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2 maggio 2012

I lavoratori sfilano per le strade di New York
di Enrico Piovesana

L’attesissima giornata del primo maggio a New York, la prima organizzata dal movimento Occupy Wall Street, inizia alle 8 di mattina a Bryant Park, nel cuore di Manhattan, sotto una pioggia battente.

In poco tempo si raduna qualche centinaio di manifestanti, sotto lo sguardo vigile di altrettanti poliziotti riparati da lunghe mantelle nere. Poco a poco i dimostranti, ancora un po assonnati e intirizziti dal freddo, vengono smistati in decine di picchetti organizzati davanti alle sedi di banche e multinazionali che si trovano nelle vicinanze.

Nel frattempo, attraverso il tam tam di Twitter e Facebook, arriva la notizia che i paventati blocchi mattutini ai ponti e ai tunnel che collegano Manhattan alla terra ferma non sono avvenuti. “Evidentemente era solo una voce messa in giro per mandare in palla la polizia”, commenta divertita una manifestante. C’è anche un po’ di sollievo, perché in pochi condividevano un’azione che avrebbe danneggiato solo i lavoratori pendolari, non certo l’1 percento.

L’altra incognita della giornata è legata alla manifestazione non autorizzata annunciata per l’una da chi, nel movimento, non voleva che l’unica marcia del 1° maggio fosse ‘la parata’ ufficiale del pomeriggio, autorizzata e concordata con la polizia nei minimi dettagli. Lo spirito anarchico è molto forte all’interno del movimento. Il grosso dei partecipanti al corteo ‘gatto selvatico’ è formato dai manifestanti di Occupy Brooklyn, giunti in città marciando attraverso il Ponte di Williamsburg, e i gruppi anarchici locali.

La partenza della manifestazione è prevista da una piazza di Nolita (North Little Italy, oggi prevalentemente cinese). La polizia, presente in forze, è molto nervosa. Spuntano striscioni dai toni forti e compaiono diversi manifestanti nerovestiti e con il volto coperto. Insomma, i black bloc. Che qui però sono considerati parte legittima del movimento (la chiamano rispetto della ‘diversità tattica’), a patto che non lo danneggino.

Il corteo parte all’improvviso, guidato da un manipolo di anarchici del blocco nero che attraversano la strada prendendo di sorpresa la polizia, senza concordare nulla – come solitamente viene fatto ad ogni incrocio anche per le marce non autorizzate. Agli agenti saltano in nervi e reagiscono con violenza, sbattendo a terra e arrestando tutti i black bloc alla testa del corteo. Gli ‘osservatori legali’ del movimento, avvocati volontari, protestano per la reazione spropositata.

La marcia parte comunque, ma la tensione tra gli agenti resta alta, e infatti al polizia inizia ad arrestare manifestanti a caso lungo il percorso, improvvisato ad ogni semaforo. Perfino i ciclisti del ‘bike bloc’ vengono scaraventati a terra e ammanettati. Uno ragazzo viene picchiato da un agente mentre è già steso sul selciato con le mani legate: quando lo rialzano per sbatterlo nel furgone, e tutti vedono il suo volto insanguinato, la situazione sembra sul punto di degenerare. Ma non succede.

Dopo una sosta a Washington Square, dove ai manifestanti si uniscono i ragazzi del movimento universitario di Occupy Nyu (New York Univesrity), il corteo arriva – dopo qualche altro arresto e un po’ sfilacciato – fino a Union Square: punto di concentramento della manifestazione ufficiale.

Ha smesso di piovere, ed è subito uscito un sole che fa sudare. La grande piazza alberata è già stracolma di gente, almeno 20mila persone. Una folla enorme ed eterogenea di lavoratori e studenti, immigrati e disoccupati, pacifisti e anarchici, anziani, famiglie con bambini. Tutti riuniti sotto il simbolo di Occupy e sotto lo slogan del 99 percento. Una mamma con due bambini mostra un cartello con su scritto: “Sono venuta a mostrare ai miei figli che aspetto ha la democrazia”.

Dopo un rapido concertino del chitarrista Tom Morello, seguito da alcuni interventi di lavoratori dal palco, la marcia ufficiale parte alle 17:30 in punto, come previsto, imboccando la Broadway in direzione Wall Street. Una marea umana, che non si vedeva da molto a New York, invade la strada transennata e presidiata da un numero inverosimile di poliziotti. L’atmosfera è festosa e rilassata: slogan, tamburi, banda musicale. “E’ proprio una parata, un po’ come quella di San Patrizio…”, ironizza un manifestante.

Sarà anche una parata, ma il suo significato è tutt’altro che ‘leggero’, soprattutto in Paese come gli Stati Uniti, dove  il 1° maggio è sempre stato un giorno di lavoro come un’altro. Ad aprire il corteo è una fila di taxi, i classici ‘yellow cab’ di New York, guidati da pachistani aderenti al sindacato dei tassisti, seguiti da uno striscione rosso con su scritto “99%, organizzare, sindacalizzare, scioperare” e uno multicolore del movimento dei lavoratori immigrati.

Subito dietro ci sono tantissimi lavoratori di diversi sindacati, compatti e tutti vestiti con la maglietta della loro sigla: i lavoratori della metropolitana e gli autisti degli autobus, gli operai che fanno manutenzione di strade ponti e ferrovie, gli operai edili e gli impiegati comunali. Sono in maggioranza afroamericani e ispanici, ma ci sono anche molti bianchi. Alzano i pugni al cielo scandendo slogan, in inglese e in spagnolo, come “Viva il potere dei sindacati!” e “I lavoratori uniti non saranno mai sconfitti!”. Fa un certo effetto.

Dietro i lavoratori, una marea infinita e colorata che riempie tutta la Broadway a perdita d’occhio. Uno spettacolo davvero inusuale, a giudicare dalle facce della gente che guarda inebetita dai marciapiedi.

La testa del corteo, che dopo un po vede passare in testa i ragazzi di Occupy Wall Street con il loro striscione giallo e nero, supera senza intoppi Zuccotti Park – presidiato da centinaia di agenti per il timore di una rioccupazione – ma si ferma all’angolo di Wall Street, sbarrata da transenne, agenti in tenuta antisommossa e a cavallo. La polizia ordina di procedere, ma nessuno si muove. Gli agenti allora irrompono nel corteo con decine di scooter: volano spintoni e insulti, qualcuno viene arrestato. Ma finisce lì, e corteo riparte per raggiungere Battery Park, dove la folla inizia a disperdersi.

Ma per Occupy Wall Street la giornata non è finita. Da Oakland arriva la notizia del corteo autorizzato attaccato dalla polizia con i gas lacrimogeni, da San Francisco quella della rioccupazione della Comune 888 Turk. Viene convocata un’assemblea per decidere il da farsi. Calata la notte, centinaia di manifestanti tornano a Zuccotti Park, che viene subito circondato dalla polizia.

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