http://dorsogna.blogspot.it/2012/09/la-shell-nellartico.html
http://www.informarexresistere.fr
18 settembre 2012.

firma qui: No one has demonstrated the ability to effectively clean up a major oil spill in the Arctic, and the damage from such a spill could be catastrophic Ocean Conservancy

La Shell nell’Artico
di Maria Rita D’Orsogna

Sono mesi che se ne parla ormai.

La Shell – non felice di avere distrutto la Nigeria – passa all’Artico con le trivelle nel Chukchi Sea, a 70 miglia dalla riva d’Alaska. Notare le 70 miglia, oltre 110 chilometri.

Dopo mesi e mesi di proteste, problemi e interrogativi irrisolti, finalmente, hanno iniziato, domenica 9 Settembre 2012 con il primo pozzo di petrolio in Artico da 20 anni alla ricerca di petrolio dal giacimento “Burger”. Il loro proponimento era di trivellare almeno due pozzi esplorativi di qui alla fine di Ottobre 2012.

Prezzo dell’operazione?
4.5 miliardi di dollari.

In realta’ volevano iniziare molto tempo prima, all’inizio dell’estate, ma questo non e’ stato possibile a causa dell’inusuale volume di ghiaccio in zona, che ha reso pericolose le operazioni.

Oltre al ghiaccio, la Shell a lungo non e’ stata giudicata capace di contenere incidenti in caso ce ne fossero. Hanno dovuto risistemare da zero la cosiddetta “Artic Challenger”, nave da contenimento costruita una decina di anni fa che doveva raccogliere i rifiuti petroliferi in caso di incidente. Soprattutto sono stati tartassati da ambientalisti da tutto il mondo che hanno cercato di ostacolarla in ogni modo.

Gli interrogtivi posti dalle trivelle Shell sono tanti – la delicatezza della zona e la difficolta’ in caso di incidente a separare il petrolio dal ghiaccio, le preoccupazioni degli Inupiaq, gli indigeni che vivono nella zona, per i mammiferi fra cui gli orsi polari, i trichechi, le balene e ucellei migratori,  l’erosione delle coste, e l’inquinamento prodotto.

Nessuno sa come ripulire l’Artico, se qualcosa dovesse andare male.

Ma niente da fare, la Shell va avanti.

Le trivelle pero’ sono durate un solo giorno come riporta il Los Angeles Times a causa del ghiacchio.

La piattaforma da dove si eseguivano le trivellazioni infatti – la Noble Discoverer – e’ stata costretta a sconnettersi dal punto di appoggio sul suolo marino a causa della comparsa di isolotti galleggianti e mobili di ghiaccio a 10 miglia dalla piattaforma stessa.

L’isolotto era di circa 30 miglia per 10 miglia di grandezza, e si e’ deciso per precauzione di fermare il tutto. Se il ghiacchio infatti si fosse incagliato nelle ancore sotterranee avrebbe potuto essere pericoloso.

Ma poco male. La Shell contava di continuare a trivellare dopo pochi giorni, a seconda di dove l’isolotto si sarebbe diretto.

Poi, un altro colpo di scena, oggi 17 Settembre 2012.

Come riporta il New York Times durante un testaggio a Puget Sound, al largo di Seattle, la nave di contenimento Artic Challenger, ha avuto altri problemi e riportato dei danni, e cosi’ hanno dovuto abbandonare ogni iniziativa trivellante almeno fino al 2013.

Infatti le domande sono troppo ovvie: se questa Artic Challenger non riesce a contenerre riversamenti in mare in condizioni di calma, d’estate, durante i testaggi, che ne sara’ mai di riversamenti veri, in tempesta, d’inverno, col il ghiaccio e il buio?

Possono pero’ riprovarci la prossima estate, e infatti per qualche settimana resteranno in Artico a fare i cosiddetti “top holes”, cioe’ buchi poco profondi utili per fare altri test.

E’ il terzo anno di fila che la Shell ci prova ed il terzo anno che qualcosa gli va storto.

Nel 2010 fu lo scoppio nel golfo del Messico, nel 2011 furono i ritardi nelle approvazioni per le emissioni di gas nocivi, ed adesso il ghiaccio.

Non e’ ben chiaro che tipo di problemi abbia avuto questa Artic Challenger quest’oggi, ma fra i vari guai finora ce ne sono stati di elettrici, di coordimanento di alcuni robot sottomarini che si sono incastrati nei cavi di ancoraggio della nave e adesso pare che i contenitori che dovevanno trattenere il petrolio o il gas in caso di scoppi accidentali sono difettosi e hanno perdite.

Il governo non ha fatto menzione di questi incidenti, e in tempo di elezioni, Obama ed il suo segretario dell’interno, Ken Salazar, hanno fatto i complimenti alla Shell.

Bella roba. Si vede che la poltrona gli piace pure ad Obama e che il golfo del Messico non gli ha insegnato niente.

Una semplice domanda: ma se tutti questi cambiamenti climatici continuano, e se i ghiacci continuano  a sciogliersi e gli isolotti galleggianti ad aumentare, come fanno a sapere che questi stessi cattivissimi isolotti di ghiaccio non ci saranno il prossimo anno, fra due, fra dieci e magai mentre la piattaforma e’ in funzione?

Mistero della fede.

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