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31 luglio 2012

La forze dell’ordine lasciano la Cae occupata

Un’azione di protesta pacifica e simbolica, l’occupazione di una parte della Città dell’altra economia (Cae), per aprire almeno un dialogo con l’amministrazione comunale. L’obiettivo del Comitato di sostegno alla Città dell’altra economia è stato in un primo momento brutalmente respinto dal Comune di Roma. L’occupazione è stata organizzata martedì 31 luglio mattina ma nel pomeriggio è già arrivata la «risposta» del Comune, tutta costruita – ancora una volta -  sul linguaggio dell’ordine pubblico. Agli occupanti è stato detto di abbandonare subito la Cae: erano presenti vigili urbani, agenti della polizia giudiziaria, alcuni funzinari del Comune, rappresentanti delle organizzazioni accusate dell’accordo sottobanco . Il Comitato di sostegno alla Città dell’altra economia aveva in programma una cena sociale. Il passaparola tra cittadini, movimenti, sindacati, partiti ha fatto presto il giro della città, «salviamo questo spazio pubblico dai mercanti e dalla destra». Grazie alla resistenza del gruppo di occupanti il Comune ha poi parzialmente «ceduto» concedendo 48 ore al presidio, durante le quali sarà probabilmente organizzato un incontro con l’amministrazione comunale.

Qui di seguito, l’appello e il messaggio diffusi questa mattina, prima dell’arrivo delle forze dell’ordine, dal Comitato di sostegno alla Cae. Intanto, la cena di martedì 31 si annuncia piuttosto partecipata. La richiesta del Comitato di sostegno alla Cae è chiara: «Portate solidarietà al presidio, partecipate, venite a Testaccio. L’ex mattatoio è uno spazio pubblico, un bene comune».

Pubblichiamo volentieri un appello del Comitato di sostegno alla Città dell’altra economia (Cae) e un messaggio dello stesso Comitato diffuso il 31 luglio in difesa di questo prezioso spazio pubblico di relazioni sociali altre. L’appello invita a mobilitarsi contro l’accordo sottobanco che alcune organizzazioni, tra cui Aiab Lazio, hanno realizzato con imprese di destra e con l’amministrazione comunale per la spartizione della Cae. Il messaggio diffuso questa mattina annuncia invece l’occupazione di un pezzo della Cae. Appello e messaggi invitano a una cena sociale contro la chiusura della Città dell’altra economia: martedì 31 luglio (dalle ore 20). La redazione di Comune-info ci sarà.

Città dell’altraeconomia: uno spazio pubblico per un economia solidale…. dove?

Le notizie di questi ultimi giorni sulla Città dell’Altra Economia (CAE) ci consegnano una prospettiva preoccupante. L’accondiscendenza con la quale Aiab Lazio, Agricoltura Nuova e la coop. 29 giugno hanno accettato un accordo sottobanco per la spartizione della CAE con settori economici legato all’assessorato ai Lavori Pubblici ed alla destra pone le basi per una gestione della CAE all’insegna dell’interesse privato e della lottizzazione politica.

Il Consorzio CAE, che da anni persegue l’obiettivo di un rilancio della CAE che sia pubblico e partecipato, non ci sta a veder scomparire una progettualità ed una battaglia che con pazienza e determinazione ha visto decine di organizzazioni, imprese, associazioni, movimenti, lavorare quotidianamente per costruire strumenti di un’economia solidale che vuole resistere alla crisi, difendendo un luogo che si definisca ancora pubblico.

Questo cammino va al di la dei soggetti attualmente coinvolti, è un cammino che interroga i partiti e la loro presente e futura gestione degli strumenti istituzionali, interroga i movimenti rispetto all’utilizzo di spazi di questa città, interroga le imprese sulla destinazione dei propri utili, interroga i sindacati sul diritto al lavoro in una cornice di giustizia ambientale e sociale.

Con questa mobilitazione vogliamo dire alla città che non riconosciamo negli atti di questa amministrazione un’attenzione al bene comune, non riconosciamo e non legittimiamo le decisioni prese in merito agli spazi della CAE ed alla loro gestione.

Non si tratta solo di una vertenza che si da’ l’obiettivo immediato di difendere uno spazio pubblico, contro la sua privatizzazione e la sua mercificazione, nè solo di difendere decine di lavoratori e lavoratrici che l’amministrazione capitolina vuole lasciare in mezzo alla strada senza alcuna propettiva futura, ma di un progetto che vuole modificare dal basso gli attuali processi economici. Un processo che prenda atto, alla luce del quadro macroeconomico attuale, che non esiste più un “altra economia”, perchè di economia possibile, tanto nello scenario mondiale quanto per questa citta’ massacrata dai costruttori e dalla liturgia dei grandi eventi, ne é rimasta una sola! Un’economia dal volto umano, che metta al centro il benessere e non i beni, il tempo vita e non il tempo lavoro, la cooperazione e non la competizione, il valor d’uso e non il valore di scambio, la riconversione ecologica e non la crescita infinita.

Per i movimenti, la societa’ civile, gli interlocutori politici, si tratta di raccogliere una sfida: quella di saper costruire una rete locale aperta interconnessa di soggetti che mettano a disposizione le loro competenze per il bene comune per il rilancio della CAE dentro e fuori l’ex-mattatoio.

Da oggi, martedi 31 luglio, le realtà e i cittadini aderenti al Comitato di sostegno alla CAE2.0 stanno occupando i locali denomonati M3 della Città dell’altra economia.

Questa azione si rende necessaria per denunciare ancora una volta il tentativo di questa amministrazione di affossare e disperdere un’esperienza pilota ed innovativa per la promozione e diffusione dell’economia solidale.

Le progettualità e le attività che dal 2007 imprese ed associazioni hanno realizzato nei locali della Città dell’altra economia sono patrimonio di tutta la città. Queste realtà, oggi, come ieri si oppongono alla strategia della destra di dividere il movimento dell’altraeconomia e di sgomberle.

Volgiamo che la Cae rimanga uno spazio pubblico al servizio di tutti i cittadini che volgiano sperimentare nuove forme di scambio e di relazione economica dal volto umano, che metta al centro il benessere e non i beni, il tempo vita e non il tempo lavoro, la cooperazione e non la competizione, il valor d’uso e non il valore di scambio, la riconversione ecologica e non la crescita infinita.

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