Fonte: http://www.haaretz.com
Giovedì 28 Luglio 2011 22:48

Israele: i manifestanti delle tende devono passare in seconda elementare
di Gideon Levy
Traduzione per Megachip a cura di Elena Bellini.

La cerimonia di promozione è in corso. Tutti gli studenti hanno completato la prima elementare con onore nella “scuola pubblica della democrazia” costituita dalla protesta delle tende. Hanno imparato a leggere e scrivere, anche la calligrafia, proprio come abbiamo fatto tutti noi da piccoli.

Decine di migliaia sono venuti alla cerimonia – la manifestazione di sabato sera – pieni di entusiasmo, cosa che da queste parti non si vedeva da molto tempo. Un vento di attenzione e coinvolgimento prevaleva in classe – le tende in tutto il Paese e soprattutto a Tel Aviv.

Ma adesso è il momento di salutare il primo corso, è tempo di passare immediatamente in seconda. Durante la seconda elementare della nostra infanzia avevamo una diversa cerimonia, la “Consegna della Torah”. Di nuovo i genitori emozionati venivano a scuola e noi bambini stringevamo la mano del preside e ricevevamo la nostra prima Bibbia. Quell'anno ci era anche permesso di cominciare a scrivere con la penna, non più con la matita (e gomma).

Questo è esattamente il punto in cui la protesta delle tende si trova adesso.

Mi si perdoni il tono apparentemente paternalistico. I manifestanti hanno imparato a leggere e scrivere, adesso è il momento di cambiare gli strumenti di scrittura e di ricevere il libro. Adesso devono mettersi a scrivere la loro bibbia, con la penna, e non con la matita che può essere cancellata.

Dobbiamo incrociare le dita per loro, incoraggiarli e pregare per il loro successo, ma la loro prossima prova è più difficile. Ora devono sapere cosa fare con il nuovo linguaggio che hanno imparato, e forse lasciato in eredità. Adesso devono sapere non solo come si scrive, ma anche cosa scrivere.

Se in prima elementare hanno imparato che hanno potere, che possono influenzare, che non tutto è perduto, che non tutto è nelle mani di una manciata di politici cinici e autoreferenziali, adesso devono imparare come utilizzare questo potere che hanno accumulato così rapidamente. È tempo di formulare gli obiettivi e formare una leadership. Il primo obiettivo è fondamentale, il secondo meno, al momento.

Fino ad ora i mezzi hanno giustificato il fine. In una società così accondiscendente, indifferente e sonnolenta, anche il semplice scendere in piazza giustifica qualsiasi causa. La ripresa impressionante ha già centrato dei risultati, ma tutto questo verrà spazzato via dal vento ed evaporerà, a meno che non passino subito al prossimo livello.

La causa della protesta – gli affitti troppo alti – è una materia che anche un primo ministro più onesto, civile e persuasivo dell'attuale non sarebbe in grado di risolvere con una semplice conferenza stampa. Rendiamoci conto che questo problema non può essere risolto da un giorno all'altro.

Stanchi di idiozie e inganni, i manifestanti hanno risposto in modo appropriato. Ma devono anche rendersi conto che è impossibile risolvere il problema tutto in una volta.

È un loro diritto, forse anche un loro dovere, chiedere la testa di Benjamin Netanyahu – un sentimento, questo, che ribolle sotto la superficie – ma non è sufficiente. Il loro esame di maturità è ancora lì davanti: lo sosterranno con la riduzione degli affitti a 1.000 NIS al mese o vogliono un altro stato per gli anni a venire?

Vogliono promuovere un movimento rivoluzionario – hanno già tirato fuori questa parola sporca e polverosa dalla soffitta – o saranno soddisfatti con un semplice intervento cosmetico? Perfino Netanyahu può provvedere all'intervento cosmetico, in un certo tempo.

Dopo che hanno imparato a scrivere è tempo di vedere se sono anche giovani autoindulgenti, o se invece hanno il coraggio e la pazienza di affrontare problemi davvero grandi e di proporre soluzioni e alternative.

Questo potrebbe minare la loro unità, ma la loro unità non deve diventare il fine. Potrebbe anche nascere una pubblica controversia e finire con un abbraccio muro-contro-muro, ma è l'unico modo di ottenere qualcosa.

È giunto il momento di mettere le mani sul fuoco e combattere per tutte quelle tematiche che fino ad ora hanno lasciato da parte – il bilancio per la sicurezza, gli insediamenti, l'occupazione, le violazioni della democrazia e il ruolo del capitale, senza le quali non può essere attuato nessun cambiamento, nemmeno ai costi dell'affitto.

Non saranno in grado di evitare questi argomenti, se vogliono avere un senso. Non avrebbero dovuto insistere, in tal caso. Il fuoco brucerà dolorosamente, il consenso affettuoso terminerà.

Alcuni se ne andranno arrabbiati, ma ehi, la protesta non è un pic-nic. Se vogliono un altro Paese, e non semplicemente un nuovo appartamento, questa è la loro missione. Se perdono questa opportunità, non ne arriverà un'altra molto presto. Per questo guardiamo a loro con così grandi aspettative.

Benvenuti in seconda elementare.

 

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