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5 gennaio 2012

Perché gli F-35 non servono
di Enrico Piovesana

“Per anni tutti i partiti presenti in parlamento hanno strenuamente difeso il folle programma militare F-35, sostenendo la necessità di spendere oltre 13 miliardi di euro per dotarci di 131 cacciabombardieri di ultima generazione e deridendo e insultando ogni nostra critica. Dopo che a metà dicembre il governo Monti, accogliendo un nostro ordine del giorno, si è impegnato a tagliare del 50 per cento questo programma, tutti sono saltati sul carro dei contrari, così da poter dire un giorno che sono stati loro a ottenete questo risultato”.

Luca Marco Comellini, ex militare dell’aeronautica e segretario del Partito per la Tutela dei Diritti dei Militari e Forze di Polizia (Pdm) – sostenuto in parlamento dai radicali del gruppo Pd come Maurizio Turco, cofondatore del Pdm – spiega a E online perché il programma di riarmo Joint Strike Fighter, sottoscritto nel 1996 dal governo Prodi, può essere quantomeno dimezzato senza compromettere la difesa aerea nazionale.

“L’adesione dell’Italia al programma F-35 non ha nulla a che fare con reali esigenze della difesa, ma solo con gli interessi della politica e di Finmeccanica, per cui questo affare significa commissioni sicure dallo Stato, accesso a tecnologia estera avanzata e opportunità di riqualificazione del personale”.

“Porre fine o almeno ridimensionare la nostra partecipazione al programma Jsf è fattibile non solo perché, come noi andiamo dicendo da anni, non esistono penali da pagare: c’erano nella fase di sviluppo, ormai conclusa, non per quella di produzione. Ma soprattutto perché l’Italia non ha bisogno di questi costosissimi velivoli”.

“La nostra flotta aerea da guerra conta una cinquantina di nuovissimi Eurofighter, che nel giro di pochi anni saliranno a 96, una sessantina di Amx, una settantina di Tornado aggiornati, quindici F-16 americani in affitto e sedici Harrier a decollo verticale sulle due portaerei della Marina, anch’essi aggiornati. ‘Aggiornati’ significa che la loro vita operativa è stata prolungata almeno fino al 2025”.

“I 131 caccia F-35 in programma dovrebbero rimpiazzare gli Amx, i Tornado e gli Harrier, ma di fatto sono solo i circa 60 Amx a essere realmente giunti a fine corsa. Da qui la nostra proposta di dimezzare il programma Jsf per farlo coincidere con le reali esigenze di ammodernamento del nostro parco aeronautico, già oggi sovradimensionato non solo rispetto ai nostri bisogni strategici, ma anche rispetto alle nostre risorse umane e logistiche”.

“I generali che si divertono a comprare nuovi giocattoli regalando soldi pubblici ai loro amici dell’industria bellica fanno i conti senza l’oste. Per far volare aerei come gli F-35 ci vogliono piloti perfettamente addestrati e soprattutto fiumi di cherosene. Peccato che in Italia ci siano meno di cento piloti operativi da caccia e che, per il caro-petrolio e per mancanza di fondi, le ore di volo complessivamente disponibili sono passate da 90mila a solo 30mila all’anno”.

“Oltre ad essere al di sopra delle nostre disponibilità operative, la scelta di dotarsi di una flotta di nuovi cacciabombardieri è assurda anche dal punto di vista strategico: il futuro della difesa aerea sono infatti i nuovi sistemi radar e missilistici e quelli dell’attacco aereo sono i droni stealth. Un caccia con pilota fa la differenza solo nel combattimento aereo: evenienza a dir poco rara”.

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