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29 luglio 2011

Israele Demolisce Case Beduine, Poi Chiede Il Conto
di Marta Fortunato

Beit Sahour (Cisgiordania), 29 luglio 2011, Nena News (nella foto, una casa del villaggio beduino di Al-Araqib appena demolita, foto bedouinjewishjustice) – Prima la demolizione, poi la multa. La novità, annunciata il mese scorso da un disegno di legge presentato alla Knesset, si è concretizzata:  Israele, attraverso l’Israel Land Administration (ILA) ha intentato una causa contro 34 beduini residenti nell’area di al-Araqib (Negev) chiedendo che gli vengano restituiti 1.8 milioni di NIS (l’equivalente di 360mila euro) come risarcimento per i costi che lo Stato ha dovuto sostenere per lo sfratto e la demolizione delle case beduine. Si tratta della prima causa di questo tipo, per terre statali. 

“Gli abitanti abusivi contro cui abbiamo fatto causa, appartenenti alle famiglie di Abu Madigham e Abu Jaber, hanno già costruito delle case su un’area di terra che lo Stato ha concesso loro vicino a Rahat”, ha dichiarato l’ILA al tribunale della magistratura di Be’er Sheva. Secondo le autorità israeliane, i beduini sono già proprietari di case nell’area di Rahat e le demolizioni compiute dai bulldozer israeliani avrebbero interessato soltanto strutture abusive costruite su terre di proprietà dello Stato di Israele, che sarebbero state occupate dalle comunità beduine a partire dal 1998.

“Abbiamo appreso la notizia della causa intentata contro di noi dai media – ha dichiarato al quotidiano israeliano Ha’artez Sheikh Siyah Abu Madigham al-Turi, leader del villaggio di al-Araqib – Anche noi facciamo molti reclami per tutte le strutture che ci hanno distrutto ma nessuno ci ascolta, nemmeno lo Stato. Il villaggio è stato distrutto 27 volte, ed ogni volta la distruzione ci costa 150mila NIS (30mila euro)”.

La tormentata storia delle comunità beduine del Negev ha avuto inizio nel 1948 quando circa quasi 90mila abitanti di quest’area (dei 100mila presenti) sono stati scacciati. Successivamente, dagli anni ‘50 Israele ha deciso di sfrattare i beduini del Negev centrale ed occidentale per trasferirli nel Negev orientale, un’area arida senza precipitazioni.

Attraverso la legge sulla Proprietà degli Assenti, emanata nel 1950, Israele ha acquisito la proprietà sui beni e sulle terre lasciate dalle migliaia di palestinesi cacciati durante la Nakba dai propri villaggi. Le conseguenze di una simile norma si ripercuotono ancora oggi sui beduini del Negev: 45 villaggi dell’area sono legalmente “non riconosciuti”, ovvero ufficialmente inesistenti per Israele. Sono così costantemente vittima di violenti attacchi, di demolizioni di case e di confisca delle terre da parte dell’esercito israeliano.

Insomma, in Negev si sentono i primi effetti di una legge che impone a chi resta senza un tetto sulla testa di pagare per i costi di demolizione sostenuti da Israele. Pagamento diretto, senza alcuna possibilità di rivolgersi ad un tribunale per fare ricorso contro la demolizione e contro la nuova “tassa”. Una tassa che arricchirà le casse israeliane se è vero, come riportato nel sito dell’associazione israeliana per i diritti umani B’Tselem, che nell’ultimo anno il numero delle demolizioni di case in Cisgiordania ha subito un improvviso e preoccupante incremento: secondo i dati forniti dalla stessa Amministrazione Civile israeliana, nei primi cinque mesi del 2011 sono state distrutte più abitazioni che nell’intero 2010. A restare senza un tetto sulla testa sono stati 706 residenti palestinesi, tra cui 341 minori. 

L’associazione Israeli Committee Against House Demolitions (ICAHD), che dal 1997 si batte contro la demolizione arbitraria delle abitazioni palestinesi in Cisgiordania, a Gaza e a Gerusalemme Est, stima che dal 1967 sono stati rasi al suolo 24.813 edifici di proprietà palestinese. L’ultimo aggiornamento risale a luglio del 2010 e si basa sulle statistiche fornite dal Ministero dell’Interno israeliano, dalla Municipalità di Gerusalemme, dall’Amministrazione Civile e dalle Nazioni Unite. Nena News

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