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25 maggio 2012

Canada, gli studenti sulle barricate
cento giorni in piazza contro il governo
di Paola Bernardini

TORONTO - Oltre 700 arresti hanno segnato in modo indelebile il centesimo giorno della protesta studentesca nella provincia del Québec . Decine di migliaia di persone, mercoledì, sono scese in piazza contro l'aumento delle rette universitarie. La protesta dilaga: a Montreal, Québec City o Sherbrooke, ma anche a Toronto, Calgary, Vancouver. Dall'Est all'Ovest del Canada il tam tam della rabbia studentesca si oppone al premier liberale Jean Charest, che ha aumentato dell'80 per cento le tasse universitarie. Ogni studente dovrà pagare 254 dollari in più, per sette anni, su una retta già di circa 4000 dollari annui.

A Montreal le proteste si sono susseguite per 30 notti. In segno di solidarietà, agli studenti si sono accodati genitori, docenti, anziani e bambini in marce pacifiche, scandite dal ritmo di pentole, cucchiai e coperchi. Tre i focolai: il college Lionel-Groulx a Sainte-Thérèse, il ponte Jacques Cartier e un albergo in pieno centro a Montreal.

La città è un'immensa zona rossa: un campo libero per l'intervento della polizia, grazie alla legge 78 approvata la scorsa settimana dal governo provinciale che vieta riunioni di massa nelle vicinanze di università e scuole, e impone l'obbligo di richiedere l'autorizzazione di manifestare almeno otto ore prima. Tra manganelli, gas e idranti, i poliziotti in tenuta antisommossa hanno arrestato 518 manifestanti a Montreal, 176 a Quebec City e in altre piazze dove gli studenti sventolavano bandiere azzurre coi gigli bianchi, la fleur-de-lis simbolo della provincia francofona.

Di primo mattino è partita la carica delle forze dell'ordine contro alcuni riottosi a volto coperto armati di sassi e spranghe. Le manette sono scattate anche per Emmanuel Hessler, un regista indipendente che si era agli studenti. Mentre lo caricavano su un autobus, é riuscito a twittare: "Stanno arrestandomi, non so cosa succederà ora. Augurami buona fortuna". Tornato libero dopo aver pagato la cauzione, ha raccontato: "Ci siamo ritrovati circondati dalla polizia, non abbiamo capito più nulla. Questo pugno di ferro mi ha sorpreso e terrorizzato".

E forse mai s'erano sentiti dibattiti tanto accesi da quando, nel 1995, il Quebec fu lacerato dal referendum sull'indipendenza dal Canada. Oggi, al di là del rialzo della retta universitaria, il "malessere del Quebec" si inserisce in un disagio diffuso a livello internazionale, con il riverbero della crisi economica e con le misure imposte a una popolazione che inizia a risentirne gli effetti. Sulla crisi germina la rabbia dei giovani contro le disparità economiche e sociali approfonditesi in Canada come negli Stati Uniti.

La rivolta rievoca anche il dissenso del Sessantotto, però alla ventata libertaria bohemien o hippy si è sostituita una protesta che non cede il passo. Mentre sia gli studenti sia il governo restano su posizioni ferree, i socialisti guadagnano consensi e i deputati del Parti Québécois si presentano in parlamento con i simboli della "piazza rossa" della protesta studentesca.

L'unico spiraglio è l'apertura di un tavolo con una delegazione studentesca. Dopo le dimissioni del ministro dell'Istruzione Line Beauchamp, il premier Charest ha richiamato al suo fianco un uomo di fiducia, Daniel Gagnier, per trovare a breve una soluzione. E chissà se monsieur Gagnier avrà migliore fortuna.  

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