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Domenica, 15 Aprile 2012

Israele ferma Flytilla
di Alfredo Ranavolo

Blocchi agli aeroporti. Quattro gli attivisti italiani fermati.

Ci sono quattro italiani tra gli attivisti fermati allo scalo di Tel Aviv. Due saranno rimpatriati nelle prossime ore, gli atri due sono in stato di fermo. Uno, Marco Varasio, di cui non si sono avute notizie per ore, è stato portato nel carcere di Ramla Givon. Altri attivisti italiani e francesi hanno, invece, superato la dogana dichiarando apertamente le proprie intenzioni e si trovano ora nei Territori occupati. Lo ha reso noto il coordinamento italiano del gruppo internazionale ’Welcome to Palestine’, che aveva organizzato per per domenica 15 aprile l’arrivo di circa 1.500 attivisti nella città israeliana con lo scopo di entrare in Cisgiordania e manifestare contro l’assenza di liberta’ di circolazione nei Territori palestinesi.

INMOLTI NON SONO NEMMENO PARTITI. L'operazione Flytilla è stata molto ridimensionata dalle pressioni diplomatiche e dalle forze di sicurezza israeliane. In centinaia non sono nemmeno riusciti a salire sui voli in partenza da Parigi, Ginevra, Roma e Bruxelles perché i loro nomi figuravano sulle liste nere inoltrate dai servizi di sicurezza israeliani alle compagnie aeree. A Roma era in una lista di sette indesiderati anche il vignettista e scrittore Vauro Senesi, ma non era in partenza. «È vero dovevo partecipare, ma per impegni di lavoro precedenti ho annullato il viaggio» ha affermato il disegnatore.

ALMENO 40 ESPULSIONI A TEL AVIV. Ciò non è bastato, comunque, a impedire la partenza di tutti gli attivisti. Quelli che sono riusciti a raggiungere Tel Aviv hanno trovato, al loro arrivo, oltre 600 agenti a presidiare l'aeroporto, per lo più in borghese. Secondo il sito web Ynet sono stati compiuti svariati fermi per accertamenti, 40 dei quali si sono trasformati immediatamente in espulsioni. Benzina sul fuoco è stata gettata anche da una lettera, firmata da un funzionario dell’ufficio del primo ministro Benyamin Netanyahu, che ha invitato gli attivisti diretti in Israele a dimostrare, piuttosto, per il rispetto dei diritti civili in Siria, in Iran e a Gaza.
Immediata la reazione di alcuni giornali israeliani che hanno criticato il pugno di ferro del governo. Sarebbe stato molto più saggio, hanno sottolineato, accogliere amichevolmente i manifestanti di Benvenuti in Palestina, aiutandoli a raggiungere Betlemme senza impedimenti. Particolarmente duro è stato poi il quotidiano liberal Haaretz, secondo il quale in questa circostanza Israele si sta comportando in maniera non dissimile dall’Iran.

ISRAELE PARAGONATO ALL'IRAN. «L’Iran», ha ribadito un editoriale, «impedisce l’ingresso nelle proprie installazioni nucleari ai controllori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, che vorrebbero riferire quanto vi avviene. Israele ha deciso di impedire l’ingresso nei Territori occupati di attivisti dei diritti umani che vorrebbero riferire dello stato dei diritti umani nella Regione». Le critiche non sono piaciute al ministro dell'Ambiente, Ghilad Erdan, del Likud secondo cui quelli di Flytilla «non sono pacifisti, sono attivisti visceralmente anti-israeliani e forse anche antisemiti».