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9 giugno 2012

Forum Pace/La Siria apre i lavori, tra molti interrogativi
di Francesca Manfroni

“I lavori iniziano con un pensiero rivolto a quello che sta accadendo in Siria, e a tutte le altre terre insanguinate e dimenticate”, afferma Flavio Lotti presentando Mohammad Riad Shaqfa, leader dei Fratelli Musulmani siriani, creando stupore e disappunto tra molti partecipanti. L’apertura della plenaria del Forum mette subito in evidenza una delle sfide che il movimento per la pace deve affrontare: Come rispondere a chi, in contesti di conflitto, chiede l’interventismo militare “umanitario”?

Shaqfa – in Italia per una serie di incontri con le autorità italiane – chiede la parola per spiegare che il suo popolo sta lottando per “la libertà contro la dittatura” e che il suo movimento è al fianco dei siriani nella battaglia per un “futuro democratico”.

L’esponente della Fratellanza ripercorre la storia delle repressioni perpetuate dal regime Baath, dalla manifestazione pacifica dei giovani liceali di Hama nel 1964 allo sciopero generale indetto in protesta contro il massacro degli stessi studenti.

Da allora ad ogni richiesta di libertà e democrazia è seguita una strage di civili, passando per l’eccidio del 1982.

Migliaia di vittime che spiegano perché le manifestazioni di Daraa della primavera del 2011 si sono diffuse nel resto del paese: “Tutte pacifiche, tutte a mani nude”, insiste.

E’ il regime ad aver “diffuso la notizia della presenza di milizie armate, che però non sono altro che soldati regolari che hanno scelto di disertare per non uccidere la popolazione”, formando quell’Esercito Libero Siriano, “il cui unico scopo resta quello di difendere i civili”.

“Dopo la primavera tunisina ed egiziana, io stesso ho mandato una lettera al presidente per rivendicare quei cambiamenti che avrebbero potuto scongiurare i massacri” a cui il mondo sta assistendo: “ma Assad ha respinto con forza ogni richiesta”.

“Noi vogliamo uno Stato civile e democratico: è questa l’unica via per la Siria, e prendiamo ad esempio l’Europa, il cui sviluppo è stato legato proprio all’affermazione della democrazia”.

“I nostri paesi – ha proseguito l’esponente dei Fratelli Musulmani - sono arretrati per la presenza di dittatori che alcune potenze continuano ad appoggiare, motivo per cui chiediamo a voi governi europei di forzare la mano perché anche il nostro paese possa godere di libertà e convivenza pacifica”. 

“Chiediamo alle forze internazionali di intervenire per porre fine a questi massacri” e “a voi che partecipate al Forum di sollecitare in tal senso il vostro governo”, ha concluso Shaqfa, che è subito partito alla volta di Bologna, perdendosi quindi le numerose proteste che si sono levate dalla platea dei partecipanti alla plenaria del Forum.

Proteste sulla modalità: “Perché dare voce solo alla Fratellanza?” “Perché senza un confronto? “E senza condividere la scelta di dedicargli uno spazio?”, ma soprattutto “Perché quando si parla di intervento a favore della popolazione civile si parla di armi?”.

Nel corso dei lavori la vera contestazione si concentra sui contenuti: “Difficilmente troveremo i Fratelli Musulmani nel libro di storia del pacifismo internazionale”, ha osservato Marescotti di Peacelink, citando uno degli ultimi articoli di Alberto Negri sul Sole 24 Ore, in cui il giornalista afferma che oggi i Fratelli musulmani devono essere considerati gli “alleati oggettivi” degli americani, che per isolare l'Iran sciita e il suo alleato siriano puntano su un fronte musulmano sunnita dal Mediterraneo alle monarchie del Golfo”.

“Dobbiamo stare dalla parte delle vittime, non schierarci con una delle parti in conflitto”, gli ha fatto eco Alessandra Mecozzi (responsabile internazionale Fiom), mentre per Patrick Boylan (Rete No War Roma e Cittadini Statunitensi per la pace e la giustizia) l’intervento del leader della Fratellanza non è che l’ennesimo episodio di “manipolazione a cui siamo sottoposti, perché la vera opposizione è pacifica e di sinistra”, mentre Shaqfa rappresenta un gruppo di opposizione che in accordo con l’intelligence americana vuole convincere l’opinione pubblica internazionale della necessità di ricorrere alle armi per “salvare il popolo siriano”.

“Non ci sono guerre umanitarie”, prosegue Boylan sottolineando come "l’amministrazione Obama abbia appena elaborato un documento che legittima l’intervento militare umanitario”.

“Serve un osservatorio sui mass media che impedisca che l’informazione diventi uno strumento per creare le premesse per fare la guerra”, ma soprattutto bisogna dire “no a una Nato globale”, alla creazione di quel “poliziotto mondiale” decisa nell’ultima riunione dell’Alleanza Atlantica a Chicago.

“L’art.11 della Costituzione vieta ogni intervento militare che non sia finalizzato alla difesa dell’integrità territoriale” ed è proprio in virtù di questo principio fondamentale che l’Italia dovrebbe uscire dalla Nato.  
 

 

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