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30 ottobre

La strada per la trasformazione di Gaza in Stato
di Talal Akwal, al Ayyam


Indipendentemente dai pro e contro, la recente visita dell'emiro del Qatar a Gaza ha aperto la strada per la creazione di uno "Stato" separato a Gaza, dice Talal Awkal nel quotidiano palestinese "al-Ayyam"

E' stata la prima visita ai territori palestinesi da parte del capo di uno Stato arabo che non ha firmato un trattato di pace con Israele. In realtà, anche i capi di stato arabi che lo hanno firmato (l'egiziano Mubarak e il giordano Abdullah II) non hanno avuto il coraggio di visitare Gaza, nonostante i loro lunghi mandati.

Il motivo apparente della visita dello Shiekh Hamad è stata quella di dare l’avvio ai progetti di ricostruzione che il Qatar ha deciso unilateralmente di finanziare. Il proposito di ricostruire la Striscia di Gaza è stato assunto in una conferenza internazionale tenutasi nel gennaio 2009 nella località egiziana di Sharm-el-Sheikh, sul Mar Rosso, subito dopo la fine dell'Operazione Piombo Fuso da parte di Israele [fine del 2008/inizio 2009].

A tale conferenza, è stato stanziato un budget di 4,5 miliardi di dollari per riparare i danni causati dall'assalto israeliano alle infrastrutture di Gaza. Ma il progetto è stato sospeso in attesa del completamento del processo di riconciliazione palestinese. La decisione unilaterale del Qatar di stanziare 250 milioni di dollari (successivamente aumentati a 400 milioni) per la ricostruzione di Gaza è stata presa in modo incondizionato e non dipendente dal processo di riconciliazione in corso. In ogni caso, non si prevede che quest’ultima - che doveva avvenire tra Fatah e Hamas sotto la supervisione di un governo di unità nazionale, come indicato negli accordi di Doha – si realizzi in tempi brevi.

Va da sé che nessun palestinese potrebbe rifiutare una tale generosa offerta per la ricostruzione di Gaza. Ma la visita dello Shiekh Hamad ha comportato molto di più di una semplice ricostruzione, ha avuto una forte dimensione politica.

Come avrebbe potuto una visita di così alto profilo andare avanti senza un coordinamento, garanzie di sicurezza, o l'approvazione da parte degli Stati Uniti, di Israele, e, naturalmente, dell'Egitto, attraverso il quale l'Emiro e il suo entourage sono entrati a Gaza? Gaza è territorio occupato, e di conseguenza una visita come questa costituisce un riconoscimento implicito e indiretto della potenza occupante. E' fuori discussione che l'emiro abbia voluto sfidare l'occupazione. La visita assolve anche implicitamente l'occupazione israeliana dai suoi obblighi legali, morali e politici nei confronti del popolo palestinese - gli obblighi ai quali gli israeliani cercano disperatamente di sfuggire una volta per tutte.

E' noto che i rapporti tra Qatar e Israele esistono già da diverso tempo. Gli israeliani hanno un ufficio a Doha che non è stato chiuso neppure al culmine della guerra a Gaza nel 2008-2009 e auto con targa del Qatar sono state viste sulle strade israeliane – tutte cose queste che sollevano interrogativi circa la natura esatta del ruolo del Qatar nel conflitto israelo-palestinese. Il Qatar, un alleato strategico degli Stati Uniti, gode anche di stretti legami con Hamas, un movimento islamista che non ha rinunciato alla resistenza armata contro Israele. Prima dell'avvento della primavera araba, il Qatar era stato classificato come membro del cosiddetto fronte 'negazionista', insieme con la Siria, Hezbollah, Iran e Hamas.

Eppure in seguito è diventato un piccone con cui distruggere quel fronte. Il Qatar è uno dei paesi arabi più entusiasti della distruzione del regime siriano, e prima ancora, del precedente regime libico. Ma c'è ancora un'altra dimensione politica nella visita dell'Emiro a Gaza: è il riconoscimento della amministrazione di Hamas a Gaza, e una violazione dello status dell'OLP come unico rappresentante legittimo del popolo palestinese. È un dato di fatto, la rappresentanza palestinese di recente è diventata il pomo della discordia tra l'OLP e Hamas, soprattutto dopo l'avvento delle rivolte arabe di primavera, che ha visto l'ascesa dei Fratelli Musulmani in Egitto, Tunisia, Marocco e in altri paesi arabi.

In realtà, il sostegno del Qatar alla Fratellanza Musulmana ha preceduto la primavera araba. Subito dopo la guerra di Israele a Gaza, Hamad ha convocato un vertice arabo di emergenza a Doha (che non è riuscito a raggiungere il quorum), al quale ha invitato il capo del Politburo di Hamas Khalid Mish'al, [ leader delle fazioni radicali con sede in Siria], il capo del PFLP-GC Ahmed Jibril, e il leader della Jihad Islamica Ramadan Shallah. Il presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas ha rifiutato di partecipare in segno di protesta contro il comportamento del Qatar. In pratica, il Qatar non ha mai smesso di simpatizzare con Hamas e di trattare con il suo governo a Gaza. Allo stesso tempo, la AP ritiene che il canale del Qatar, Al-Jazeera, sia prevenuto nei suoi confronti, e che le abbia causato un danno considerevole quando ha mostrato documenti palestinesi ottenuti illegalmente. Detto questo, è improbabile che la telefonata dell'Emiro ad Abbas prima della visita - apparentemente per interpellarlo – sia stata più di una formalità. Né è probabile che Abbas abbia dato la sua benedizione ad Hamad. È inverosimile credere che Abbas avrebbe accompagnato Hamad a Gaza, sarebbe stato umiliante per il presidente dell'AP cercare la protezione di un sovrano straniero per visitare ciò che fa parte del proprio paese.

La visita del emiro del Qatar a Gaza è quindi probabile che intensifichi la rivalità tra Hamas e l'OLP per la rappresentanza palestinese, e aumenti la diffidenza tra le fazioni rivali palestinesi, rendendo la riconciliazione ancora più difficile di quanto lo fosse già (per ragioni di cui entrambi i protagonisti sono responsabili). Ma non bisogna trascurare gli aspetti positivi della visita. Per prima cosa, è riuscito a rompere il blocco, anche se con l'approvazione degli Stati Uniti e di Israele. Inoltre, i progetti che il Qatar finanzierà, oltre ai loro naturali benefici, procureranno lavoro agli abitanti disoccupati di Gaza.

L'Egitto ha svolto un ruolo importante nel rendere possibile la visita. Su ordine del presidente Mursi, il materiale necessario per la ricostruzione avrà il permesso di entrare a Gaza ufficialmente, evitando così la necessità di utilizzare le gallerie e i canali del contrabbando. Così l'Egitto, che ha respinto una proposta di Hamas di istituire una zona franca a Gaza, ha accettato un progetto che non è molto diverso, ma che non ha bisogno dell'approvazione né della comunità internazionale né della AP. È necessaria solo l'approvazione di Israele, cosa certa questa, dato che Israele è intenzionato a contare sempre di più sull'Egitto per la gestione di Gaza.

In apparenza, dunque, la visita dell'emiro a Gaza sembra essere destinata a rompere il blocco israeliano, a sostenere la resistenza palestinese e a consolidare la liberazione di Gaza dall'occupazione israeliana - senza negoziati, concessioni, o riconoscimento - come preludio alla creazione di un stato palestinese nella Striscia.