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3 nov 12

Primavera Euro Mediterranea
di Alfonso Navarra
LOC

Partendo dal punto di vista delle esigenze dei popoli - intesi come entità costituite da patti liberi di cittadini - esistono comuni esigenze nell'unica area euro-mediterranea.

Dobbiamo lottare insieme - la società civile internazionale, i popoli, gli oppressi -  per la democrazia contro le dittature, si manifestino esse nelle forma della globalizzazione finanziaria, che schiaccia tutto il mondo, ed in particolare l'UE iperliberista; ma anche nelle oppressioni militari e/o teocratiche, quelle vecchie e quelle incipienti.

Dobbiamo lottare insieme per la denuclearizzazione ed il disarmo, facendosi magari forza del fatto che gli stessi governi hanno unanimemente proclamato (novembre 1995) l'area in questione "in via di liberazione dalle armi di sterminio di massa".

Questa è la nuova primavera euromediterranea per la quale anche da movimenti "pacifisti", parte cioé di questi popoli, credo valga la pena investire energie e credibilità.

Corollario di quanto sopra affermato.

Se, su un singolo fronte parziale di un ampio contesto contesto interconnesso ed interdipendente, localmente si scontrano, di fatto, una dittatura in essere ed una dittatura in nuce, mi volete spiegare perchè - noi popoli del 90% sfruttato, tassato e bastonato - dobbiamo per forza parteggiare per l'una contro l'altra?

Ce lo ha forse consigliato il dottore di scegliere tra il relativamente grosso e il relativamente piccolo figlio di...?

Il non parteggiare, il non schierarsi in "solidarietà" precostituita, ci impedisce forse di condannare il grosso, il meno grosso ed il relativamente piccolo (ma prezzolato) ogni qual volta ammazza e violenta (per lo più il vero debole innocente)?

Anche su quel fronte particolarmente disgraziato comunque possiamo cercare ed eventualmente trovare i veri Abele, i compagni democratici della lotta comune. Ma solo per la lotta che può e deve accomunarci.

La lotta, insisto, deve essere la stessa e deve essere generale nel mondo, volenti o nolenti, unificato del XXI Secolo.

Vinciamo o affondiamo nella barbarie tutti insieme.

E conviene sceglierci oculatamente i terreni sui quali "ingaggiare battaglia nonviolenta".

Forse che noi, qui in Italia, non abbiamo problemi di democrazia e di degrado militarista da respingere e da buttare in campo nella partita generale?

Ho spesso la sensazione di "parlare arabo" per i tanti che polemizzano nei vari forum turbinanti che - ahimé - osservo costernato nel timore che tutti, per mancanza di intelligenza strategica, stiamo contribuendo all'affermazione di un inverno generale.

Spero che questo parlare arabo possa servire per quei fratelli della sponda Sud del Mediterraneo che vorranno assumere l'orizzonte di una Unione Mediterranea Democratica.

Una nuova entità anche politica in cui possano confluire l'Europa demerkalizzata (e l'Italia demontizzata) come la Siria deassadizzata (ma anche libera, se può, dalla cappa dei fondamentalismi islamici).

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