http://www.greenreport.it
8 giugno 2012

Rio +20. Il processo negoziale già arranca Su oltre 200 punti non c'è unanimità
di Gianfranco Bologna

 Il processo negoziale che sta conducendo all'ormai imminente Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile (www.uncsd2012.org) che avrà luogo nei giorni 20-22 giugno prossimi a Rio de Janeiro, si sta dimostrando estremamente debole e deludente.

Il cosidetto "Third round of Uncsd informal consultations", la nuova sessione negoziale tenutasi nella sede Onu a New York dal 29 maggio al 2 giugno scorsi, si è ridotto, ancora una volta, ad un complesso negoziato non rispondente alle tante sfide e alle legittime aspettative che la grande conferenza Onu sullo sviluppo sostenibile richiederebbe. Ancor di più se consideriamo che tale Conferenza ha luogo in un momento storico così cruciale ed importante per tutte le società umane, più o meno coinvolte in una profonda crisi dell'intero sistema economico finanziario sin qui perseguito.

Il ben noto International institute for sustainable development (ISSD vedasi www.issd.org ) che da anni realizza uno straordinario servizio di informazione sugli andamenti di tutti i negoziati legati alla sostenibilità, con una pubblicazione quotidiana che segue tutti i fatti concreti che hanno luogo in ogni giornata di negoziato, dal titolo "Earth Negotiations Bulletin", ha definito il negoziato stesso "A mere shadow of the past" (una pallida ombra rispetto a ciò che ha avuto luogo nel passato).

Il testo attuale del negoziato, per intenderci quello che dovrà costituire il testo ufficiale di entrata della Conferenza e che, con le eventuali modifiche, dovrà essere approvato e costituirà il risultato della Conferenza stessa, ad oggi si compone, dalle iniziali 12 pagine del primo cosidetto "Zero draft" reso noto nel gennaio scorso alle attuali 82 pagine nell'ambito delle quali solo 70 paragrafi sono stati approvati mentre ben 259 presentano ancora parentesi quadre (il che significa che non vi è accordo sul testo tra i negoziatori).

Inutile dirvi che, anche se è già prevista una riunione negoziale prima delle date ufficiali della Conferenza, è impossibile "entrare" in una Conferenza come quella del 20-22 giugno, con soli tre giorni a disposizione e gli interventi di tanti capi di stato e di governo, con un testo che ha oltre 200 paragrafi sui quali non esiste unanimità e condivisione. E questo è certamente uno dei motivi per i quali si fanno sempre più ricorrenti le notizie circa importanti defezioni di leader politici alla Conferenza (come quelle di Obama o della Merkel).

Ed è anche inutile sottolineare che gli argomenti o le frasi che sono ancora oggetto di dibattito sono quelle più significative per quanto riguarda dichiarazioni esplicite o impegni precisi. 
Questo quadro purtroppo desolante si scontra terribilmente con i continui rapporti e documenti scientifici, sempre molto accurati e ricchi dei risultati delle ricerche che da decenni in tutto il mondo si stanno facendo per comprendere sempre meglio il pesante ruolo del nostro intervento sui sistemi naturali del Pianeta.

Il 6 giugno scorso il Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) ha reso noto il suo nuovo "Global Environmental Outlook (GEO-5)", l'autorevole assessment sullo stato e i trend dell'ambiente globale, (questo è il quinto da cui la sigla GEO-5), prodotto da un team di oltre 600 esperti che hanno collezionato ed analizzato i dati scientifici da ogni continente per fornire un quadro dettagliato dello stato di salute dei sistemi naturali della nostra Terra (lo potete scaricare dal sito www.unep.org/geo/pdfs/geo5/GEO5_report_full.en.pdf ).

Il rapporto documenta con chiarezza che, nonostante oltre 500 accordi internazionali su obiettivi e target per raggiungere una gestione sostenibile dei sistemi naturali e incrementare il benessere umano, il mondo continua a dirigersi su di una strada palesemente insostenibile. Il rapporto analizza in particolare 90 di questi obiettivi e solo su 4 di questi si possono registrare significativi progressi e si tratta della progressiva eliminazione delle sostanze che distruggono l'ozonosfera, la rimozione del piombo dai carburanti, un migliorato accesso ai servizi idrici e la spinta verso la ricerca per ridurre l'inquinamento degli ambienti marini (vedi la parte specifica dell'Outlook dedicata ai progressi verso gli obiettivi www.unep.org/geo/pdfs/geo5/Progress_towards_goals.pdf ).

Alcuni progressi si sono ottenuti per altri 40 obiettivi, come, ad esempio, l'incremento delle aree protette quali i Parchi Nazionali e gli sforzi per ridurre la deforestazione. 
Pochi o nessun progresso si sono registrati per 24 obiettivi, inclusi quelli sul cambiamento climatico, la sovrapesca, la desertificazione e la siccità. Ulteriori deterioramenti riguardano almeno altri 8 obiettivi, incluso lo stato delle barriere coralline, mentre non è possibile effettuare alcun assessment di altri 14 obiettivi per mancanza di dati.

Anche il "Global Environmental Outlook (GEO-5)"come tanti altri rapporti scientifici, indica con chiarezza che se l'umanità non cambia il suo attuale percorso di sviluppo, alcune soglie critiche nei sistemi naturali saranno superate, andando verso cambiamenti irreversibili e repentini che modificheranno le funzioni di supporto della vita che attualmente il Pianeta riesce a garantirci.

Se i nostri modelli di produzione e consumo delle risorse naturali, se i nostri impatti sugli ecosistemi e sulla biodiversità e se le modalità di gestione delle nostre economie, centrate sulla continua crescita materiale e quantitativa, continueranno senza essere profondamente modificati e reindirizzati, l'intera umanità si troverà ad affrontare livelli senza precedenti di distruzione e degrado.

I trend attuali con i quali continuiamo a gestire la complessa relazione tra i sistemi naturali e quelli sociali, sono oggi chiaramente insostenibili per il futuro.
GEO 5 richiede che vengano indicati con urgenza un set di ambiziosi target di sostenibilità da raggiungere entro la metà di questo secolo; si tratta di un percorso fattibile che può essere favorito, da subito, da ciò che si può concretamente cominciare a realizzare con iniziative che già oggi sono possibili e in taluni casi già in atto, come investimenti pubblici indirizzati alle filiere sostenibili, le contabilità ambientali che affiancano quelle economiche, il commercio sostenibile, le innovazioni tecnologiche, la creazione di capacità, la complessiva riduzione delle nostre impronte di carbonio, di acqua, di azoto ecc.

E' giunto il momento di liberarsi dalla paralisi dell'indecisione, riconoscere il grave stato attuale in cui ci troviamo e cogliere l'occasione di momenti molto significativi come la Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile di Rio de Janeiro, per indirizzare le società umane in percorsi concreti di sostenibilità.

Le evidenze scientifiche mostrano che il Sistema Terra è ormai spinto dalla continua pressione della nostra specie verso i suoi limiti biofisici e cominciano ad esservi delle evidenze che questi limiti sono ormai molto vicini e, in diversi casi, sono stati già sorpassati.

GEO - 5 ricorda che la comunità scientifica internazionale che studia la dinamica dei sistemi naturali ed i suoi cambiamenti globali, analizzando e registrando l'impatto che l'attività umana esercita su di essi, ha dimostrato che l'intervento umano sui sistemi naturali del Pianeta è paragonabile alle grandi forze geologiche che hanno modificato e plasmato da sempre la nostra Terra, nei suoi 4.5 miliardi di anni di esistenza.

Non è quindi un caso che, sin dal 2000, il premio Nobel per la chimica, Paul Crutzen, abbia proposto di definire Antropocene il periodo geologico che va dalla Rivoluzione Industriale ad oggi, un piccolo battito di ciglia nella storia della Terra, proprio a dimostrazione del ruolo dominante e pervasivo ormai esercitato dalla specie umana. E, come abbiamo già visto nelle pagine di questa rubrica, il concetto di Antropocene è stato richiamato persino nelle copertine di magazine di fama internazionale, come "The Economist" e "Time".

E, come ho avuto modo già di scrivere in queste pagine, a fine marzo 2012 la comunità scientifica che si occupa dei cambiamenti globali, l'autorevole Earth System Science Partnership (ESSP), nell'ambito della più grande organizzazione scientifica mondiale, l'International Council for Science (ICSU) (vedasi www.essp.org e www.icsu.org) , ha realizzato una grande conferenza dal titolo "Planet Under Pressure", durante la quale è stato fatto il punto delle conoscenze sin qui acquisite (vedasi www.planetunbderpressure.net ).

La conferenza si è conclusa con uno "State of the planet declaration", dove si sottolinea che il funzionamento del sistema Terra, grazie al quale è stata possibile la civilizzazione umana, è oggi a rischio. Senza azioni urgenti la disponibilità di acqua, di cibo, di biodiversità e di altre risorse fondamentali, sarà sempre più a rischio e ciò intensificherà le crisi economiche, ecologiche e sociali, creando le potenzialità per il verificarsi di emergenze umanitarie su scala globale.

Per finalizzare al meglio il negoziato di Rio resta ancora la 3° riunione del cosidetto Preparatory Committe dal 13 al 15 giugno prossimi e poi la Conferenza stessa dal 20 al 22. Il tempo che resta per chiudere un accordo degno dell'urgenza richiesta dai dati della comunità scientifica è oggettivamente ristretto, ma è indispensabile uno straordinario colpo d'ala per rendere Rio un successo e tutti noi ce lo aspettiamo per il nostro futuro e quello delle generazioni che verranno.

top