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18 agosto 2012

Indignados: riaffermare il diritto degli uomini a sognare
di Marta Sànchez
traduzione di Giuseppe Volpe

“E se cominciassimo a praticare il non più proclamato diritto a sognare?” Eduardo Galeano

Questo è il secondo articolo di Marta Sànchez scritto come parte di un progetto di ricerca sul movimento M-15 presso il Centro per i Diritti Umani di Norimberga.

Colmare i vuoti del sistema

Come ho evidenziato nel mio articolo precedente, alla base delle proteste e delle mobilitazioni degli indignados spagnoli c’è la lotta del popolo per i diritti economici e sociali. Questa prima dimensione del movimento può essere caratterizzata come una fase di pubblica denuncia in cui sono identificati e segnalati i difetti del sistema. Ma c’è una seconda dimensione, una che è ancora un lavoro in corso, ma che si può provvisoriamente definire come il processo di sperimentazione di nuovi modi di garantire i diritti umani. Due aspetti sono cruciali per questo emergente stato di cose: primo, il processo di colmare i vuoti del sistema e, secondo, la protezione collettiva e autodeterminata dei diritti umani.

I vuoti del sistema attuale che gli indignados vogliono colmare sono duplici: da un lato vi sono i vuoti fisici che si concretizzano nelle case disabitate (lo scoppio della bolla immobiliare in Spagna ne ha lasciato un numero immenso: circa sei milioni di case – venti per cento del totale della nazione – sono attualmente vuote); nel numero delle persone senza lavoro (la disoccupazione contava lo sconvolgente numero di 4.587.455 unità lo scorso luglio 2012); nel grande numero di immigrati irregolari cui viene negato l’accesso all’assistenza sanitaria (il decreto legge 16/2012 esclude dalle cure mediche gli immigrati irregolari); o nel 24% della popolazione spagnola che attualmente vive a rischio di esclusione sociale.

Sull’altro lato troviamo i vuoti del capitalismo che hanno aiutato a  contribuire alla fame metaforica di un mondo migliore.  L’incapacità del sistema di imparare dal passato e dai problemi attuali per ridurre la sofferenza del popolo (una sofferenza che non è distribuita equamente tra la popolazione) ha fatto crescere uno spazio di azione e solidarietà collettiva in cui tale sofferenza è auto-alleviata. Ciò a sua volta ci conduce al secondo aspetto: la diversa concezione dei diritti che sta emergendo da questi vuoti e al modo in cui tale concezione è radicata nel progetto di auto-organizzazione.

Come abbiamo visto nell’articolo precedente, gli indignados hanno articolato la loro lotta in termini di diritti umani, ma, al tempo stesso, hanno creato spazi di solidarietà e azione collettiva per garantire che tali diritti siano comunitariamente rispettati. Ciò può essere illustrato nel modo migliore dal caso paradigmatico degli alloggi in Spagna: lo scoppio della bolla immobiliare all’inizio della crisi ha fatto sì che un numero sempre maggiore di proprietari abbia perso la propria casa in conseguenza di prestiti predatori o di vere e proprie frodi bancarie.  Gli inquilini sono sfrattati perché hanno perso il lavoro o non possono permettersi di onorare obblighi sempre più onerosi relativi ai mutui.  Ciò si è lasciato dietro un panorama paradossale in cui innumerevoli famiglie di senzatetto si affiancano a milioni di case disabitate. Gli indignados si sono uniti a collettivi della società civile attivi nel campo degli alloggi (come la Piattaforma dei danneggiati dai mutui) e insieme si sono impegnati in quella che chiama azione diretta: prima di tutto gli attivisti hanno avviato una campagna con l’obiettivo di bloccare gli sfratti coattivi (stop desahucios). Gli sfratti coattivi e i pignoramenti sono diventati un dramma in Spagna: soltanto l’anno scorso sono stati attuati 58.241 sfratti nel paese con un aumento del 22% rispetto al 2010.

Dall’anno scorso il movimento è riuscito a bloccare 200 sfratti. In seno al movimento degli indignados è stato creato un gruppo di lavoro per i diritti degli inquilini che in seguito ha creato l’Ufficio degli Alloggi (Oficina de Vivienda).  Le assemblee di quartiere sono servite da mezzo per canalizzare l’iniziativa sui desahucios: hanno cominciato a raccogliere informazioni sugli sfratti pianificati nell’area e organizzato mobilitazioni di attivisti nelle loro date.

In secondo luogo gli indignados hanno promosso attivamente liniziativa della daciòn en pago, chiedendo la cancellazione dei debiti relativi ai mutui alla restituzione delle chiavi della proprietà pignorata. Nell’ambito di questa iniziativa gli attivisti sono riusciti a raccogliere le firme necessarie per una proposta di legge d’iniziativa popolare. Lo scopo di questa iniziativa è, a sua volta, di presentare una petizione al Parlamento al fine di riformare la legge sulla casa e introdurre la daciòn en pago in modo che essa non sia interamente a discrezione delle banche.

In terzo luogo gli attivisti hanno creato un Ufficio per le Occupazioni (Oficina de Okupaciòn), in altre parole un servizio di consulenza per chi occupa abusivamente degli immobili. Il movimento utilizza le occupazioni in due modi: da un lato, alcuni spazi sono occupati per sviluppare progetti di autogestione, come i centri sociali autogestiti (centros sociales autogestionados) come centri culturali multiuso, luoghi di riferimento per una gran varietà di gruppi di azione diretta, campane e attività. Dall’altro lato le occupazioni sono utilizzate come tecnica per mettere a disposizione uno spazio decente in cui vivere alle migliaia di persone che hanno perso la casa in conseguenza della crisi.

Un esempio riuscito di ciò è Corrala La Utopia a Siviglia, dove 32 famiglie, appoggiate e assistite dai membri del 15-M di Siviglia, hanno occupato il 16 maggio 2012 un edificio vuoto di proprietà di un’agenzia immobiliare. Quelle famiglie stavano affrontando gravi problemi di alloggio; molte di esse erano state sfrattate coattivamente dalle loro case o stavano per essere sottoposte a pignoramento, senza un reddito sufficiente a coprire l’affitto o le rate mensili del mutuo. Sono entrate in contatto con il movimento 15-M di Siviglia, che ha dato loro sostegno e consulenza gratuita, e con la sua assistenza hanno occupato l’edificio vuoto.  

Una nuova cultura dei diritti

Le azioni creative e radicali sono parti integranti di questa fase del movimento: esso collega i punti tra i reclami degli indignados e la loro lotta per un sistema diverso. Nel denunciare le carenze dell’ordine esistente gli indignados si sono impegnati in un processo di costruzione collettiva di una società diversa, che comincia localmente e termina globalmente. La lotta per i diritti umani è stata posta al cuore di questo processo.

Il movimento ha costruito un laboratorio sociale per la creazione di una nuova cultura dei diritti. Questa lotta non riguarda la concessione di specifici diritti da parte del governo; è una rivolta politica in cui le persone stanno cominciando a decidere per conto loro le proprie necessità e come possono aiutarsi a vicenda a soddisfarle. Gli indignados stanno creando intenzionalmente, ma anche non intenzionalmente, un sistema di diritti basato sull’autodeterminazione e l’autonomia, un sistema che non si affida alle strutture tradizionali del potere e alla concezione tradizionale dei diritti come fondati sullo stato.

Gli indignados stanno invece sperimentando un modo di garantire i diritti umani basato sulla comunità. Si sono resi conto che i loro diritti sono a rischio poiché dipendono dall’architettura convenzionale del potere (e, come costatiamo, i programmi di austerità e di aggiustamento continuano a essere attuati dai governi senza alcuna valutazione delle conseguenze sui diritti umani). Perciò, come sostiene l’antropologo Razsa, gli indignados stanno trovando modi nuovi di produrre diritti, definendoli in modo tale che la loro definizione contemporaneamente costruisca il poteri per metterli in atto.

Potremmo definire questo come un progetto di auto-organizzazione che anima una struttura parallela, un progetto in cui i diritti sono prodotti collettivamente e in cui sono posseduti solo nella misura in cui siamo riusciti a costruire con altri il potenziale collettivo per esercitarli. Come la esprime l’attivista Andrej Kurnik, questa è una politica di piccoli passi per accumulare nuove forme di potere alternativo. Questa concezioni dei diritti è collegata alla visione alternativa della democrazia che sostiene il movimento degli indignados : la democrazia inizia con i cittadini che si prendono cura gli uni degli altri e agiscono responsabilmente in base a quel senso di cura, assumendo la responsabilità sia di sé stessi e della propria famiglia, sia della comunità, del paese e del popolo in generale e del pianeta nel suo complesso. Questa responsabilità di aver cura sta alla radice delle reti del movimento; la responsabilità che tutti abbiamo come comunità o collettivo di assicurare che le persone soddisfino i propri bisogni, siano rispettate e incluse e libere da coercizioni.

Lavoro in corso: la creazione di alternative

Ci siamo proposti di mostrare qui che gli indignados sono attualmente impegnati, interagendo con una vasta gamma di organizzazioni e collettivi sociali ben consolidati e attivi da tempo, nella formulazione di alternative al sistema attuale; alternativa che contribuiscano a realizzare una società centrata sui diritti umani. In questo senso sarebbe saggio lasciarsi alle spalle la dualità pubblico/privato che riconosce solo due opzioni soddisfacenti in modo non ugualitario (controllo da parte dello stato o del mercato) e riconoscere che sono proposte nuove alternative, principalmente basate su una gestione dei beni comuni decentrata, democratica,  basata sulle comunità ispirata politicamente, socio-economicamente e culturalmente piuttosto che motivata finanziariamente-economicamente.

Gli indignados stanno tentando di creare i propri spazi comunitari secondo i principi della solidarietà e dell’auto-organizzazione. Stanno sperimentando modi nuovi di garantire i diritti umani come parte di una lotta politica più vasta. Hanno liberato l’immaginazione radicale con lo scopo di liberare la coscienza collettiva di ogni settore della società per sfidare l’attuale struttura del potere e sostituirla con alternative civili, orizzontali e autodeterminate.

 

Questo articolo fa parte di una ricerca intrapresa dall’autrice presso il Centro per i Diritti Umani a Norimberga, Germania.

Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://www.zcommunications.org/indignados-re-asserting-the-human-right-to-dream-by-marta-s-nchez

Originale: Roarmag.org

 

 

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