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Lunedì 9 Aprile 2012

Addio a Miriam Mafai: tre libri da leggere per ricordarla
di Filippomaria Battaglia

Giornalista, scrittrice, parlamentare.  Miriam Mafai è morta a Roma a 86 anni. Figlia di Mario, esponente di spicco della Scuola Romana, e Antonietta Raphael, ha scritto per Unità, Paese sera, Noi Donne e, infine, Repubblica, che ha contribuito a fondare. Proviamo a ricordarla segnalando tre suoi libri che vale la pena leggere per ricordarla.

Il più bello resta di sicuro Pane nero: secco, ritmato, potente. Racconta la vita quotidiana delle donne durante la seconda guerra mondiale. La loro guerra: contro la fame, contro le bombe, contro la violenza. E’ un racconto asciutto, che non sembra avere alcuna ambizione. In realtà è uno di quei rari libri che restano oltre le mode e le voghe, e non è un caso che ancora oggi - a distanza di 25 anni dalla sua prima edizione - è ristampato.  E’ la storia di un dramma ma segna anche il punto di non ritorno dell’inizio di un’emancipazione, che passerà per il suffragio universale, e arriverà fino alle conquiste di un ventennio dopo.

Conquiste (e contestazioni) che si rivivono in un altro bellissimo libro, il Diario italiano pubblicato qualche anno fa da Laterza. Ripercorre trent’anni di vita politica e sociale, dal 1976 al 2006: dal terrorismo, al referendum sull’aborto, passando per l’ascesa socialista. E poi i personaggi, tanti, tutti centrali: Berlinguer, “pallido, ben pettinato, una sigaretta stretta fra il pollice e l’indice”, che dopo il mancato sorpasso del Pci sulla Democrazia cristiana alle elezioni del ‘76 si fa scudo di oscure citazioni per dire che il compromesso storico è ormai inevitabile; oppure Craxi e al suo entourage, dal quale sprigiona “un’ambizione che sconfina talvolta nell’insolenza”. Mafai dice di non aver tenuto mai un diario, “forse per pigrizia”. Ma questo “Diario” (si fa per dire), oltre che una raccolta di articoli, è davvero un racconto di un trentennio, che colpisce per compattezza e solidità narrativa.

Ultimo, ma non da ultimo, un pamphlet edito da Donzelli quindici anni fa. Si intitola Dimenticare Berlinguer. Più che un ritratto del segretario comunista, è una matura, articolata e sofferta presa di coscienza della grandezza del leader Pci (e dunque anche della sue responsabilità). Oltre che al contenuto, colpisce la data: è stato pubblicato nel 1996, molti anni prima delle revisioni e delle analisi di tanti ex “compagni”. Mafai è tutta qui: la lucidità dell’analisi, ma soprattutto la capacità di non farsi condizionare da tessere e da passioni (è stata a lungo compagna di Giancarlo Pajetta, storico esponente Pci). Chapeau.

                       

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