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8 novembre 2012

La vittoria di Obama: da dove viene e cosa significa
di Walden Bello
traduzione di Giuseppe Volpe

I sondaggi avevano previsto un’elezione con margini molto stretti e quelli di noi che si erano raccolti attorno a un apparecchio televisivo in una casa di amici a Washington, D.C., si aspettavano di restare alzati fino alle tre del mattino per conoscere i risultati definitivi. Ma già intorno alle 23.15 (ora della Costa Orientale USA) era tutto finito. Tutte le principali reti televisive prevedevano la vittoria di Obama nella maggior parte dei cosiddetti stati in bilico. In Florida, Colorado, Virginia e specialmente nello stato cosiddetto ‘meteorografo’, l’Ohio, senza il quale nessun candidato Repubblicano raggiunge la vittoria dal 1964, Obama aveva conquistato la maggioranza e solo in uno di tali stati, la Florida, il suo margine è stato risicato.

Le campagne elettorali, sia di Obama sia di Romney, avevano scatenato una guerra feroce sul terreno in tali stati, combattendo contea per contea. L’offensiva di Romney era mirata o a riconquistare le contee che erano passate a Obama nel 2008 o a ridurre la sua forza in tali aree. La squadra di Obama aveva essenzialmente giocato in difesa, affidandosi sostanzialmente a portare la gente al voto.  

Assicurarsi che le donne, gli afroamericani e i latini – la base del potere di Obama – votassero, significava portare migliaia di giovani volontari di tutto il paese a spingere la gente alle urne.

Parlando con gli elettori all’aeroporto di Newark

Mi aspettavo risultati di più stretta misura, considerato il mio campione di elettori durante una breve sosta all’aeroporto Liberty di Newark nel mio viaggio verso Washington nel giorno delle elezioni. Gli aeroporti di cambio volo sono posti buoni per condurre un’indagine poiché raccolgono persone che vengono da tutto il paese e da ogni classe sociale. Il mio campione è stato innegabilmente non scientifico, anche se i dieci intervistati con i quali ho parlato nell’ora prima di presentarmi al mio cancello erano scelti a caso. Cinque hanno detto di essere per Romney e quattro per Obama, con un elettore “indeciso” che simpatizzava per Obama. Quelli a favore di Romney erano più focosi quando si discuteva del perché erano per il candidato Repubblicano. Uno ha detto: “Sono fiscalmente un conservatore e questo presidente ha messo il paese sulla via del socialismo europeo”. Un’altra, una dichiarata cristiana rinata, ha affermato: “Sono contro Obama perché è a favore dell’aborto.”

Le risposte dei favorevoli a Obama sono state più moderate. Un autista di autobus bianco ha dichiarato: “Ha bisogno di altri quattro anni per fare quello che ha deciso di fare.” Un altro, un immigrato dal Nicaragua, ha detto: “Lui è per il popolo e Romney è per i ricchi.”

Alla fine tutto si è ridotto al messaggio più efficace sul tema cruciale, l’economia. Il messaggio di Romney, secondo cui Obama non aveva sistemato l’economia e non avrebbe fatto un lavoro migliore, è stato meno convincente del messaggio del presidente secondo il quale la sua amministrazione aveva fatto progressi ma aveva bisogno di altro tempo per avviare una crescita costante. Nella battaglia per l’Ohio, uno stato industriale nel quale l’industria automobilistica ha una presenza forte, il salvataggio dell’industria automobilistica da parte di Obama nel 2009, cui Romney si era opposto, è stata probabilmente ciò che ha dato il successo al presidente.

Sandy ha influito?

Si dibatterà a lungo se l’uragano Sandy abbia influenzato il risultato. Per molti analisti, questo è stato il cosiddetto “Cigno Nero”, cioè un evento totalmente inatteso che capovolge ogni aspettativa. La rapida reazione federale al disastro che ha colpito New York e il New Jersey e l’opportunità che ha fornito a Obama di andare oltre un’immagine di parte per apparire molto presidenziale nell’ultima fase della campagna hanno prodotto una grande differenza nel risultato. Inoltre, secondo un mio amico, il professore della American University, Robin Broad, “la reazione del governo federale ha dimostrato alla gente che, contrariamente al messaggio Repubblicano che un governo interventista è una cosa cattiva, in realtà assolve un ruolo positivo nella vita della gente.”

Il futuro travagliato del Partito Repubblicano

Che cosa succederà adesso? Gli analisti affermano che con i Repubblicani che continuano a dominare la Camera e i democratici che non hanno una maggioranza sufficientemente forte al Senato, proseguirà la politica dello stallo. Tuttavia il Tea Party di destra che è diventato il fulcro del Partito Repubblicano ha sofferto una pesante sconfitta. A parte non aver impedito la vittoria di Obama, due dei suoi candidati di alto profilo nella gara per il Senato che avevano promosso una piattaforma antiabortista erano stati sconfitti; la donna che ha vinto la gara per il Senato nel Wisconsin sarà la prima donna dichiaratamente lesbica a sedere in Senato e le stesse iniziative per il matrimonio omosessuale hanno vinto nella maggior parte degli stati in cui sono state sottoposte al voto.

Come ha previsto in modo colorito un analista televisivo: “Il Partito Repubblicano precipiterà ora negli scontri tra signori della guerra in seguito alla sconfitta. Si combatteranno tra loro a proposito delle cause della loro sconfitta.” Ugualmente colorito è stato il commento del direttore dell’Institute for Policy Studies, John Cavanagh: “Il Partito Repubblicano è veramente nei guai, perché è diventato il partito dei maschi bianchi e i maschi bianchi sono una specie in via di estinzione.”  In altre parole, il partito dovrà ora affrontare la scelta tra moderare le sue posizioni riguardo alla collaborazione con Obama e fare uno sforzo per appellarsi alle donne e ai latini al fine di restare una forza politica rilevante. Oppure può scegliere di restare fermo nella sua politica di non compromesso e rischiare un ulteriore isolamento.

Implicazioni per i rapporti con l’estero

Obama esce da queste elezioni con una legittimità rafforzata, ma resta da vedere se questa sarà sufficiente a superare l’opposizione Repubblicana alle sue iniziative alla Camera e al Senato per far uscire gli Stati Uniti dalla stagnazione e moderare il conflitto nazionale su temi “culturali” quali l’aborto.

Cosa significa questo per gli affari esteri? Probabilmente non molto, in termini di un cambiamento delle politiche prevalenti. La vittoria di Obama gli offre una leva nei confronti di Israele, che è andato minacciando un attacco unilaterale contro l’Iran. Ma probabilmente egli continuerà a seguire le stesse politiche fallite in Afghanistan e in Pakistan, cioè gli Stati Uniti continueranno a restare impantanati in una guerra in Afghanistan che non può essere vinta e a mantenere la propria politica impopolare di uso dei droni per attaccare sospetti terroristi in Pakistan. Il “perno verso l’Asia” di Obama ha già intorbidito le relazioni con la Cina, ma una vittoria di Romney avrebbe probabilmente portato con sé una politica USA più aggressiva nei confronti di Pechino sia sul fronte diplomatico sia su quello militare. Quanto alle implicazioni della vittoria di Obama sulla politica relativa al cambiamento climatico, essa, assieme alla visita calamitosa di Sandy, potrà offrirgli spazio per renderla un tema dei suoi discorsi ma probabilmente non sarà sufficiente per dargli il coraggio di impegnare gli Stati Uniti ai tagli vincolanti delle emissioni di gas serra nei negoziati sul clima.

Quanto a me lascio Washington con una distinta sensazione di ambivalenza. Penso che Obama sia meglio per il popolo statunitense, ma anche se penso che una vittoria di Romney avrebbe avuto conseguenze peggiori per il mondo, come detto più sopra, non penso che la vittoria di Obama farà una gran differenza nelle relazioni di Washington con il resto del mondo. Per me, quello che altrimenti sarebbe stato un entusiasmante discorso della vittoria da parte del presidente è stato rovinato dall’esclamazione del tutto inutilmente sciovinista: “Stati Uniti, siamo la più grande nazione del mondo!”.


L’editorialista di INQUIRER.net Walden Bello e deputato del gruppo Akbayan (Partito d’Azione dei Cittadini) alla Camera delle Filippine.

Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

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Fonte: http://www.zcommunications.org/obama-s-victory-how-it-happened-and-what-it-means-by-walden-bello

Originale: INQUIRER.net

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