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16/12/2011

Israele e i coloni: bastone e carota
di Christian Elia

Nominato il nuovo comandante militare della regione centrale, inviso ai coloni, dopo gli ultimi eccessi

A tutto c'è un limite? Presto per dirlo, ma la nomina del generale Niztan Alon a comandante della Regione militare centrale d'Israele sembra un messaggio per i coloni. Un messaggio niente affatto amichevole, al punto che alcuni esponenti del movimento di occupazione illegale di terre palestinesi hanno parlato di una ''dichiarazione di guerra'' da parte del governo israeliano.

Alon, infatti, è considerato un nemico dei coloni. La sua casa, spesso, è oggetto di manifestazioni e lui di attacchi a mezzo stampa e improperi vari sulle radio che raccolgono lo sfogo dei coloni. La Regione militare ha, tra le altre, competenza in materia di ordine pubblico in vaste aree della Cisgiordania, nella cui giurisdizione rientrano alcune tra le aree più calde della regione per via delle continue occupazioni di terre che le Nazioni Unite assegnano al futuro stato di Palestina.

Le colonie in Israele sorgono dopo la Guerra dei Sei Giorni del 1967. Al termine delle rapide operazioni militari, l'esercito israeliano conquista e occupa ampie zone di territorio. Tutta la zona del Sinai sul fronte egiziano e la zona della Cisgiordania, o Samaria e Giudea come viene chiamata dai coloni, secondo l'antico nome biblico, divennero israeliane.

Il primo atto di colonizzazione si verificò nel 1968 ad opera di un rabbino ultraortodosso e estremista di nome Moshe' Levingher che fondo' una colonia religiosa presso Kiryat Harba' (la Tomba dei Patriarchi), che si trova nei pressi di Hebron, sito antico citato dalla Bibbia.

Il gruppo di Levingher si rafforza con la Guerra del Kippur del 1973 e, nel 1974, fonda l'organizzazione di Gush Emunim (l'Unione dei Fedeli o Gruppo dei Fedeli) che opera per la maggior parte nella Cisgiordania e nei dintorni di Gerusalemme. In quel primo periodo, complessivamente tra Cisgiordania e Gaza, si può dire che c'erano più di 5mila coloni. Oggi vivono nelle 120 colonie intorno a Gerusalemme 230 mila coloni. E a Gaza, in venti insediamenti, ne vivevano 7.500, sgomberati nel 2005 per decisione del governo israeliano dall'allora premier Ariel Sharon.

Le tensioni tra i coloni e Alon, che fino alla nuova nomina è stato comandante della brigata Giudea e Samaria, ha raggiunto il picco nel mese di luglio, quando un gruppo di giovani lo ha aggredito al Tapuach Junction, un checkpoint importante presso l'ingresso meridionale di Nablus, e un gruppo di giovani ha circondato il veicolo di Alon, colpendolo con calci e chiamando l'ufficiale "traditore". La moglie, inoltre, è una nota attivista anti-occupazione.

La scelta non è casuale: il governo israeliano, da anni, gestisce in modo ambiguo il dossier coloni. Li usa (agevolazioni fiscali, servizi di qualità, finanziamenti) in chiave strategica, utilizzandone la presenza in zone ritenute strategiche, ma quando le pressioni internazionali si fanno pesanti, a fronte del costante allargamento delle colonie, fa un passo indietro tentando di mostrare una volontà di controllo del fenomeno. La nomina di Alon, con ogni probabilità, segue eccessi più gravi del solito da parte dei coloni, come l'assalto a una base militare israeliana e l'incendio di alcune moschee. Una nomina, però, non cancella quarant'anni di politica complice del fenomeno violento e aggressivo dei coloni e non chiarisce, una volta per tutte, che il diritto internazionale non è variabile di politica interna, ma dovrebbe essere un dovere.

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