Fonte: Addameer
http://www.palestinarossa.it/
17 Ago 2012

La testa di Safadi, in sciopero della fame, sbattuta contro la porta della cella dalle guardie carcerarie
Traduzione a cura di Mariano Mingarelli

I palestinesi in sciopero della fame, Hassan Safadi e Samer Al-Barq, continuano a essere duramente maltrattati dal Servizio Carcerario Israeliano (IPS) che applica forme di brutalità fisica e di tortura psicologica.

Addameer, Al-Haq e i Medici per i Diritti Umani in Israele (PHR-Israel) esprimono la loro massima indignazione per i recenti episodi di violenza che hanno prodotto traumi e lesioni nei detenuti già indeboliti per lo sciopero della fame prolungato. Al-Barq è oggi all’87° giorno di sciopero della fame, che ha iniziato solo una settimana dopo che era terminato quello precedente di 30 giorni. Safadi è al 57° giorno di sciopero della fame che ha cominciato poco dopo la fine di quello precedente di 71 giorni.

In occasione di una visita dell’avvocato di Addameer, Fares Ziad, fatta il 14 agosto, Safadi ha raccontato l’episodio più recente di violenza avvenuto il giorno precedente. Intorno alle 9:00 del 13 agosto le guardie dell’IPS sono entrate nella cella di isolamento che egli condivide con il compagno in detenzione amministrativa Al-Barq nella clinica medica della prigione di Ramleh e hanno comunicato di essere intenzionate a spostare i due, in sciopero della fame, in una stanza della clinica medica con altri prigionieri che non lo stavano facendo. Safadi e Al-Barq si sono opposti al trasferimento, ritenendolo un tentativo di esercitare su di loro ulteriori pressioni perché interrompano lo sciopero della fame, attorniandoli di persone che avrebbero mangiato regolarmente di fronte a loro.

Dopo il rifiuto di essere trasferiti, le guardie carcerarie israeliane hanno aggredito sia Safadi che Al-Barq. Durante l’aggressione, hanno sbattuto per ben due volte la testa di Safadi contro la porta di ferro della cella, facendolo cadere a terra privo di sensi. Le guardie carcerarie lo hanno poi trascinato lungo il corridoio perché venisse visto da tutti gli altri prigionieri. Più tardi, la notte stessa intorno alle 10:00, Safadi e Al-Barq sono stati portati in una nuova cella di isolamento priva di materassi.

A seguito di questo trattamento crudele, disumano e degradante, Safadi ha successivamente annunciato che non avrebbe più bevuto acqua che fino ad ora era stata il suo unico sostentamento durante lo sciopero della fame. Per protestare contro la brutalità dell’IPS anche gli altri prigionieri a Ramleh hanno cominciato a restituire i loro pasti.

Safadi e Al-Barq continuano a fare lo sciopero della fame in segno di protesta per il rinnovo dei loro ordini di detenzione amministrativa dopo la conclusione dello sciopero della fame di massa dei prigionieri palestinesi avvenuta a maggio. Safadi era stato inserito esplicitamente nell’accordo per porre fine allo sciopero della fame e, al momento, era stato assicurato il suo rilascio alla scadenza del suo ordine – promessa che non è stata mantenuta. Una decisione definitiva per ciò che riguarda l’estensione di Safadi è stata costantemente rinviata da un giudice militare israeliano e fino ad ora non è stata ancora presa.

Altri due detenuti palestinesi nelle carceri israeliane sono attualmente in sciopero della fame: Ayman Sharawna e Samer Al-Issawi, rispettivamente da 47 e 16 giorni. Entrambi erano ex detenuti rilasciati lo scorso ottobre a seguito dell’accordo sullo scambio di prigionieri e successivamente riarrestati. Essi vengono detenuti sulla base di informazioni segrete e considerano il loro sciopero della fame come l’unico strumento per protestare contro il loro nuovo arresto.

Addameer, Al-Haq e PHR-Israele esigono che la comunità internazionale intervenga presso le competenti autorità israeliane e chieda un’indagine immediata su questi e altri condannabili comportamenti assunti contro i prigionieri in sciopero della fame nel tentativo di farli desistere.

In particolare, Addameer , Al-Haq e PHR-Israel fanno appello a che:

-                l’Ufficio dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e l’unione Europea prendano i provvedimenti più energici possibili per salvare la vita di coloro che fanno sciopero della fame e impediscano ogni futuro maltrattamento;  

-                i Membri del Parlamento Europeo portino, senza indugio, questi casi all’attenzione delle competenti autorità israeliane e inviino una missione d’inchiesta per esaminare le condizioni di detenzione dei palestinesi arbitrariamente detenuti nelle carceri israeliane;  

-                le Parti Superiori Contraenti della Quarta Convenzione di Ginevra e tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite facciano immediatamente pressione su Israele perché rispetti il diritto internazionale umanitario, i diritti umani, ponga fine alla sua politica di detenzione arbitraria e rispetti le regole standard per il trattamento dei detenuti adottate nel 1955, le quali fissano ciò che è accettato nella generalità come principio e prassi soddisfacienti nel trattamento dei prigionieri.

Comunicato di Addameer, Al Haq e PHR-Israele