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07 Aprile 2011


*Nel 2005, il presidente Abbas ha riorganizzato le forze di sicurezza in 6 entità: sicurezza preventiva (4000 addetti), responsabile per il terrorismo interno e monitoraggio sui gruppi di opposizione, sotto l’autorità del Ministro degli Interni, che riporta al Primo Ministro Salam Fayyad; l’intelligence,  il GIS (4000 addetti), sotto diretto controllo di Abbas; la NSF (forza di sicurezza nazionale), 7000 uomini equipaggiati e formati dagli USA, sotto l’autorità di Salam Fayyad, tra cui 2000 uomini dell’intelligence militare e 2500 della Guardia presidenziale. E infine la polizia palestinese civile (8000 uomini) supportati dal programma europeo EUPOL-COPPS.

Territori Palestinesi: Come Zittire La Libera Informazione
di Barbara Antonelli

Gerusalemme 07 Aprile 2011 – Nena News – Diminuisce la libertà di espressione nei Territori palestinesi occupati. Abusi, atti intimidatori, arresti a danno degli operatori dell’informazione sono diventate pratiche sistematiche sia nei territori amministrati dalla Autorità Nazionale Palestinese (ANP) che nella Striscia, dove dal 2007 c’è Hamas. Un trend che nel 2010 è aumentato del 45% rispetto all’anno precedente, secondo la ONG palestinese MADA (Centro per lo sviluppo e le libertà dei media). E che si somma ai 139 casi di violazioni a danno dell’informazione, perpetrati dalle autorità israeliane.

Muhannad Salahat è un giornalista freelance e video maker. Il 28 marzo 2010 è stato arrestato dai servizi di intelligence della ANP (il GIS), mentre rientrava da Amman in Cisgiordania: detenuto per 14 giorni a Gerico, senza alcuna accusa specifica, solo per aver realizzato documentari per Al Jazeera (stava preparando un documentario sull’ANP) e per la sua appartenenza ad un gruppo Facebook sul quale si discute della corruzione dell’Autorità Palestinese. Quando ad aprile è tornato in libertà, in possesso delle sue apparecchiature, uno dei laptop era danneggiato e le ore di “girato” rimosse dalla sua videocamera.

Il suo caso è uno dei 7 documentati dalla ricerca di Human Rights Watch, pubblicata questa settimana:  un report di 35 pagine che mette in luce come le forze di sicurezza della ANP abbiano picchiato, usato violenza e illegalmente arrestato giornalisti, confiscando anche i dispositivi tecnici, le apparecchiature di lavoro e proibendo loro di lasciare i Territori occupati. In 4 sui 7 casi analizzati, si tratta di i giornalisti “percepiti” come simpatizzanti della fazione rivale, Hamas. Negli altri 3, di addetti all’informazione classificabili come “indipendenti” cioè critici sia di Hamas che della ANP.

La situazione non è diversa a Gaza, dove recentemente, in occasione delle manifestazioni per l’unità e la riconciliazione nazionale organizzate a marzo, la sicurezza interna di Hamas ha violato il diritto di libertà di stampa dei giornalisti: il 19 marzo, 15 ufficiali di Hamas hanno assalito gli uffici dell’agenzia Reuters a Gaza, picchiato i giornalisti, distrutto i computer. Un reporter della stazione radio Al Quds, ha riferito ai ricercatori di HRW di essere stato minacciato, insultato e detenuto per più di un’ora, lo scorso 27 marzo, dopo aver mandato in onda un servizio che criticava i dirigenti sanitari di Hamas.

Gli abusi da parte delle forze di sicurezza sono il sintomo delle divisioni politiche interne e delle tensioni tra i due poteri, mette in luce la ricerca; tanto è vero che in Cisgiordania gli obiettivi sono i giornalisti sospettati di lavorare più o meno apertamente per TV, stazioni radio, carta stampata che in qualche modo propendono per Hamas o altri gruppi come la Jihad Islamica, o che sono semplicemente critici dell’ANP. Così l’ANP ha fatto con il settimanale al-Risala, il quotidiano Al-Falastin, la stazione TV al-Aqsa, già a partire dal 2007, dopo che Hamas ha preso il controllo della Striscia. Nel 2009 ha chiuso gli uffici di Al Jazeera (sia inglese che arabo), dopo che un commentatore aveva fatto riferimento, in un reportage, al possibile coinvolgimento di un rappresentante dell’ANP nella morte di Arafat.

In Cisgiordania le due forze di sicurezza maggiormente responsabili degli abusi sono la polizia di sicurezza preventiva e i servizi di intelligence (GIS)*. La prima, ha anche il potere di arrestare e gestire centri detentivi, solo dal 2007 però, dopo un decreto del Presidente Abbas che le ha conferito tali poteri. Sono le due forze di sicurezza, che secondo i dati dell’International Crisis Group, ricevono maggiori finanziamenti dai governi stranieri. Solo gli Stati Uniti, dal 2007 al 2010, hanno investito 392 milioni di dollari nelle forze di sicurezza dell’ANP. Entrambi i corpi sono responsabili di almeno 200 violazioni a danno di palestinesi nel 2010 (non solo giornalisti), si legge nel documento, e in un solo caso – secondo HRW- un addetto della sicurezza è stato giudicato e punito per detenzione arbitraria. La richiesta delle ONG palestinesi che monitorano i diritti umani in Cisgiordania, è quella che entrambi i corpi siano sottoposti alla giurisdizione delle corti civile, mentre ordini di arresti vengono emessi da autorità giudiziarie militari, anche quando si tratta di custodia di civili. Nonostante a partire dal 16 gennaio 2011, le corti militari abbiano annunciato di cessare qualsiasi giurisdizione sui civili, la ONG Al Haq, ha identificato decine di casi – alla data di marzo –  in cui sono ancora le forze di sicurezza  a detenere civili e le corti militari a emettere ordini di arresto contro di loro.

La combinazione tra incremento degli abusi e impunità da parte di chi li commette, riduce la libertà di espressione  e porta a quello che il direttore di MADA, Musa Rimawi,  definisce come “fenomeno dell’autocensura”. Opinione condivisa dai giornalisti intervistati da HRW, che hanno dichiarato di “evitare certi argomenti, per evitare intimidazioni”.

Il governo di Haniyeh a Gaza ha più volte vietato la distribuzione di quotidiani stampati in Cisgiordania o Gerusalemme Est, come al-Ayyam, al-Hayatal Jadida e al-Quds. Un divieto rafforzato da Israele che ha proibito l’ingresso di qualsiasi giornale nella Striscia a partire da metà del 2009 (divieto rimosso nel 2010).  Nella Striscia, le forze responsabili degli abusi, entrambi sotto il controllo del Ministero degli Interni, sono la polizia e la sicurezza interna (ISF o al-Amnu al- Dakhili), quest’ultima creata nel settembre 2007 sul modello della forza di sicurezza preventiva dell’ANP. Nel 2008 sono stati gli ufficiali della ISF a chiudere The Voice of the People, una stazione radio del Fronte di Liberazione Popolare della Palestina. Nell’agosto del 2009, anche l’agenzia Ramattan è stata costretta a chiudere gli uffici nella Striscia (in seguito riaperti). Secondo i dati di MADA, le autorità di Hamas sono responsabili di violazioni del diritto di stampa a danno di giornalisti, in almeno 33 casi documentati, nel 2010. Tra cui quello di Ibrahim Abrash, commentatore di spicco e ex Ministro della Cultura dell’ANP (dimissionario e rientrato a Gaza) nel governo di Salam Fayyad: gli è stato intimato di recarsi al quartier generale della ISF e promettere che non avrebbe parlato negativamente di Hamas. Cosa che non ha fatto.

O il caso di Nofouz Al-Bakri, di base a Gaza, corrispondente del giornale Al-Hayat al Jadida (vicino a Fatah), pubblicato in Cisgiordania: ha scritto articoli critici nei confronti di Hamas e diversi reportage sulle violazioni a danno dei diritti delle donne nella Striscia; è stata ripetutamente intimidita a febbraio, marzo e aprile del 2010.

Il Ministero dell’Informazione di Gaza, ha inoltre rilasciato regole precise per istruire i giornalisti  sui termini da adottarsi quando si riferiscono alle autorità: mai utilizzare “governo destituito”, ma “governo palestinese di Gaza”, “governo a Gaza” o “governo palestinese di Ismail Haniyeh”.

I sindacati dei giornalisti, in entrambi i casi, possono fare ben poco: il sindacato della stampa palestinese in Cisgiordania, nato nel 1978, non possiede né lo status né gli strumenti legali per proteggere i giornalisti vittime di abusi; può solo denunciarne i casi e organizzare proteste. A Gaza, il sindacato della stampa – secondo le ricerche di HRW – non è stato ufficialmente riconosciuto dalle autorità di Hamas, che anzi ne ha chiuso gli uffici e arrestato uno degli esponenti, Sani al-Ajrami, lo scorso ottobre. Nena News