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LIBÉRATION PARIGI
20 settembre 2012

Seno nudo, testa alta
di Quentin Girard

Il gruppo femminista ucraino Femen è diventato celebre per le sue proteste in topless. Dopo l'ennesima azione provocatoria una di loro si è rifugiata in Francia, dove ha aperto un "campo di addestramento" per giovani militanti.

"Eravamo giovani quando abbiamo cominciato". Inna Shevchenko ha 22 anni, accavalla le gambe e alza leggermente il petto nella sua piccola poltrona. Sorride. "Adesso non lo sono più". Questa militante di Femen, il movimento femminista ucraino diventato celebre con le sue proteste a seno nudo, è arrivata in Francia a fine agosto con un visto turistico. Pochi giorni prima a Kiev aveva tagliato con la motosega una croce ortodossa in sostegno alle Pussy Riot. La cosa ovviamente ha provocato grande scandalo e Shevchenko rischiava l'arresto.

"Alcuni uomini" hanno cominciato a seguirla in tutti i suoi spostamenti. "Una mattina hanno cercato di sfondare la porta di casa, così ho preso il passaporto e sono fuggita dalla finestra", racconta la ragazza. Prima a Varsavia, poi a Parigi, al Lavoir moderne parisien (Lmp), un teatro del quartiere Goutte-d'Or minacciato di chiusura. I suoi gestori hanno però deciso di prestare gratuitamente lo spazio alle Femen per permettere loro di organizzare un "campo di addestramento internazionale", che ha aperto il 18 settembre.

Esercizi psicologici, teorici, sportivi: il programma è piuttosto intenso. Shevchenko è entusiasta: "Vogliamo addestrare delle ragazze a diventare dei soldati della causa femminista in tutto il mondo". Per lei l'attivismo si riassume in una parola: "Lavoro".

La prima manifestazione delle Femen ha avuto luogo a Kiev nell'aprile 2008. Tre ragazze si truccano da prostitute; sanno già che il loro attivismo contro il maschilismo e la prostituzione dovrà passare attraverso azioni pubbliche. Guidate da Anna Hutsol, 27 anni, fondano un'associazione esclusivamente riservata alle donne, Nuova Etica. All'epoca Inna è una studentessa di giornalismo e lavora al servizio stampa del comune di Kiev. "Avevo un buon lavoro e riuscivo a pagare il mio appartamento senza problema, ero una ragazza modello". Viene da Kherson, porto sulle rive del Mar Nero, ed è sedotta dal "femminismo pop" delle Femen. Suo padre è militare, la madre lavora in un liceo e ha una sorella maggiore.

Nel 2010 il movimento decide di cambiare strategia: d'ora in poi manifesteranno a seno nudo. La prima manifestazione è fissata per il 24 agosto, giorno dell'indipendenza ucraina. "Abbiamo avuto una lunga discussione", si ricorda la ragazza. "Io non volevo farlo, ma oggi sono convinta della validità di questa idea". Belle ragazze ucraine che protestano mezze nude? I media arriveranno di certo numerosi, più interessati alle loro forme che alle rivendicazioni. "La stampa è la nostra migliore protezione", spiega Inna. "Se siamo a seno nudo, il nostro messaggio è molto più diffuso e corriamo meno pericoli".

Per la ragazza "in Ucraina non c'è una cultura dell'attivismo politico, abbiamo dovuto inventare tutto. Sarei incapace di spogliarmi su una spiaggia, ma quando manifesto ho l'impressione di portare quella che chiamo la mia 'uniforme speciale'". Manifestazioni contro la prostituzione, la corruzione o in Francia contro Strauss-Kahn: le Femen sono impegnate su tutti i fronti. Ma se i loro metodi stupiscono, le loro rivendicazioni sono piuttosto tradizionali. Di certo sulle loro scelte ha influito la situazione generale delle donne in Ucraina, che Inna considera "belle, povere e ignoranti". Il più delle volte le militanti sono cacciate in modo più o meno violento dalla polizia, ma a volte la situazione può degenerare.

Improvvisamente Inna abbassa la voce, china la testa e sembra meno sicura. Il 21 dicembre 2011 a Minsk, in Bielorussia, sono in tre a manifestare in quel giorno d'inverno contro il dittatore Aleksandr Lukashenko. La ragazza racconta di essere stata arrestata da una quindicina di uomini. In prigione la hanno a interrogata a lungo, insultata, minacciata e picchiata. Nella notte sono state incappucciate e consegnate a un altro gruppo. Dopo un lungo viaggio in macchina si ritrovano in una foresta. Un momento di silenzio. Gli uomini consigliano loro di respirare l'aria fresca perché "sarà l'ultima volta"; gli raccomandano "di chiudere gli occhi e di pensare al sorriso" delle loro madri, e gli tagliano i capelli. Ma alla fine non le uccidono, le lasciano là. Ma non sono lontane dalla frontiera ucraina, trovano un piccolo villaggio e chiamano i media. L'ambasciatore ucraino è costretto a farle rimpatriare di nascosto.

Il successo mediatico attira i sospetti sulle Femen. "Si dice che siamo finanziate da Obama, da Soros o dallo stesso Putin. Ma non è vero. Vendiamo magliette su internet. Abbiamo dei piccoli donatori e quando andiamo all'estero cerchiamo di farci invitare". Inna vorrebbe importare questa cultura dell'impegno a Parigi, dove immagina di rimanere fino a quando il suo ritorno a Kiev non sarà più pericoloso. La sera dice di fare fatica a fermarsi per riflettere. Legge e rilegge La donna e il socialismo di August Bebel, il libro di riferimento del gruppo. Nel 1883 il politico tedesco scriveva: "Nella società nuova la donna beneficerà di un'indipendenza completa; […] nei confronti dell'uomo sarà posta su un piano di assoluta libertà e uguaglianza".

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