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15 novembre 2012

14 novembre: milioni partecipano al più grande sciopero generale della storia europea
di Jérome E. Roos
traduzione di Giuseppe Volpe

Il Mediterraneo europeo ha tremato mercoledì allo scoppiare di violenti scontri dopo il più vasto sciopero multinazionale coordinato della storia dell’Europa. Nella speranza di prevenire decenni di austerità, precarietà e disoccupazione, i sindacati europei si sono uniti per la prima volta dall’inizio della crisi europea del debito per organizzare scioperi e proteste in un totale di 23 stati membri della UE, con milioni di lavoratori che hanno abbandonato il lavoro e marciato sulle sedi dei parlamenti di tutto il continente. Scontri sanguinosi nelle piazze sono seguiti in Spagna, Portogallo e Italia.

In Italia hanno protestato in più di 300.000 in più di 100 città mentre i lavoratori hanno osservato una fermata di quattro ore in solidarietà con i lavoratori greci, spagnoli e portoghesi. A Milano e Roma si è assistito a scene di “guerriglia” urbana mentre migliaia di studenti si scontravano con la polizia antisommossa, bloccando il traffico e causando dozzine di feriti. In Sardegna il ministro dell’industria, Corrado Passera, e Fabrizio Barca, ministro della coesione territoriale, hanno dovuto essere portati via in elicottero dopo che manifestanti rabbiosi avevano assediato una riunione e avevano cominciato a incendiare automobili.

A Napoli e Brescia, migliaia di studenti hanno occupato i binari della ferrovia; a Genova l’ingresso al porto dei traghetti è stato bloccato; a Firenze, Venezia, Trieste e Palermo, le banche sono state prese di mira con lanci di uova e striscioni sono stati srotolati su monumenti; a Padova si sono avuti scontri tra gli studenti e la polizia; a Bologna 10.000 studenti sono scesi in piazza e hanno tentato una marcia direttamente attraverso uno schieramento della polizia antisommossa; a Pisa dimostranti hanno occupato la torre pendente, srotolando uno striscione che diceva; “Rise up! [Ribelliamoci] Non pagheremo per la vostra crisi!”

Contemporaneamente in Francia ci sono state proteste e scioperi in più di cento città e i lavoratori belgi hanno marciato sulla Commissione Europea mentre le ferrovie e il trasporto aereo si sono fermati quasi completamente in uno sciopero di solidarietà a livello nazionale. Ci sono state azioni modeste anche in Grecia – che è stata paralizzata da un massiccio sciopero generale di 48 ore la settimana scorsa – dove decine di migliaia di persone sono affluite all’esterno del parlamento recando bandiere spagnole, portoghesi e italiane per esprimere la loro solidarietà con i lavorati dell’Europa meridionale.

Ma le azioni più spettacolari sono state concentrate nella Penisola Iberica, dove sono scoppiati violenti scontri nelle strade dopo che entrambi i paesi erano stati efficacemente paralizzati da grandi scioperi generali. In Portogallo le azioni hanno avuto luogo in più di trenta città e decine di migliaia di persone hanno assediato in serata  l’edificio del parlamento. La polizia antisommossa, dopo essere stata fatta oggetto per ore lanci di sassi, ha operato un violento giro di vite sulla dimostrazione, lasciando feriti molti dimostranti. Alcuni residenti hanno affermato di non aver assistito a una violenza simile dai tempi della dittatura.

In Spagna più dell’80% dei lavoratori ha partecipato al secondo sciopero generale di quest’anno nel paese, determinando un effettivo blocco del paese ed esercitando ulteriore pressione sul malconcio governo conservatore di Mariano Rajoy. Centinaia di migliaia di persone hanno marciato nelle strade di Madrid, dove barricate di cassonetti incendiati hanno bloccato le strade, mentre a Barcellona i dimostranti hanno incendiato le auto della polizia e hanno imbrattato le banche con vernice e scritte. La polizia ha reagito con una violenza brutale, ferendo più di 70 persone e arrestandone almeno 140. Un ragazzo tredicenne è rimasto ferito a Tarragona dopo che un poliziotto lo aveva colpito in testa con un manganello.

E così il sud dell’Europa continua a tremare fin dalle fondamenta. Mentre sale il fumo dalle strade di Madrid, Lisbona, Roma e Atene una cosa sta diventando sempre più chiara: la questione non è più se bensì quando si scatenerà l’esplosione sociale.  L’indignazione monta e con l’aumentare della disoccupazione, l’aggravarsi dell’austerità e con una generazione di europei delusa dall’intransigenza dello stato e indignata per la violenza poliziesca, un simile scoppio di ribellione popolare sembra sempre più inevitabile. Ci vorrà soltanto una scintilla.

 


Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://www.zcommunications.org/14n-millions-join-largest-european-strike-ever-by-j-r-me-e-roos

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