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7 ottobre 2012 11.11

La beffa di Anonymous
di Brian Knappenberger

Seguivo Anonymous da molto prima di cominciare a lavorare su We are legion, da quando vennero alla ribalta con l’attacco del 2008 a Scientology. Pensavo che il movimento sarebbe finito con quella battaglia, ma un anno dopo fu chiaro che si stavano ridefinendo e rafforzando. La sfida maggiore è stata: come avvicinare le persone coinvolte in quelle azioni? Come distinguermi dagli infiltrati, provocatori e talpe?

Anonymous è un fenomeno nuovo, anche se molte sue caratteristiche non lo sono. La pirateria informatica per esempio non è una novità. Gruppi come Cult of the dead cow o Electronic disturbance theater avevano già messo in pratica la disobbedienza civile elettronica. Anche l’aspetto beffardo di Anonymous non è inedito, ci sono sempre stati giullari e provocatori mascherati, in particolare in momenti di conflitto e cambiamento.

Ma a questi elementi oggi si aggiungono un gruppo cresciuto sulla rete, una massa critica di individui che negli ultimi dieci anni ha preso dimestichezza con la comunicazione online, il progresso della tecnologia, la perdita di privacy e il vertiginoso incremento della sorveglianza e delle intrusioni nelle nostre vite dopo l’11 settembre. Questo scenario fa capire le condizioni che hanno creato Anonymous. Non sappiamo dove stiano andando, ma sappiamo ormai che un gruppo senza centro e senza leader è stato capace di unirsi in modo straordinariamente coeso, potente ed efficace. -

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