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4 giugno 2012

Israele, Netanyahu ordina la deportazione di 25mila immigranti africani

Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano, ha ordinato al suo governo di accelerare la deportazione di circa 25mila immigrati clandestini in Sud Sudan, Costa d’Avorio, Ghana ed Etiopia.

Si tratta di Paesi con i quali Israele mantiene rapporti diplomatici che consentono di espellere abbastanza facilmente gli immigrati. “Chiunque debba essere espulso da qui deve esserlo il più rapidamente possibile”, ha spiegato Netanyahu durante la riunione di gabinetto domenica scorsa.

Per quanto riguarda gli immigrati provenienti da Eritrea, Somalia e Sudan (circa 35mila), Netanyahu ha sostenuto invece che questi ultimi non verranno espulsi, dal momento che le loro vite sono realmente in pericolo nei Paesi d’origine.

In particolare, il Sudan è considerato da Israele un Paese nemico, mentre l’Eritrea considera insorti tutti i suoi emigranti. “Chiaramente non possiamo far rientrare i rifugiati eritrei e sudanesi nei loro paesi”, ha dichiarato Netanyahu.
Per loro, il primo ministro israeliano ha anche ordinato la costruzione di nuove strutture di assistenza in Saharonim, nella regione del Negev, il deserto meridionale. I nuovi alloggi serviranno a garantire la protezione di decine di migliaia di persone.

Nonostante queste misure, però, non si fermano in Israele le aggressioni contro gli africani, considerati da molti un “cancro” per il Paese.  Secondo un rapporto del Dipartimento di Stato Usa, a molti richiedenti asilo non verrebbe deliberatamente concessa alcuna forma di protezione. L’ultimo episodio di violenza verso degli immigrati è accaduto proprio la scorsa notte. Dieci immigrati eritrei sono stati tratti in salvo dai vigili del fuoco mentre l’appartamento in cui si trovavano, nel centro di Gerusalemme, era in preda alle fiamme. La polizia ha stabilito che si è trattato di un incendio doloso. Su un muro vicino qualcuno aveva scritto in ebraico: ‘Uscite da questo rione’.

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