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7/3/2012

Governo di unità fra due settimane. Atteso il giudizio sull’incostituzionalità del premierato di ‘Abbas

Gaza/Cisgiordania – Ma’an, InfoPal. Ieri la corte costituzionale di Ramallah ha posticipato al 20 marzo l’udienza sulla liceità della nomina del presidente dell’Autorità palestinese (Anp), Mahmoud ‘Abbas, a primo ministro nel governo di unità.

Questa ipotesi aveva messo d’accordo le parti durante l’incontro di Doha tra ‘Abbas e il leader di Hamas, Khaled Mesha’al.

Tra le varie obiezioni, un membro del Consiglio centrale dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), ‘Abdel Jawwad Salih, aveva presentato una sfida legale alla nomina di ‘Abbas a premier, sollevando l’incostituzionalità della duplice carica – quella di primo ministro e di presidente.

Sollevando il caso di incostituzionalità, si citavano i capitoli 63, 38 e 74 dell’art.5 della Basic Law palestinese (documento costituzionale) nei quali si disciplina la distinzione tra le due cariche.

“Nel capitolo 74 si dà una definizione inopinabile delle responsabilità del premier”, specifica ‘Abdel Hamid.

Salih non è un personaggio tra i numerosi che il giorno dopo la Dichiarazione di Doha avevano sollevato la questione dell’incostituzionalità, ma è tra gli autori della stessa Basic Law.

Nella giuria siedono il capo dell’Alta corte palestinese, Farid al-Jallad, e i giudici  Sami Sarsour, Mohammed Sadr, Eiman Nasser Addin, Imad Salim, Adnan Shuaybi e Khalil Sayyad. Khaled Awwad, invece, è investito della pubblica accusa.

Rivolgendosi al-Jazeera, ‘Abbas ha messo in chiaro di aver accettato l’esercizio della duplice carica dal momento che il neo-governo sarà a termine, di transizione e tecnocratico, con il compito esclusivo di allestire elezioni e avviare la ricostuzione di Gaza. Il presidente dell’Anp ha anche detto che accoglierà l’esito giudiziario, qualunque esso sarà.

Il leader di Hamas, Ahmad Yousef, ha informato che i ministri del neo-governo saranno nominati entro due settimane, riportando la speranza generale di un superamento dell’impasse.

Nell’accordo di Doha, tra Fatah e Hamas, la scelta di riconoscere ad ‘Abbas il rivestimento dei due ruoli aveva fatto emergere un disaccordo tra i politici di Hamas. Si era entrati in una fase di stallo, e la formazione del nuovo governo era slittata.

Stando alle dichiarazioni della leadership di Hamas, la questione interna sarebbe stata quindi risolta, e lo stallo resta sospeso ora sul parere giudiziario.

Dal Comitato centrale di Fatah, Jamal Muheisin ha respinto le dichiarazioni di Yousef dicendo che la formazione del governo è in standby a fino a che Hamas non permetterà al Comitato centrale elettorale l’apertura di un registro elettorale a Gaza.

Tale Comitato era stato riaperto a Gaza a gennaio scorso e tuttavia non è mai stato operativo. L’apertura del registro elettorale sarebbe dovuta essere la prima mansione da svolgere.

I preparativi sono comunque nel pieno delle attività; ‘Abbas sottoporrà una lista di candidati al gabinetto che le parti discuteranno. E’ atteso anche un altro incontro tra ‘Abbas e Mesha’al.

Stando agli aggiornamenti forniti ancora da Yousef, entrambe le parti hanno fatto richiesta di un’estensione di due settimane rispetto alla data precedentemente fissata. Per Fatah si tratta di avere la certezza di allestire le elezioni ad al-Quds (Gerusalemme), per Hamas, invece, la richiesta era stata giustificata con la divergenza di opinioni all’interno del Movimento.

Tra i pareri in disaccordo e gli affari di natura tecnica sul funzionamento del Comitato centrale elettorale di Gaza, s’inserisce un’altra questione, tutt’altro che secondaria. Il presidente ‘Abbas intende osservare la reazione israeliana alla formazione del nuovo governo palestinese, e cercare di sottrarsi alle prevedibili forme di pressioni. Nel corso del 2011, Israele aveva congelato le rendite fiscali in due occasioni. Esse sono dovute all’Anp come disposto da accordi internazionali. Per ‘Abbas è importante capire se Israele permetterà di tenere le elezioni a Gerusalemme e in Cisgiordania.

Secondo l’opinione di Yousef, la leadership di Fatah è intenzionata ad aspettare le elezioni in America prima di procedere. Ma su questo punto, i funzionari palestinesi non hanno particolari aspettative, essi non si aspettano alcun supporto statunitense.

“Se di questa proroga beneficeranno sul fronte interno (i partiti), il popolo non può attendere a lungo, e il governo dovrà essere nominato il prima possibile”, ha concluso il leader di Hamas.

Ancora dalla leadership del Movimento di resistenza islamica, Khalil al-Hayya, sostiene di non poter tenere le elezioni fino a quando non si avrà la piena capacità di operare in Cisgiordania.

“‘Abbas deve formare un governo quanto prima, oppure deve rinunciare alla carica di premier che dovrebbe ricoprire – come da accordo – nel nuovo governo”, ha detto al-Hayya.

Quando l’agenzia Ma‘an gli ha chiesto perché il governo di Gaza non ha permesso ancora al Comitato centrale elettorale di aprire un registro, al-Hayya ha risposto: “Non si possono tenere le elezioni senza la libertà per gli esponenti di Hamas in Cisgiordania”.

Continua tra queste discussioni quindi quel processo di riconciliazione nazionale avviato nel maggio 2011 per porre fine ad anni di divisioni politiche. Sin da principio, libertà politiche, formazione di un governo nazionale ed elezioni entro un anno, sono state poste in testa all’agenza dell’intesa.

Da maggio a febbraio era giunto l’accordo di Doha sulla nomina di ‘Abbas e, da quella dichiarazione, erano seguite obiezioni circa la duplice carica di ‘Abbas e altre divergenze di vedute su questioni centrali all’accordo nazionale tra le parti. Quindi si era entrati nello stallo.

Nella molteplicità dei fatti che stanno segnando il percorso politico-diplomatico palestinese, rientra pure la visita di Nasser Joudah, ministro degli Esteri giordano a Ramallah, presso l’Anp.

Lo scopo della visita di Joudah potrebbe essere quello informare la leadership dell’Anp del suo recente incontro a Washington dove, tra le altre cose, il politico giordano ha discusso di ripresa di processo di pace tra palestinesi e Israele.

In Giordania si era svolto l’ultimo round di incontri tra le parti a gennaio scorso, quando non si era concluso nulla. Fonti palesitnesi si astengono dal confermare la notizia secondo cui la visita di oggi del ministro giordano si ponga realmente questo obiettivo.