sarà ammazzato”, hanno urlato nei megafoni i militari, secondo quanto raccontato da alcuni testimoni. Nella città siriana di Quneitra sarebbero esplose quattro mine anti-carro, ferendo numerosi manifestanti.

Più grave la situazione a Qalandiyah, tra Gerusalemme e Ramallah. Sarebbero una cinquantina i feriti al termine degli scontri tra manifestanti ed esercito. Centinaia di palestinesi hanno raggiunto il checkpoint più temuto della Cisgiordania, dove sono stati bloccati da lacrimogeni, proiettili gomma e bombe sonore dei soldati israeliani. “Andiamo a Gerusalemme”, “La libertà è un diritto umano”, dicevano i cartelli portati dai manifestanti diretti verso il Muro di Separazione, costruito a cinque chilometri dai confini ufficiali del 1967. Mentre dalle retrovie è partito il lancio di sassi contro l’esercito, alcuni dimostranti hanno creato una catena umana nel tentativo di attraversare il checkpoint: i soldati li hanno spinti indietro e evacuati con la forza. Alla fine della manifestazione, sono stati due i feriti gravi e circa 40 quelli portati in ospedale dopo aver inalato il gas dei lacrimogeni e essere stati colpiti da proiettili di gomma.

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