Il Fatto Quotidiano
27 novembre 2012

Onu, Palestina paese osservatore: apertura di Francia e Gran Bretagna

A due giorni dal voto riguardo la risoluzione alle Nazioni Unite sul riconoscimento dell’Autorità nazionale palestinese come Stato osservatore non membro, arriva l'apertura di Parigi e Londra, che però pone due condizioni: il riavvio dei negoziati di pace con Israele e nessuna richiesta di processi a Israele per crimini di guerra

Francia e Gran Bretagna aprono alla risoluzione Onu sul riconoscimento dell’Autorità nazionale palestinese come Stato osservatore non membro delle Nazioni Unite. Londra pone due vincoli al proprio sì: l’Anp deve impegnarsi a riprendere subito, senza condizioni, i negoziati di pace con Israele e a non chiedere processi di Israele per crimini di guerra. La svolta è arrivata nelle ultime ore e fa seguito ai colloqui di ieri tra il ministro degli esteri britannico William Hague, il capo dell’Anp Abu Mazen e il collega francese Laurent Fabius.

Abu Mazen ha chiesto a Londra di appoggiare la sua richiesta all’Onu invocando la speciale responsabilità della Gran Bretagna come ex potenza coloniale nei confronti della Palestina. Finora il Foreign Office aveva sempre opposto resistenza alla risoluzione citando le obiezioni di Stati Uniti e Israele e il timore di danni a lungo termine nelle prospettive di negoziato. Il sì della Gran Bretagna ci sarà a patto che vengano inserite alcune modifiche nella richiesta dell’Anp che giovedì verrà messa ai voti dell’Assemblea e che dovrebbe essere approvata a maggioranza dagli stati membri, oltre 130 dei quali hanno già riconosciuto lo stato palestinese.

Il Foreign Office chiede in particolare che l’Autorità Palestinese si astenga dal chiedere di entrare alla Corte Penale Internazionale e alla Corte Internazionale di Giustizia, istituzioni che potrebbero essere usate per mettere Israele sul banco degli imputati per crimini di guerra. Londra chiede inoltre a Abu Mazen di riprendere negoziati “senza precondizioni” con lo stato ebraico. Un’altra condizione è che la risoluzione dell’Assemblea Generale non richieda al Consiglio di Sicurezza di seguirne le mosse. Stati Uniti e Israele hanno prospettato pesanti rappresaglie in caso di approvazione della risoluzione e la posizione della Gran Bretagna è tesa a ridurre il rischio di queste minacce.

Il sì di Parigi è stato annunciato dal ministro degli Esteri, Laurent Fabius, che ha ricordato la ”posizione costante” di Parigi in favore del riconoscimento di uno stato palestinese, fin dal discorso del 1982 dell’allora presidente, Francois Mitterrand. La decisione della Francia amplifica la prospettiva di una nuova spaccatura fra i Paesi Ue su una delicata questione di politica estera: i palestinesi, ovviamente, auspicano un voto compatto della Ue per bilanciare la posizione degli Stati Uniti.

Secondo il portavoce della presidenza dell’Anp, Nabil Abu Redeineh, se i Paesi membri dell’Onu voteranno a favore della richiesta dell’Autorità nazionale palestinese, ”sarà la prova che Israele ha perso la battaglia politica e che il resto del mondo ha compreso che lo Stato ebraico non è interessato alla pace e alle trattative”. Abu Redeineh sottolinea “la necessità che i palestinesi facciano fronte unito per salvaguardare le vittorie del popolo palestinese e compiere un altro passo avanti verso l’unificazione della Nazione”. In questo modo, ha spiegato il portavoce, “fallirà il piano israeliano che non vuole la creazione di uno Stato palestinese”.