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06/09/2012

L’economia Illegale ci Salverà?
di Antonio Tricarico

In queste ore, nell’ambito del consiglio dei governatori della Banca centrale europea (BCE), si sta consumando la battaglia finale per dare il via libera al piano Draghi. Ovvero il massiccio acquisto di titoli del tesoro italiani e spagnoli al fine di arrestare – presumibilmente – il collasso dell’area Euro.

Allo stesso tempo, però, emergono dati agghiaccianti, che pongono altre domande riguardo a quanto la scelta di creare una base monetaria con politiche espansive “all’americana” da parte della BCE possa davvero risolvere i problemi strutturali della crisi che viviamo.

L’autorevole e indipendente Global Financial Integrity ha certificato che negli ultimi due anni sono confluiti in Grecia ben 200 miliardi di dollari di denaro “sporco” diretto all’economia sommersa del Paese, inclusi crimine e corruzione. Tutti soldi ovviamente non tassati. Il think tank ha poi documentato come dal 2003 a oggi i flussi di capitali illeciti in entrata e in uscita dalla Grecia, soprattutto tramite paradisi fiscali, abbiano raggiunto i 509 miliardi di dollari. Ci riferiamo a cifre annuali molto significative, comparabili con il Pil ellenico.

È allora corretto chiedersi se l’immane liquidità già immessa nell’ultimo anno dalla Bce nelle banche europee in difficoltà e ora quella che finirà nella casse dei governi indebitati vada poi a finire nelle mani giuste per far ripartire l’economia. O se piuttosto non migri solamente verso i paradisi fiscali, arricchendo enormi patrimoni non tassati, poi reinvestiti in prodotti speculativi. Inclusi i titoli della finanza pubblica commerciati sui mercati finanziari internazionali.

Non è campato in aria affermare che ci stiamo avvicinando a uno scenario in cui nella periferia europea la liquidità sarà infusa dalla BCE e dall’economia illegale. Per altro già nel 2009 il capo dell’unità dell’Onu contro la criminalità organizzata e il traffico di droga aveva avvertito che gli istituti di credito in crisi di liquidità si finanziavano accettando flussi di denaro dubbi e parte di schemi di riciclaggio. Forse non falliremo, ma di questo passo diventeremo sempre più dipendenti da chi ci impone illegalità, oltre che da coloro che ci somministrano ricette basate sull’austerità.

Il problema di questa crisi è che in giro per il Pianeta circola troppo capitale in cerca di investimenti ad elevato profitto, che però mancano. Quando torneremo a discutere  in maniera seria e costruttiva di come riprendere il controllo di questa massa gigantesca di capitali che ci ruota intorno?

Probabilmente se non esistessero i paradisi fiscali e si tornasse a controllare i movimenti dei capitali su scala nazionale avremmo un’altra geografia della crisi. Come ha recentemente ammesso lo stesso ex premier greco George Papandreou, anche la Grecia si troverebbe in una situazione diversa. Nel frattempo concepire l’ipotesi di congelare il pagamento sugli interessi del debito per comprendere senza essere ricattati quale e quanto debito vada ripagato può essere un modo per cambiare i termini del dibattito. E iniziare a intaccare il “volteggio” dei capitali.

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