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Saturday, 03 December 2011 08:17

Mea Shearim, le tensioni della società israeliana
di Mikaela Levin

Uno sguardo al quartiere ebreo ultra-ortodosso di Mea Shearim a Gerusalemme lascia intravedere le divisioni nella società israeliana.

Appena dieci minuti a piedi dalla Città Vecchia e dal centro di Gerusalemme c’è un quartiere che sembra sia rimasto incontaminato dalla vita moderna. Le facciate degli edifici sono vecchie e sporche. Le strade sono strette come vicoli, piene di uomini e donne vestiti di nero. Appaiono tesi mentre si affrettano, ignorando chiunque sembri alieno alla comunità.

I muri della cittadina ricordano ai turisti che non sono i benvenuti. I cartelli all’entrata del quartiere dicono: “I gruppi che passano attraverso il nostro quartiere offendono gravemente i residenti. Si prega di porvi fine”. O ancora, “Si prega di non disturbare la santità del nostro quartiere e del nostro stile di vita di ebrei profondamente devoti a Dio e alla sua Torah”. Ci sono inoltre cartelli che descrivono come dovrebbe essere il modesto abbigliamento per donne e ragazze: maglia chiusa a maniche lunghe, gonna lunga; niente pantaloni o capi attillati. 

Mea Shearim è il quartiere ebraico più antico fuori dalle mura della Città Vecchia di Gerusalemme. È stato costruito nel 1874 da cento persone che riuscirono ad unire le proprie risorse per comprare un pezzo di terra in un’area non igienizzata, infestata dalla peste ed abitata solo da animali. Un architetto tedesco e due muratori — un ebreo residente a Gerusalemme e un cristiano di Betlemme — innalzarono le prime cento abitazioni. Oggi, Mea Shearim è un ghetto per ebrei ortodossi e ultra-ortodossi, nel cuore della decisamente europea Gerusalemme Ovest. 

A Gerusalemme Ovest, i giovedì sera segnano un divertente inizio del weekend — le famiglie e le coppie escono a mangiare nei ristoranti e i giovani assaltano i bar. Ma a Mea Shearim sembra che nessuno abbia voglia di una passeggiata; le persone camminano in direzioni ben precise e pare che non abbiano molto tempo. Gli uomini non guardano le donne e tutti guardano in basso quando si avvicina loro qualcuno che non è del posto. E in una comunità omogenea come questa, non è difficile individuare i turisti. 

Camminando lungo la strada commerciale principale si sente parlare inglese, francese, ebraico, yiddish e persino spagnolo. Alcuni degli attuali residenti sono arrivati nel corso degli ultimi anni ed altri, i più ortodossi e i membri di un piccolo gruppo anti-sionista, si rifiutano di parlare ebraico. Non riconoscono lo Stato d’Israele e, così, non riconoscono la sua lingua ufficiale. Non sono la maggioranza, ma lasciano il segno. Guardando più da vicino e ad alcuni angoli, si notano piccoli cartelli che richiamano al riconoscimento della città di Gerusalemme come capitale indivisibile della Palestina.

A differenza di altri quartieri di Gerusalemme e d’Israele, Mea Shearim non espone le bandiere israeliane sulle finestre o sulle porte. Il simbolo che contrassegna il quartiere è il giudaismo, non il nazionalismo. Le librerie sono completamente devote alla religione. Sono disponibili artigianato ebraico e cibo kosher. I negozi d’abbigliamento offrono una ristretta varietà, la maggior parte dei vestiti sono neri ed hanno lo stesso aspetto. 

Molti dei residenti di Mea Shearim rifiutano la tecnologia moderna, così ricorrono alla tipografia. Su ogni palazzo, cartelli bianchi con lettere ebraiche in nero invitano gli abitanti a matrimoni ed incontri, e annunciano la morte dei membri della comunità. I cartelli avvisano i residenti sui cambiamenti nel quartiere e su altri eventi sociali. 

Mea Shearim non è solo un luogo pittoresco. Rappresenta la crescente e visibile divisione esistente tra le comunità ebraiche ortodosse e il resto della società israeliana. Rappresenta anche le divisioni all’interno della stessa comunità ortodossa — mentre alcuni degli abitanti di Mea Shearim non sono o sono anti-sionisti, molti degli ebrei ortodossi di Israele sono nazionalisti religiosi. 

Oggigiorno, il gruppo ortodosso è il più grande settore in crescita demografica del Paese. Hanno poco in comune con l’immagine di una nazione moderna e occidentale che Israele tenta di esportare.  Poiché i gruppi ortodossi stanno diventando sempre più visibili e godono di più potere politico, chiedono dei cambiamenti al di fuori delle mura e dei confini dei loro quartieri e delle loro comunità. Il messaggio è lo stesso lasciato dal cartello a Mea Shearim: “Si prega di non disturbare il nostro stile di vita di ebrei profondamente devoti a Dio e alla Torah”.

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