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09/02/2011

Israele, scoppia la polemica sulle 'ebree talebane'

Contestate le madri di una setta ebraica, che impone il burqa a donne e bambine

Il burqa torna a scatenare la polemica. Questa volta tocca a Israele, dove il comune di Beit Shemesh è in subbuglio e la stampa laica grida allo scandalo. Ogni mattina, infatti, gli abitanti della cittadina si imbattono in alcune donne completamente coperte dal burqa, che accompagnano a scuola le figlie. Anche le bambine portano lunghe cappe nere, e anche loro hanno il volto coperto.

Sono le "talebane ebree", appartenenti a una setta ebraica ultraortodossa, nulla a che vedere dunque con la religione islamica. Si tratta piuttosto di una forma di religiosità estrema, basata su un'intepretazione radicale del precetto ebraico dello "tzniut": a queste donne viene imposta la massima sobrietà nell'abbigliamento, così da scoraggiare qualunque tipo di approccio maschile. Sono ormai in molte - si parla di seicento - ad aver abbracciato questa dottrina, che in Israele ha cominciato a diffondersi dal 2006. Le chiamano le donne "haredi", che significa "timorate".

Altrettanto timorate le loro bambine, nascoste dal burqa nero dalla testa ai piedi. "Certi uomini le guardano come oggetti sessuali - sostengono le madri - e poi i valori veri devono essere insegnati fin dalla più tenera età". Una tesi che non ha convinto il Consiglio nazionale per l'Infanzia: l'organismo ha chiesto al ministero del Welfare di condurre indagini, anche rispetto all'educazione impartita alle bambine, istruite in scuole a parte gestite dalle madri.

Critiche arrivano anche dalla comunità ortodossa a cui appartengono le "talebane". Inizialmente i religiosi più conservatori si erano mostrati favorevoli, con una lettera entusiasta da parte dei rabbini Badatz - la corte di giustizia ultraortodossa - e della leader degli "Eda Haredit", il rabbino Yitzchok Tuvia Weiss. Ultimamente però il fenomeno sta raggiungendo un'espansione notevole, coinvolgendo anche le bambine, e destando così numerose preoccupazioni. Shlomo Pappenheim, membro dell'autorità rabbinica che si oppone al velo totale, parla di esagerazione, e aggiunge che si tratta di un'abitudine controproducente: il burqa diventerebbe un feticcio sessuale tanto quanto l'abbigliamento succinto.

Tempi duri insomma per le madri "haredi", accusate in pubblico di sembrare arabe, e in alcuni casi costrette a mostrare i documenti ai soldati israeliani, per dimostrare di essere effettivamente ebree. Anche i mariti si scagliano contro le cappe scure che nascondono completamente mogli e figlie, in alcuni casi anche tra le pareti domestiche.

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