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10 aprile 2012

L’uomo verde dell’Assam

Questa è la storia di un uomo che a ridosso dei suoi 50 anni può vantare il fatto di aver riportato la fertilità in una zona del mondo che era stata devastata. Si tratta di Jadav Payeng, che praticamente da solo ha piantato e fatto crescere una foresta su un’enorme banco di sabbia nel bel mezzo del fiume Brahmaputra nel distretto Jorhat dell’Assam. Lo sforzo di Payeng, noto tra la popolazione locale come “Mulai”, dura da 30 anni, nel corso dei quali ha rimboschito una superficie di circa 550 ettari. Di recente il lavoro di Payeng è stato – giustamente! – definito come “esemplare” dal Forest Department dell’Assam.

L’opera di Mulai iniziò nel lontano 1979, anno in cui delle violente inondazioni distrussero quasi interamente l’areale forestale di Aruna Chapori, ad una distanza di 5 Km da Kokilamukhnel, nel distretto di Jorhat. All’epoca Mulai aveva 16 anni ed ora, che ne ha 47, racconta: «i serpenti sono morti per il caldo, perché non avevano nessun albero sotto cui ripararsi. Mi sedetti e piansi sopra le loro carcasse senza vita. È stata una carneficina, così ho allertato il dipartimento forestale e ho chiesto loro se in quel punto potevano crescere alberi. Non mi hanno saputo dire nulla, ma intanto mi hanno suggerito di fare un primo tentativo con i bambù e così ho fatto. Non c’era nessuno ad aiutarmi, nessuno era interessato». Tuttavia, dopo i suoi primi sforzi in solitaria, nel 1980 la divisione forestale del quartiere Golaghat varò un programma di messa a dimora di alberi su 200 ettari.

Gunin Saikia, funzionario forestale attualmente di stanza nel distretto di Sivsagar, ha ricordato che «Mulai è stato uno degli operai che hanno lavorato al nostro progetto, il quale fu completato dopo cinque anni. Egli però ha scelto di continuare a seguirlo, anche dopo il completamento, mentre gli altri hanno abbandonato». Mulai non solo ha curato le piante, ma ha continuato a piantare più alberi, ed il suo sforzo ha lentamente trasformando l’area in una grande foresta. «Questa è forse la più grande foresta nel mezzo di un fiume» ha dichiarato Saikia.

Il dipartimento forestale ha pianificato di lanciare un altro programma di piantagione quest’anno nella stessa zona, ha fatto notare Saikia, che non manca di sottolineare come vi sia ampio spazio per estendere la foresta di altri 1.000 ettari. Questa boscaglia, infatti, sta attirando un po’ tutti: non solo i turisti iniziano ad affollare in massa i boschi, ma anche un famoso film-maker britannico, Tom Robert, due anni fa vi si è recato per girare uno dei suoi film. E ciò significa, ovviamente, reddito alle popolazioni locali.

Ma tornando agli aspetti più “verdi”, va detto che la foresta, nota in assamese come “Mulai kathoni” o foresta di Mulai, è col tempo divenuta la dimora di quattro tigri, tre rinoceronti, oltre un centinaio di cervi e conigli, e poi scimmie e innumerevoli varietà di uccelli, tra cui un gran numero di avvoltoi. Un gruppo di circa 100 elefanti visita regolarmente la zona ogni anno e in genere vi rimane per sei mesi, e ben 10 piccoli d’elefante sono nati qui negli ultimi tempi.

Tra le specie vegetali, l’area annovera parecchie migliaia di essenze autoctone tra i quali il valcol, l’arjun, l’ejar, il goldmohur, il koroi, il moj e l’himolu. Ci sono anche alberi di bambù che coprono una superficie di oltre 300 ettari.

Gli sforzi di Mulai hanno catturato l’attenzione del dipartimento forestale solo nel corso del 2008 quando un gruppo di funzionari si recò alla zona in cerca di un branco di 115 elefanti che si era nascosto nella foresta dopo aver danneggiato alcune proprietà degli abitanti del villaggio a Aruna Chapori, a circa 1,5 km dall’areale verde.

«I funzionari sono stati sorpresi di vedere una foresta grande e fitta e da allora il dipartimento sta mostrando interesse per la sua conservazione, compiendo regolari visite al sito», fa notare Mulai, che nel frattempo si è costruito una piccola casa nei pressi della riserva dove vive con la sua famiglia che comprende moglie, due figli e una figlia. Mulai si guadagna da vivere vendendo il latte di mucche e bufali che alleva. Egli, però, avanza anche una critica. Il governo dello Stato, infatti, finora non gli ha fornito alcuna assistenza finanziaria per svolgere la sua “missione”, fatta eccezione per il dipartimento forestale che ogni tanto gli fornisce alberelli da mettere a dimora. Questo rimprovero potrebbe sembrare fin troppo “di parte”, se non fosse che la presenza di Mulai nei paraggi dell’area verde è davvero determinante per la tutela e salvaguardia delle specie animali e vegetali.

Ad esempio, come ricorda Atul Das, responsabile guardaboschi, «pochi anni fa i bracconieri hanno cercato di uccidere i rinoceronti che vivono nella foresta ma non sono riusciti nel loro intento poiché Mulai ha avvertito gli ufficiali del dipartimento e subito i nostri funzionari sono entrati in azione e hanno sequestrato vari strumenti utilizzati per catturare gli animali». Negli ultimi mesi Das, insieme ad altri del suo staff, si sono accampati nella zona al fine di prevenire o scongiurare qualsiasi tentativo da parte dei bracconieri di abbattere i rinoceronti.

Le cose, poco alla volta, si stanno mettendo molto bene per il futuro di questa zona. Infatti, Pranon Kalita, leader dell’Asom Jatiyatabadi Yuva Chatra Parishad (qui la pagina Facebook) del distretto di Jorhat, ha dichiarato: «stiamo convincendo il governo dello Stato ad avviare le misure necessarie per dichiarare la zona un piccolo parco della fauna selvatica». Kalita ha inoltre aggiunto che lo stesso B.K. Handique, originario di Jorhat, membro del Parlamento ed ex ministro, sarebbe sul punto di considerare la questione e portarla al dipartimento ministeriale preposto al fine di velocizzare la ridestinazione dell’area a parco faunistico.

Alla luce di tutto ciò, il cauto ma propositivo Mulai avrebbe affermato: «se il dipartimento forestale mi promette di gestire la foresta in un modo migliore di quanto ha fatto sinora, andrò in altre zone dello Stato per avviare progetti simili».

Tanti auguri a Mulai e ai suoi futuri progetti, allora!

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