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26 luglio 2011

Nella casa dei senza diritti
di Luciana Cimino

Presidi sotto i Cie di tutto il Paese, promossi da Federazione della Stampa e Ordine dei Giornalisti, per protestare contro l’assurda circolare del ministro Maroni che dal primo aprile nega l’accesso in tutte le strutture «al fine di non intralciare le attività rivolte ai migranti». Un paradosso. Che impedisce ai cittadini di sapere cosa avviene lì dentro, come e in che modo le libertà individuali sono sospese o negate.

«La situazione è esplosiva - racconta Rosa Calipari - c’è tensione e ansia e il prolungamento a 18 mesi della detenzione non fa che peggiorare le cose, è rischioso per i migranti e per le forze dell’ordine che ci lavorano». Gli immigrati, in gran parte nord africani, non sanno quale sarà il loro futuro, vivono, secondo le loro stesse parole riportate dai deputati, «un tempo fermo», aggravato dal fatto che non hanno neanche le attività previste da un normale carcere, per esempio, il biliardino o la lettura: tutto vietato per motivi di sicurezza, potrebbero incendiare le pagine. Non gli rimane altro che sostare in attesa di riconoscimento e rimpatrio forzato.

«In carcere si sta meglio - dice Livia Turco - è questo l’aspetto più vergognoso e drammatico, questa legge è solo disumana e inefficace». «La maggioranza - nota Andrea Sarubbi - in queste settimane si è preoccupata oltremodo della carcerazione preventiva, perché c’era uno di loro coinvolto, questa della povera gente come la vogliamo chiamare? Non è detenzione senza aver neanche commesso un reato? È da paese civile?».

Per Furio Colombo «la legge è un pasticcio irrazionale per far piacere a immaginari elettori del centrodestra che non sono così persecutori come il Ministro dell’Interno. È ingiusta per chi la deve far eseguire ed è ingiusta per chi la subisce. È un monumento alla distruzione della Costituzione». Dopo il successo dei presidi in tutta Italia la volontà è quella di continuare la mobilitazione permanente, coinvolgendo i cittadini. Ma per prima cosa bisogna creare un pool di avvocati disposti a patrocinare gratuitamente le cause dei singoli migranti e uno di giornalisti che monitori costantemente i Cie.

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