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Pubblicato il 14 Agosto 2011

Giovani indignati e generali senza guerra, due volti del problema generazionale di Israele di Alfatau

L'agitazione sociale del "movimento delle tende" israeliano ha spostato l'attenzione dei media dai problemi geopolitici di Israele a quelli sociali, ma crediamo che sia importante rilevare che essi sono in realtà fra loro strettamente collegati.

Pochi osservatori infatti hanno rilevato che la protesta "delle tende" è esplosa in occasione della presentazione di un ambizioso piano pluriennale da parte delle Forze armate israeliane (Idf) col quale si richiedevano fondi straordinari per un quinquennio nel quale si vorrebbero potenziare le capacità di attacco e di manovra terrestre, si dovrebbero acquistare massicciamente i nuovi sistemi di intercettazione anti-missile, si dovrebbero allocare ampie risorse all'intelligence ed alla guerra elettronica.

Dinanzi alla protesta esplosa fra i giovani israeliani, che pone seri problemi in considerazione anche dell'importanza in Israele dei riservisti in occasione di possibili conflitti, si stanno valutando ipotesi diverse, dal congelamento di questo piano ad un semplice rinvio alla prossima estate (2012), mantenendo però in opera gli investimenti nelle aree più critiche, quali l'addestramento ed i sistemi anti-missile. Ma l'aspetto determinante sta nei sommovimenti del mondo arabo, che stanno determinando nuove esigenze operative, secondo l'Idf.

In un lungo articolo, l'autorevole quotidiano israeliano Haaretz sviluppa un'interessante analisi della situazione militare dello Stato ebraico, che sottolinea, ad esempio, un nuovo elemento che si pensava oramai eliminato dal quadro delle tensioni medio-orientali: a causa della crescente instabilità dell'Egitto, infatti, le tribù beduine del Sinai, da sempre ostili allo Stato ebraico, avrebbero di fatto acquisito una sorta di indipendenza e si starebbero collegando al movimento Hamas, soprattutto alimentando flussi di armamenti verso Gaza ma anche offrendo ad Hamas l'opportunità di operare dal Sinai, che Israele sembra difficile possa colpire direttamente come è solito fare contro la Striscia di Gaza, trattandosi in questo caso di un territorio appunto egiziano, di un Paese quindi con cui lo Stato ebraico è anche formalmente in pace. La gravità di questa nuova situazione sarebbe arrivata al punto da spingere le Forze Armate israeliane (Idf) a pensare di ricostituire un comando apposito per quest'area, sciolto da oltre trent'anni.

Ma minacce non minori vengono dagli effetti che potrebbe avere in settembre nella Cisgiordania occupata la proclamazione dello Stato palestinese in sede Onu; così come gli effetti che la caduta del regime di Bashir Assad, che l'intelligence israeliana dà comunque per certa, potrebbe avere sulla situazione libanese. Per tacere del quadro iraniano, dove i sommovimenti in corso in vista delle elezioni presidenziali del 2012 non paiono garantire nemmeno la tranquillità su questo fronte. Se poi tutte queste componenti, vecchie e nuove, dovessero combinarsi, difficilmente lo Stato ebraico potrebbe permettersi di restare a guardare.

Ma quello che Haaretz sottolinea nell'articolo ricordato è che a questi possibili, drammatici appuntamenti, le Forze armante di Israele si avvicinano con un assetto dei vertici militari assai diverso dal passato.

"Con l'eccezione del notevole gruppo di vertice che include fra gli altri il vice-capo di stato maggiore Yair Naveh, il suo successore designato Gadi Eisenkot, il comandante del fronte operativo settentrionale Yair Golan, il capo dell'intelligence militare Aviv Kokhavi, Gantz (il capo di stato maggiore dell'Idf), è oggi alla guida di uno stato maggiore con relativamente poca esperienza bellica. Nelle Forze armante israeliane resta un solo generale che abbia partecipato alla guerra della Yom Kippur, ma la questione più importante è che quando si giunge al tipo di conflitto che l'Idf ha incontrato dopo il 1973, ovverosia attività anti-terrorismo e operazioni che non raggiungono il livello vero e proprio di guerra aperta, solo alcuni dei generali odierni hanno partecipato direttamente e sempre a livello inferiore al comando di compagnia.

L'Idf ha dunque perso la generazione intermedia, un gruppo di comandanti di brigata e di divisione di fanteria e delle unità speciali, la maggior parte dei quali dovrebbero oggi sedere intorno al tavolo dello stato maggiore. Negli incontri programmati che lo attendono nei prossimi mesi, Gantz potrebbe considerare di attingere direttamente alla nuova generazione e magari perfino di recuperare anche uno o due generali di stato maggiore oggi a riposo".

Come si vede, il problema del rinnovamento generazionale dello Stato ebraico non mette in discussione solo il suo modello sociale ma anche la sua celebratissima struttura militare.

riferimenti: A. Harel, "The IDF has one eye on Hamas, one eye on Syria", Haaretz, 12 agosto 2011

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