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28 April 2012

Prigionieri in sciopero della fame: l’aggiornamento
By  Addameer – Prisoners Support And Human Rights Associations
Tradotto da Emma Mancini

Aggiornamenti sullo sciopero della fame collettivo lanciato dai prigionieri palestinesi il 17 aprile scorso. 

I prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane hanno avviato uno sciopero della fame collettivo il 17 aprile, chiedendo la fine della detenzione amministrativa, dell’isolamento e delle altre misure detentive attuate contro i detenuti palestinesi, compreso il divieto di ricevere visite familiari e di accedere all’educazione universitaria.

Sono circa 1.200 i prigionieri di tutte le fazioni politiche che hanno cominciato lo sciopero della fame, una protesta che nella scorsa settimana si è allargata a nuovi prigionieri che si sono uniti allo sciopero ogni giorno. Addameer ritiene che l’attuale numero di prigionieri in sciopero sia arrivato a circa 2.000, un numero che include anche 19 detenuti attualmente in isolamento per “ragioni di sicurezza”. Ahmad Sa’adat, il segretario generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, in isolamento da oltre tre anni, ha raccontato il 23 aprile che ha già perso sei chili da quando ha cominciato lo sciopero.

Come nei precedenti scioperi delle fame, l’Israeli Prison Service (IPS) ha incrementato le misure punitive contro i prigionieri in protesta con l’obiettivo di minare l’iniziativa. I metodi d punizione attualmente in atto contro i detenuti includono raid nelle celle, la confisca di effetti personali, il trasferimento da una prigione all’altra, l’isolamento, le multe e il divieto di ricevere le visite di familiari e avvocati. Ai legali di Addameer viene impedito di incontrare tutti i detenuti in sciopero.

Quaranta prigionieri, che hanno iniziato lo sciopero nella prigione di Ofer due giorni fa, sono stati informati che saranno trasferiti in un’altra sezione della prigione e non sarà loro permesso di portare con sé i propri effetti personali, tranne i vestiti. Nella prigione di Ashkelon, i 150 detenuti in sciopero stanno subendo ogni giorno raid e attacchi nelle celle da parte delle forze speciali israeliane. Oltre ad aver confiscato tutti i loro beni, l’IPS ha anche ritirato il solo nutrimento dei prigionieri: il sale per l’acqua. Anche ai prigionieri in sciopero nel carcere di Nafha è stato confiscato il sale, una misura che mette in serio pericolo di vita i detenuti. Dei circa 400 prigionieri di Nafha in sciopero, almeno quaranta sono stati trasferiti in altre sezioni e a tutti sono state applicate multe ed è stata tolta l’elettricità nelle celle.

Il 23 aprile, sei prigionieri hanno aderito allo sciopero nel carcere di Naqab e sono stati posti subiti in isolamento. Una prigioniera, Lina Jarbouni, ha avviato lo sciopero il 19 aprile ed è stata messa in isolamento lo stesso giorno. Le sopramenzionate misure sono solo un esempio delle punizioni di vasta scala applicate: in particolare il trasferimento e l’isolamento rappresentano il tentativo dell’IPS di isolare ulteriormente i detenuti dal resto del mondo e dagli altri prigionieri coinvolti nella protesta.

Intanto otto prigionieri, inclusi cinque in detenzione amministrativa, proseguono nello sciopero della fame che avevano cominciato prima del 17 aprile. Sette di loro sono stati trasferiti nell’ospedale militare di Ramle. Thaer Halahleh e Bilal Diab sono giunti al 57° giorno di sciopero (il 25 aprile, ndr). Nonostante il rapido deterioramento delle loro condizioni di salute, entrambi i loro appelli contro gli ordini di detenzione amministrativa sono stati rigettati dalla corte militare il 23 aprile. Il 24 aprile è stata respinta la petizione di Hassan Safadi (al 52° giorno di sciopero della fame) dall’Alta Corte israeliana contro l’ordine di detenzione amministrativa.

I detenuti amministrativi Omar Abu Shalal e Jaafar Azzedine sono rispettivamente giunti al 50° e al 35° giorno di sciopero della fame. Ora nel centro medico militare di Ramle sono detenuti anche Mohammad Taj (39 giorni di sciopero perché venga riconosciuto come prigioniero di guerra) e Mahmoud Sarsak (34 giorni contro la detenzione secondo la legge israeliana dei Combattenti Illegali). Infine, Abdullah Barghouti, detenuto nella prigione di Rimon, è giunto al 14° giorno di sciopero della fame. Addameer esprime la sua preoccupazione perché questi detenuti non stanno ricevendo cure adeguate negli ospedali dell’IPS e perché a medici indipendenti è proibito far loro visita.

Nonostante le misure punitive prese contro i detenuti in sciopero della fame, la campagna di protesta continua a crescere. Le sei detenute di Hasharon hanno annunciato che inizieranno lo sciopero della fame il primo maggio. Si attende che altri prigionieri, gradualmente, aderiscano alla protesta, compresi i 120 detenuti nel carcere di Ofer, che inizieranno il 29 aprile. La protesta cresce e diventerà cruciale per i detenuti in sciopero della fame il mancato accesso ai propri avvocati e a medici indipendenti.

Alla luce di questi sviluppi, è necessario avviare immediatamente un’azione a livello internazionale per attirare l’attenzione sulle legittime richieste dei prigionieri politici. Addameer rinnova il suo appello a tutti i partiti politici, alle istituzioni, alle associazioni e ai gruppi di solidarietà che lavorano nel campo dei diritti umani nei Territori Occupati Palestinesi e all’estero perché sostengano i prigionieri nella loro battaglia.