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06 luglio 2011

La notte della Rete e l’alba della democrazia?
di Guido Scorza

Novantamila internet-spettatori hanno assistito alle oltre tre ore e mezza di diretta web lungo la quale si è snodata la “Notte della Rete”, la manifestazione organizzata da Agorà digitale e decine di altri soggetti attivi nella tutela dei diritti fondamentali dei cittadini e degli utenti per ribadire l’invito all’Autorità Garante delle comunicazioni ad astenersi dall’adottare la delibera con la quale, domani, con la scusa di proteggere il diritto d’autore, minaccia di fornire al Palazzo uno strumento antidemocratico per spegnere Internet. Leader ed esponenti di tutti i principali partiti politici hanno aderito alla manifestazione e, moltissimi, vi hanno partecipato dal vivo, via Skype o con messaggi registrati. Antonio Di Pietro, Vincenzo Vita, Mario Staderini, Pierluigi Bersani, Nichi Vendola e Beppe Civati, solo per citarne alcuni, hanno ribadito il loro fermo convincimento che AgCom debba astenersi dal procedere al varo del regolamento e lasciare che ad occuparsi della questione sia il Parlamento. Il leader dell’Italia dei valori, Antonio Di Pietro, nel prendere la parola, in una sala gremita, ha raccontato il disarmante contenuto della sua corrispondenza con il Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni, Corrado Calabrò il quale da una parte riconosce l’ambiguità e complessità della disciplina della materia e dall’altra si mostra comunque convinto che all’Autorità “tocchi” darle attuazione. Perché mai un’Autorità indipendente dovrebbe dar seguito ad una perversa ed incomprensibile “commessa” non già del Parlamento ma del Governo? Non sarebbe più naturale e corretto che l’AgCom prendesse carta e penna e scrivesse al Parlamento, semplicemente, ciò che Calabrò scrive a Di Pietro, ovvero, che il famoso decreto Romani è stato scritto tanto male da non risultare attuabile senza rischiare di “spegnere la Rete”? Una la convinzione di tutti i partecipanti all’incontro: il diritto d’autore è solo una scusa ma la reale intenzione di quanti, sin qui, hanno imbeccato l’AgCom è quella di difendere anacronistici modelli di business e di creare, in Via Isonzo, la cabina di regia della web-televisione nella quale minacciano di trasformare Internet. E’ una mia antica paura che, sfortunatamente, esce confermata da quanto sta accadendo nelle ultime ore. La Rete, ormai, è diventata sul piano commerciale un concorrente pericoloso della televisione e sul piano politico un efficace strumento di aggregazione e mobilitazione capace di togliere alla TV ed ai giornali il primato sull’orientamento ed il controllo delle masse. I Lorsignori del Palazzo non hanno dubbi, pertanto, che l’informazione, la creatività e le idee, libere, on line, vadano controllate e fermate attraverso un’efficace regia politico-economica che, appunto, nell’Autorità, con la scusa della tutela del diritto d’autore, trova la sua sede ideale. Se Lorsignori vinceranno, avremo perso tutti. Il sogno – davvero vicino – di un’alternativa al tele-potere che ha sin qui governato il Paese sfumerà e riagguantarlo sarà difficile. Ora la notte – anche quella della Rete – volge al termine e non resta che sperare che, anche grazie alla straordinaria mobilitazione di oggi, tra poco assisteremo ad un’alba di democrazia.

L’Autorità potrebbe ancora tornare sui suoi passi e, con uno scatto di orgoglio che le varrebbe centinaia di punti in termini di autorevolezza e reputazione, dire al Parlamento che non se la sente di mettere sulla propria carta intestata norme inutili e liberticide che nel nome degli interessi economici di poco, sacrificano i diritti fondamentali dei più.

Stiamo per scoprire se tra qualche ora assisteremo ad un’alba di libertà o al tramonto della libertà.