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7/7/2012

Palestinese confessa di aver avvelenato Arafat nel 2006

Betlemme - Ma’an. Il canale satellitare pan-arabo Al Mayadeen venerdì ha mandato in onda un video con la confessione di un palestinese che avrebbe avvelenato il cibo dello scomparso presidente Yasser Arafat per conto dell’intelligence israeliana.

Il video si presume sia stato registrato nella prigione israeliana del Negev nel 2006 e mostra un prigioniero palestinese sospettato di essere stato messo in carcere come spia per Israele.

Viene detto che lui è stato interrogato da un altro detenuto. Il prigioniero, anonimo, dice al suo “interrogatore” che ha messo del veleno nel cibo di Arafat nella cucina della Muqata, il compound presidenziale a Ramallah, con l’aiuto di un cuoco.

Il prigioniero racconta di essere stato reclutato dai servizi di intelligence di Israele nel 2002. Un altro collaborazionista lo aveva portato a Gerusalemme per lavoro, e lo aveva presentato a un uomo chiamato Yoram che lo aveva preso come collaboratore. Gli venne data un’uniforme militare e fu addestrato con soldati israeliani per due mesi. Poi fu condotto a Gerusalemme dove gli ufficiali israeliani mostrarono a lui e ad altri collaboratori un video sulla Muqata, compresa la stanza di Arafat e la cucina.

Egli afferma che al gruppo di collaboratori fu ordinato di avvelenare Arafat e che ricevettero i pagamenti in giugno o luglio 2004. Fu consegnato loro del veleno e detto che sarebbero stati uccisi se non avessero portato a termine l’avvelenamento. L’uomo poi spiega come lui e gli altri collaboratori siano entrati nella Muqata con la collaborazione di una delle guardie del compound.

Secondo il suo racconto, i cuochi indossavano uniformi da cucina e il cibo di Arafat era pronto, ma il primo cuoco si rifiutò di aggiungere il veleno. Un altro accettò e lo mise nel riso e nella zuppa di Arafat.

L’Autorità palestinese ha accettato mercoledì di riesumare il corpo di Arafat dopo le nuove rivelazioni sul suo avvelenamento da elementi di pollonio radioattivo-210 nel 2004. Un istituto svizzero che esaminò i vestiti fornitigli dalla vedova di Arafat, Suha, come parte di un esposto di Al Jazeera, ha affermato di aver trovato “sorprendente” l’alto livello di pollonio-210, sebbene i sintomi descritti nei referti medici del presidente non fossero coerenti con l’agente radioattivo.

Arafat fu confinato nella Muqata da Israele per tre anni, dopo lo scoppio della seconda intifada. Egli collassò nell’ottobre del 2004, e medici stranieri accorsero al suo capezzale dalla Tunisia, Egitto e Giordania tra pubbliche rassicurazioni da parte dei collaboratori di Arafat sul fatto che nelle ultime due settimane egli stesse soffrendo soltanto di influenza. Tuttavia, visibilmente debole e magro, fu trasportato in un ospedale militare in Francia, dove entrò in coma e morì l’11 novembre 2004.

Medici francesi che curarono Arafat nei suoi ultimi giorni di vita dissero che non potevano stabilire le cause della morte. Ufficiali francesi, citando leggi sulla privacy, si rifiutarono di dare dettagli sulla natura della sua malattia.

La radio dell’Esercito israeliano mercoledì ha affermato che introdurre il pollonio nel cibo è l’unico modo di uccidere qualcuno con del veleno, e ha chiesto a Avi Dichter, che a quel tempo dirigeva l’agenzia di spionaggio israeliana, se fosse stato possibile con Arafat.

“Mi state chiedendo come suo cuoco?”, ha risposto, ridendo. E ha continuato: “No, noi eravamo concentrati su cose più serie. Il cibo di Arafat non ci interessava. Penso che interessasse quelli intorno a lui, davvero, per tenergli su la salute, poiché era risaputo che non stesse bene. Ma lo Shin Bet, o lo Stato di Israele, non erano coinvolti nell’alimentazione di Yasser Arafat”.