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01 novembre 2011

Gb, convegno sul cyberspazio 
"No alle censure dei governi"

Il ministro degli Esteri britannico, William Hague, apre il vertice internazionale a cui partecipano rappresentanti di 60 nazioni, con un appello agli stati a non limitare per motivi politici l'uso del Web ai propri cittadini

LONDRA - No alla censura dei governi e alla limitazione delle libertà sulla rete. L'appello è del ministro degli Esteri britannico William Hague, che aprendo a Londra il convegno internazionale sul cyberspazio, ha messo in guardia i paesi che hanno approvato leggi contro la libera espressione su Internet.

"Noi dobbiamo sperare in un avvenire in cui Internet non sia più soffocato dal controllo degli stati 1e della censura, ma dove prosperino l'innovazione e la competizione e gli investimenti e lo spirito di iniziativa siano ripagati", ha detto Hague davanti ai rappresentanti di 60 paesi, fra i quali anche Russia e Cina.

"Noi ci opponiamo all'idea che sia accettabile il blocco di internet, dei server e dei media sociali da parte del governo di un paese in cui si sta verificando una sollevazione popolare", ha proseguito il ministro. 

"La libertà di espressione è il cuore del problema circa il futuro del cyberspazio", ha detto Hague, aggiungendo che Internet ha anche "accorciato le distanze tra i politici e i cittadini", rendendo più trasparenti i governi. Nonostante questo, "la libertà di espressione su Internet è minacciata" in quei Paesi che "reprimono gli oppositori politici". "L'ideale di libertà non può essere tenuta dietro le sbarre, non importa quando sia forte il chiavistello", ha concluso Hague.

L'obiettivo del convegno internazionale sul cyberspazio è ambizioso: dar vita a "un'agenda", un vademecum da seguire nel prossimo futuro. Perchè Internet è una risorsa ma allo stesso tempo è anche una minaccia, sicurezza nazionale inclusa. Il premier britannico, Cameron, intervenendo alla conferenza, ha spiegato di ritenere internet una "forza positiva" dal punto di vista "economico, sociale e politico". Poi però ha messo in guardia dai rischi del "cybercrimine", separando la questione dai ben più gravi attacchi compiuti di recente ai sistemi informatici del ministero degli Esteri. "Questi sono attacchi ai nostri interessi nazionali: sono inaccettabili. E noi risponderemo in modo altrettanto robusto come faremmo nel caso di ogni altro rischio alla nostra sicurezza nazionale.  Il nostro compito - ha concluso Cameron - è quello di trovare il giusto equilibrio: i governi non devono usare la sicurezza come scusa per la censura o negare ai loro popoli le opportunità che internet è capace di portare: i governi non possiedono la rete".

La frase di certo strizza l'occhio ai sostenitori del web libero. "Il pericolo più grave non sono i cybercriminali - ha detto ad esempio Wales - ma gli eccessivi interventi governativi". La soluzione pensata da Londra è allora questa specie di terza via tra l'inattività e un trattato internazionale in piena regola in modo da fissare alcuni paletti.