http://nena-news.globalist.it
domenica 4 novembre 2012 08:46

Diritto al ritorno, Abu Mazen ci ripensa

Sommerso dalle critiche dopo le sue dichiarazioni al Canale 2 israeliano, il presidente dell'Anp fa sapere di non aver rinunciato ai diritti dei 5 milioni di profughi palestinesi

Ramallah, 04 novembre 2012, Nena News - Abu Mazen corre ai ripari. Dopo aver, di fatto, rinunciato al diritto al rientro alle città e villaggi d'origine (oggi in territorio israeliano) per i cinque milioni di profughi palestinesi - lo sancisce una risoluzione dell'Onu, la 194 - durante un'intervista rilasciata al Canale 2 della televisione israeliana, il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) ha fatto sapere di non voler negare il diritto al ritorno.

«La posizione della leadership palestinese non è cambiata», ha comunicato Nabil Abu Rudaineh, portavoce di Abu Mazen. «La questione dei profughi era e rimane un argomento che dovrà essere affrontato nel negoziato finale con Israele e (Abu Mazen) rimane fedele ai principi fissati dal Consiglio nazionale palestinese (il Parlamento che rappresenta tutto il popolo palestinese, ndr)», ha aggiunto.

Le dichiarazioni fatte a Canale 2 da Abu Mazen hanno raccolto parecchi consensi in Israele (a cominciare dal capo dello stato Shimon Peres) ad eccezione del primo ministro Benyamin Netanyahu.

In casa palestinese invece hanno provocato un tornado. In un comunicato il Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp) ha accusato Abu Mazen di tradire lo statuto dell'Olp e «di negare ai palestinesi di rientrare in possesso di ciò che Israele ha sottratto con la forza ai suoi legittimi proprietari». «Abu Mazen vive nella terra dei sogni, crede che facendo queste dichiarazioni otterrà qualcosa da Israele e Stati Uniti ma si sbaglia», ha commentato Rabah Muhanna, un leader del Fplp della Striscia di Gaza. In precedenza era stato il movimento islamico Hamas a bocciare categoricamente il contenuto della dichiarazioni di Abu Mazen.

Il presidente dell'Anp si era rivolto agli israeliani - che tra poco più di due mesi andranno alle urne per eleggere il nuovo parlamento - in vista della presentazione, a metà mese, davanti all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite della richiesta di adesione dello Stato di Palestina come «Stato non membro».

Aveva escluso che i palestinesi possano lanciare una terza Intifada (rivolta) contro l'occupazione israeliana sino a quando lui sarà presidente. «Non torneremo al terrorismo e alla violenza...agiremo solo attraverso la diplomazia e con mezzi pacifici» ha detto.

Ha poi affrontato il tema delicatissimo del diritto al ritorno ai loro centri abitati d'origine per i profughi palestinesi della prima guerra arabo-israeliana (circa 800mila nel 1948, oggi 5 milioni sparsi nel mondo arabo).

Rispondendo ad alcune domande a riguardo, Abu Mazen ha spiegato che per lui lo Stato di Palestina è composto solo da Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est (i territori palestinesi occupati da Israele nel 1967) e che tutto il resto della Palestina storica è Israele. Quindi, aveva aggiunto, che pur essendo un profugo di Safad (in Galilea) e desideroso di visitare quella località, non intende tornare nella città oggi parte di Israele per risiedervi.

Parole che a molti palestinesi sono apparse come una rinuncia al diritto al ritorno per i profughi, sancito dalla risoluzione 194 approvata dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu dopo la guerra del 1948. Peraltro il presidente dell'Anp - che guida anche il movimento Fatah e presiede il Consiglio esecutivo dell'Olp (l'organizzazione che, almeno sulla carta, rappresenta tutti i palestinesi) - non ha chiarito se i rifugiati potranno comunque andare nei territori del futuro Stato di Palestina.

Abu Mazen sembra inoltre aver messo da parte anche all'idea di un ritorno limitato dei profughi in territorio israeliano.

Su Facebook e Twitter sono stati centinaia se non migliaia i messaggi di protesta per quella che molti palestinesi descrivono come la linea «rinunciataria» e «sottomessa» di Abu Mazen.

Israele, è noto, esclude categoricamente di poter attuare la risoluzione 194 dell'Onu, ritenendo il ritorno dei 5 milioni di palestinesi il «suicidio» per lo Stato ebraico concepito dai padri del sionismo.Nena News