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28 ottobre 2012

Cinquanta mesi

Da qualche giorno è in circolazione un appello che denuncia la gravità della situazione ambientale Secondo l’appello mancano poco più di quattro anni (cinquanta mesi) al superamento della soglia di un cambiamento climatico praticamente irreversibile. Il fattore tanto temuto è composto da due elementi: l’aumento più rapido del previsto del riscaldamento globale, che sta accelerando lo scioglimento dei ghiacciai al Polo Nord (non solo quelli marini ma anche quelli che poggiano sulle terre), e lo scioglimento degli strati superiori delle terre ghiacciate sottostanti (il permafrost) con conseguente immissione di metano nell’atmosfera. 

In Canada e in Groenlandia recenti ricerche (che dovranno essere estese alla Siberia) sono stati individuati oltre 150.000 fori nel permafrost dal quale fuoriesce il metano, gas che ha un potere riflettente molto più elevato dell’anidride carbonica e che quindi accelererà ulteriormente l’effetto serra. Perché gli scienziati firmatari dell’appello sono così preoccupati per quanto avverrà nei prossimi cinquanta mesi? Perché in questo periodo brevissimo sarebbero ancora teoricamente possibili degli interventi radicali di riduzione delle emissioni di anidride carbonica causate da attività umane, mentre una volta avviata la fuoriuscita del metano nulla può essere fatto per bloccare questo fenomeno così fortemente inquinante. Chissà che opinione ha il governo Monti di questi meccanismi e se ha in serbo delle strategie per intervenire per scongiurare l’irreparabile. Di seguito un articolo scritto dai promotori dell’appello pubblicato dal Guardian guardian.co.uk e il testo dell’appello in italiano e in inglese.

Il punto di non ritorno del cambiamento climatico è vicino

L’incapacità del governo di affrontare i cambiamenti climatici è «pericolosissima e molto miope» poiché rimangono solo cinquanta mesi per evitare la soglia critica nella lotta contro il riscaldamento globale, denunciano oggi i responsabili delle campagne ambientali.

In una lettera al Guardian, e in un articolo più esteso nel supplemento, essi affermano che il riscaldamento globale continua ad essere la maggiore minaccia al progresso umano, ma condannano il fatto che questo problema ha perso di importanza nella agenda politica. I firmatari, che comprendono dirigenti importanti di Greepeace, Oxfam e l’Istituto delle donne, oltre alla stilista Dame Vivienne Westwood e l’altra responsabile della campagna ambientalista Bianca Jagger, denunciano il fatto che mancano solo cinquanta mesi al momento in cui diventerà improbabile che si possa prevenire un aumento sopra i 2 gradi centigradi. L’Inghilterra e l’Unione europea hanno deciso che il livello dei 2 gradi costituisce la soglia che il mondo non dovrebbe assolutamente superare.

Potremmo guadagnare così tanto se investissimo rapidamente e alla giusta scala in una moderna economia a basso contenuto di carbone, che non riuscire a fare ciò appare essere sia molto pericoloso che estremamente miope. Anzi, alcune recenti scelte politiche sembrano averci fatto arretrare: una parte sempre maggiore della stessa vecchia economia non è più in grado di funzionare. Creare posti di lavoro, sistemi energetici più sicuri e meno inquinamento, investendo massicciamente nell’uso efficiente dell’energia e un programma per espandere le energie rinnovabili, sono solo due dei passi più ovvi che produrrebbero benefici all’economia e all’ambiente.

I responsabili delle campagne affermano che la mancanza di azioni si contrappone ad un aggravamento, quest’anno, costituito da una perdita record di ghiaccia marini, una concentrazione di gas serra sopra l’Artico probabilmente ai livelli più alti degli ultimi 800.000 anni e ad una siccità che ha distrutto i raccolti e temperature record nel Midwest degli Stati uniti.

I firmatari hanno sottolineato al Guardian ciò che essi faranno di diverso durante i prossimi cinquanta mesi per impedire che venga superata la soglia e per spingere il governo e le opposizioni a fare lo stesso. Ruth Bond presidentessa della Federazione Nazionale degli Istituti per le Donne, cercherà di far acquisire ad ogni bambino delle capacità pratiche come il saper cucinare per affrontare l’obesità e saper distinguere il valore dei cibi, nonché saper coltivare le piante, cosa che permetterebbe loro di valutare correttamente l’ambiente naturale.

John Sauven, direttore esecutivo di Greenpeace, si è impegnato a realizzare più azioni dirette per proteggere l’Artico dalle perforazioni dirette ad estrarre il petrolio, mentre Westwood ha affermato che è necessario infiammare l’opinione pubblica e accusate i politici per la crisi.

Quest’ultimo intende esercitare delle pressioni sui politici, affinché dicano cosa faranno per «prendere al volo l’opportunità di svolgere azioni e di prevenire dei cambiamenti climatici catastrofici».

Abbiamo solo 50 mesi per affrontare i cambiamenti climatici

Quest’anno sono state registrate perdite eccezionali nei ghiacciai marini, nonché una concentrazione di gas serra sopra l’Artico ai livelli più alti degli ultimi 800.000 anni. Delle siccità tali da distruggere i raccolti e delle temperature altissime hanno bruciato la parte occidentale degli Stati uniti. Mentre, per nostra disgrazia, i cambiamenti climatici e la variabilità delle stagioni che li alimentano sono praticamente scomparsi dall’agenda politica proprio quando avrebbero dovuto occupare i primi posti. Ciò che ne consegue, quindi, è una delle maggiori minacce al progresso umano, mentre affrontarle potrebbe rappresentare una grande opportunità economica.

Potremmo guadagnare così tanto se investissimo rapidamente e alla giusta scala in una moderna economia a basso contenuto di carbone che non riuscire a fare ciò appare essere sia molto pericoloso che estremamente miope. Anzi, alcune recenti scelte politiche sembrano averci fatto arretrare: una parte sempre maggiore della stessa vecchia economia non è più in grado di funzionare. Creare posti di lavoro, sistemi energetici più sicuri e meno inquinamento, investendo massicciamente nell’uso efficiente dell’energia e un programma per espandere le energie rinnovabili, sono solo due dei passi più ovvi che produrrebbero benefici all’economia e all’ambiente.

Ci rimangono circa 50 mesi, poco più di quattro anni, prima di superare una soglia critica dell’andamento climatico. Al di la di questo limite, non sarà più “ possibile” per noi restare dalla parte giusta di un aumento di temperatura di 2 gradi centigradi, una soglia che l’Inghilterra e il resto dell’Unione Europea hanno affermato di non voler superare. Se noi non ci impegneremo nella giusta direzione, è difficile immaginare che tipo di incentivo chiederanno i paesi poveri per agire.

Noi tutti abbiamo sottolineato sul Guardian di oggi, supplemento cartaceo e su internet, che cosa noi riteniamo si debba fare di diverso nei prossimi 50 mesi. Noi chiediamo al governo e all’opposizione di dire che cosa essi intendono fare nello stesso periodo di tempo per cogliere questa opportunità di azione e per prevenire un catastrofico cambiamento climatico.

Ruth Bond Chair, National Federation of Women’s Institutes
Barbara Stocking Chief executive, Oxfam
Vivienne Westwood Designer
John Sauven Chief executive, Greenpeace
Sir Crispin Tickell Former UK permanent representative to the United Nations
Andrew Simms Fellow, New Economics Foundation
Peter Myers Co-founder, onehundredmonths.org
Juliet Davenport Chief executive, Good Energy
Bianca Jagger Council of Europe goodwill ambassador
Neal Lawson Chair, Compass
Prof Jayati GhoshEd Mayo Chief executive, Co-operatives UK
Caroline Lucas MP Green party
Catherine Howarth Director, Fair Pensions
Jeremy Leggett Chair, Solarcentury, SolarAid, and CarbonTracker
Rob Hopkins Founder, Transition Town Network
Tony Greenham Head of business and finance, the New Economics Foundation
Sarah Butler Sloss Founder director, Ashden
Prof Andrew Dobson Green House thinktank and Keele University
Dr Neil Jennings Student Switch Off campaign
Dr Joe Smith Open University
Molly Conisbee Former director of campaigns, Soil Association
Mark Boyle Author of The Moneyless Man
Saci Lloyd Author of The Carbon Diaries
Anna Coote Head of social policy, New Economics Foundation
Bibi Van Der Zee Author of The Protestor’s Handbook
Ruth Potts Co-founder, Bread, Print and Roses



The Guardian
Monday 1 October 2012

Just 50 months to tackle climate change

This year has seen a record loss of sea ice, and greenhouse gas concentrations above the Arctic at their highest point for possibly 800,000 years. Crop-wrecking droughts and record temperatures have scorched the US midwest. But, to our dismay, climate change and the weather volatility it fuels have fallen far down the political agenda when they need to be at the top. It remains, however, one of the greatest threats to human progress, and tackling it could be a huge economic opportunity.

There is so much to gain from investing with speed and scale in a modern low-carbon economy that the failure to do so appears both reckless and short-sighted. Some recent policies seem even to take us backwards. More of the same old economics will not work. To create jobs, more secure energy systems and less pollution, investing in a massive energy-efficiency drive and a programme to expand renewables are just two of the more obvious steps that could benefit the economy and the environment.

There are around 50 months left before we cross a critical climate threshold. After that, it will no longer be “likely” that we will stay on the right side of a 2C temperature rise – a line Britain and the rest of the EU has sworn not to cross. If we don’t do more, it is hard to imagine what incentive poor countries will have to act.

We have all outlined for the Guardian today – in G2 and online – what we intend to do differently in the next 50 months. Now we call on the government and opposition to say what they will do in the same time frame to grab the opportunity of action and prevent catastrophic climate change.

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