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giovedì 1 novembre 2012 23:32

L'enorme coraggio di Abu Mazen

Il leader palestinese sancisce la rinuncia al diritto al ritorno dei palestinesi. Davanti alla destra israeliana cerca così di rilanciare il campo della pace, in Israele.

Cominciamo dalla notizia: intervistato dalla tv israeliana Channel w2, al giornalista che gli chiedeva se gli sarebbe piaciuto vivere a Safed, la sua città natale in Galilea, che oggi è parte integrante dello Stato d'Israele, il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, ha risposto: "Ho visitato Safed più di una volta. Vedere Safed e' un mio diritto, ma non quello di viverci". Sono parole chiarissime: "il diritto al ritorno del palestinesi non c'è più." 

Ad un governo israeliano che procede a tutto vapore nella costruzione di insediamenti ebraici nei Territori Palestinesi occupati ( costruzioni illegali per il diritto internazionale), il leader palestinese risponde rilanciando le ragioni della pace basata sulla soluzione dei due stati. Nel modo più unilaterale, "disperato" e coraggioso che si potesse immaginare.Vediamo.

Il diritto al ritorno palestinese oggi riguarderebbe milioni e milioni di palestinesi. E' evidente che molti di costoro sceglierebbero compensazioni in caso di opzione, previste da un ipotetico accordo di pace tra i due stati sovrani, ma la paura che così possa non essere ha sempre fatto da volano al timore di molti israeliani di finire sommersi da una "marea di rientranti". 

Il punto logico e politico lo fissò anni fa un grande intellettuale palestinese, Sari Nusseibeh: "in caso di accordi pace il diritto al ritorno sarebbe all'interno dello Stato palestinese". E questo sembra dire oggi Abu Mazen, senza anteporre "se Israele."

La chiarezza dell'affermazione del leader palestinese avrà certamente conseguenze, nel campo palestinese. Prevederlo è un'ovvietà, anche se tutti sanno che il processo di pace avrebbe comportato questo esito, doloroso per i palestinesi, ma inevitabile per raggiungere un'intesa vero. 

La scommessa di Abu Mazen però sembra un'altra: riattivare il campo pacifista nel campo israeliano prima delle elezioni politiche che si terranno in Israele all'inizio del prossimo anno. Senza un fronte pro-pace arabo-israeliano le sperane di un futuro diverso sono pressoché zero. E in questo caso non ci sarebbe nè diritto al ritorno né accordo di pace. La mossa dunque sembra "un rilancio difficilissimo",, ma di prospettiva, enorme coraggio e visione.Chissà...