Comune-info
30 novembre 2012

#6 dicembre

Vogliono bloccare il paese con la loro crisi. Anticipiamoli, blocchiamolo noi insieme ai lavoratori con lo sciopero generalizzato del 6 dicembre. Sembra essere questo il messaggio che parte dalle scuole. Gli studenti, ancora una volta, dimostrano di avere le idee chiare e gli orizzonti ampi. Al grido di protesta legano la capacità di condividere i saperi e di prendere le decisioni in modo orizzontale e partecipato. Come dire, pratichiamo già la società e la scuola che vogliamo.

Rivendicano la capacità di condividere sapere e di prendere le decisioni insieme, insomma. prima di tutto cercano di praticare il cambiamento che vogliono. Poi ragionano di giustizia sociale e ambientale. Difedono e parlano di diritti dei lavoratori (e non di lavoro in senso astratto, frutto del «punto di non ritorno» di Taranto?). E scommettono sulla creatività, come bussola del loro immaginario e delle loro azioni. Infine, guardano con soddisfazione alle ultime settimane, quelle che avrebbero dovuto dividere e inbolire uno dei movimenti spontanei più irrequieti e autonomi degli ultimi anni. L’appello «Siamo una generazione che non si arrende» lanciato dagli studenti chiama tutti e tutte a generalizzare lo sciopero dei metalmeccanici del 6 dicembre.

Mentre diverse scuole a Roma e in altre città hanno concluso l’occupazione (in altre della provincia è invece appena cominciata) la mobilitazione ovunque prosegue in tanti modi: con azioni dirette, con lezioni all’aperto, ma anche esprimendo solidarietà con i No Tav.

Gli obiettivi verso e oltre il 6 dicembre, richiamati nell’appello (la versione completa su facebook da «condividere» è qui), sono chiari e ambiziosi: innanzi tutto il movimento studentesco continua ad opporsi al disegno di legge ex Aprea e ai tagli che il governo infligge alla scuola pubblica, ma anche alle altre politiche di austerità. Poi c’è la consapevolezza di un orizzonte più grande. Nell’appello, tra l’altro, si legge: «Pensiamo che il sapere, se liberato dalle logiche del mercato, possa essere il passepartout per emancipare gli individui dallo stato di minorità in cui viviamo quotidianamente, stato di minorità imposto dal dogma del «Tina» (There is no alternatives), creando le condizioni per un cambio radicale di modello di sviluppo, un modello basato sull’uguaglianza, l’equa ripartizione delle risorse e delle ricchezze e sulla giustizia sociale e ambientale».

Il 6 dicembre vogliono essere parte attiva dallo sciopero: «In quei giorni la produzione delle fabbriche dovrà essere chiusa per imprimere il maggior danno possibile a quel padronato che vorrebbe colpire i diritti presenti dei lavoratori per colpire definitivamente il nostro futuro. Generalizziamo lo sciopero, blocchiamo il paese, riprendiamoci il futuro!».

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