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6 gennaio 2012

Dai caccia ai generali: ecco le spese da tagliare
di Umberto De Giovannangeli

Informare, non «demonizzare». Con una duplice avvertenza. dietro i numeri, in eccesso, vi sono persone, storie, percorsi di vita che meritano rispetto. Seconda avvertenza: ridurre le spese militari non significa smantellare uno dei pilastri delal politica di un Paese, la Difesa, ma orientare, selezionare, gli investimenti in funzione del ruolo che s’intende avere sullo scenario internazionale. Un ripensamento da collocare in una chiave europea, sviluppando,ad esempio, una politica di Difesa integrata euromediterranea, «modello Unifil», la missione Onu inSud Libano che si regge essenzialmente sul contributo di Italia, Spagna e Francia.

Un serio ripensamento va incardinato su dati. A partire dal dossier- sistemi d’arma. F35 e non solo. Di seguito, quelli più onerosi:

CACCIA F-35. L’Italia ha una commessa di 15 miliardi di euro per l’acquisto dagli Stati Uniti d’America di 135 caccia F-35 (costo unitario 124 milioni di euro).

EUROFIGHTER. L’ultima trance del programma (già spesi 13 miliardi di euro) per il caccia Eurofighter costerà all’Italia 5 miliardi di euro.

AEREI SENZA PILOTI: Il nostro governo intende acquistarne 8. Costo complessivo 1,3 miliardi di euro.

ELICOTTERI. L’Italia sta acquistando 100 nuovi elicotteri militari NH-90: costo complessivo 4 miliardi di euro.

NAVI DA GUERRA. L’Italia ha acquistato 10 fregate «Fremm» costo complessivo 5 miliardi di euro.

SOMMERGIBILI. Il nostro Paese sta acquistando 2 sommergibili militari: costo 1 miliardo di euro.

SISTEMI DIGITALI PER L’ESERCITO: Il progetto «Forza Nec» serve a dotare le forze di terra e da sbarco di un sistema di digitalizzazione. Solo la progettazione in atto costa 650 milioni. La stima di spesa complessiva è intorno a 12 miliardi di euro. Nel 2013, nel 2013 acquisteremo 249 blindati «Freccia per 1,6 miliardi. Nel 2015, 2 fregate antiaeree «Orizzonte » per altri 1,4 miliardi. Nel 2016 finiremo di pagare la portaerei Cavour e 4 sommergibili U-212 saldando i restanti 3,2 miliardi del finanziamento. Sul bilancio dello Stato, al momento, gravano 71 programmi di ammodernamento e riconfigurazione di sistemi d'arma, che ipotecano la spesa bellica da qui al 2026. Alcunedomandesono d’obbligo: sono tutte acquisizioni necessarie? E in rapporto a quale modello di Difesa e su quale visione del ruolo dell’Italia nello scacchiere internazionale?

Altra «anomalia» è la spesa per il personale: 2/3 del bilancio della Difesa. C’è il rischio, ha sostenuto in una intervista a l’Unità, l’ex capo di Stato Maggiore delle Forze Armate, generale Vincenzo Camporini, che l’Esercito si trasformi in uno «stipendificio ». Alcuni dati. L’organico attuale delle nostre Forze Armate conta

511 tra generali e ammiragli (69 sono i generali di Corpo d'armata: ossia più del doppio dei corpi d'armata attualmente operativi in Italia; Ce ne sono 50 tra Esercito, Aeronautica e Marina, 10 nell'Arma dei Carabinieri e 9 nella Guardia di Finanza);

2600 sono i colonnelli; 22.992 gli ufficiali; 71.837 i sottufficiali (di cui 55.974 marescialli, 15.858 i sertgenti) : un numero spropositato rispetto ai «comandati »: la Truppa volontari conta.

83.421 unità (di cui in servizio permanente 48.173; 35.248, in ferma prefissata). Ne risulta un organico con una età anagrafica molto avanzata e quindi poco incline all’operatività. «Tra un po’ avremo tutti generali e nemmeno un corpo d’armata.

Mandare a casa tenenti, colonnelli e marescialli lontani dall’età della pensione per assumere sergenti, come vorrebbe qualcuno, significa buttare via i soldi», rimarca il generale Fabio Mini, già comandante della missione Nato in Kosovo. Il paradosso emerge dalle missioni all’estero, che impegnano circa 7.435 tra uomini e donne, con evidente difficoltà a rispondere positivamente all’ipotesi di altre missioni.

Le spese per il personale si assestano sulla cifra di 9,4 miliardi euro (+0,9 rispetto 2010), quelle per l'addestramento segnano un -18% rispetto al2010 (pari a fondi inferiori di 320 milioni euro rispetto al 2010) mentre quelle per gli investimenti si fermano a 3,4 miliardi euro. Se noi volessimo rappresentare su un diagramma a torta l'andamento del bilancio funzione difesa italiano per l'anno 2011 vedremmo come le tre voci «personale», «addestramento » ed «investimenti» invece di avere un equilibrio ottimale del 40% per il personale e del 30% per le altre due voci, si rivela ancora squilibrato alla voce spese per il personale (65,8% del bilancio) lasciando uno scarso 10% per l’addestramento e il 24% per gli investimenti.

Quanto a spesa, l’Italia, è (dati Sipri) la decima potenza militare al mondo su 153 Paesi monitorati. Spendiamo, in termini complessivi, per l’apparato militare più dell’India, del Brasile, del Canada, d’Israele...( dati dello Stockholm International Peace Research Institute, Sipri). Quanto alla dimensione quantitativa delle Forze Armate (Esercito, Marina, Aeronautica), con 178.600 unità, l’Italia ha più militari della Gran Bretagna (177.00), della Germania (152.00), della Spagna (135.000). Significativa è anche l’analisi della spesa pro capite (spesa militare/popolazione) dell’Italia in rapporto ad altri Paesi economicamente più «solidi » del nostro. La nostra spesa pro capite è di 478 dollari, mentre quella del Giappone è di 332 dollari, quella della Germania di 411 dollari. Questo è il quadro della situazione. Il dibattito è aperto. La sfida è conciliare riduzione di spesa e maggiore funzionalità.❖

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